IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf

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31.05.2013 Views

spesso una seconda natura, la strinse tra le braccia. In quel momento la porta si aprì e un ragazzo coi capelli bruni arruffati entrò nella stanza. Era tarchiato, coi piedi e le mani grandi, e un po' goffo nei movimenti; non era di razza fine come la sorella. Era difficile indovinare la stretta parentela che esisteva tra loro. La signora Vane lo fissò e intensificò il sorriso; mentalmente innalzava suo figlio alla dignità di pubblico e si sentiva sicura che il suo "tableau" era interessante. - Potresti conservare per me qualcuno dei tuoi baci, Sybil, mi pare - disse il ragazzo con un brontolìo bonario. - Ah, ma a te non piacciono i baci, James - esclamò lei. - Sei un brutto orsaccio. - E corse attraverso la stanza e l'abbracciò. James Vane guardò teneramente in volto la sorella. - Vieni fuori a fare una passeggiata con me, Sybil. Non credo che rivedrò mai questa orribile Londra, e di certo non desidero rivederla. - Figlio mio, non dire di queste cose tremende - mormorò la signora Vane, prendendo in mano con un sospiro uno sgargiante costume teatrale e cominciando a rammendarlo. Sentiva una certa delusione perché lui non si era unito al gruppo, cosa che avrebbe accresciuto il carattere teatralmente pittoresco della situazione. - Perché no, mamma? Io penso così. - Tu mi addolori, figliuolo. Ho fiducia che tornerai dall'Australia in buone condizioni finanziarie. Credo che nelle Colonie non esiste nessun tipo di società, di quella che merita di essere chiamata società, e perciò quando avrai fatto fortuna dovrai tornare a prendere il tuo posto a Londra. - Società! - borbottò il ragazzo. - Non voglio sapere niente di tutto questo. Mi piacerebbe fare un po' di soldi per poter portar via dal palcoscenico te e Sybil. Lo detesto! - Oh, James - disse Sybil ridendo, - come sei poco gentile! Ma vuoi veramente uscire a passeggio con me? Che bella cosa! Avevo paura che tu andassi a dire addio a qualcuno dei tuoi amici, a Tom Hardy che ti ha dato quella orribile pipa oppure a Ned Langton che ride di te perché la fumi. Sei molto caro a concedermi il tuo ultimo pomeriggio. Dove andiamo? Andiamo nel Parco. - Sono troppo mal vestito - rispose lui, accigliato. - Soltanto la gente elegante va nel Parco. - Che sciocchezze, James! - sussurrò lei, accarezzandogli la manica della giacca. Egli esitò un attimo. - Benissimo - disse finalmente, - ma non metterci troppo tempo a vestirti. - Sybil uscì dalla porta come se ballasse; la si poteva sentire cantare mentre saliva le scale correndo. Sopra le loro teste si sentì il ticchettìo dei suoi piedini sul pavimento. Egli andò su e giù per la stanza un paio di volte, poi, rivolto alla figura immobile sulla sedia, disse: - Mamma, sono pronte le mie cose? - Tutto pronto, James - rispose lei, tenendo gli occhi fissi sul lavoro. Da qualche mese ormai quando si trovava da sola con questo suo figlio rude e serio si sentiva a disagio. Quando i loro sguardi si incontravano, la sua segreta natura superficiale ne era turbata. Poiché egli non diceva altro, il silenzio diventò intollerabile per lei e cominciò a lamentarsi. Le donne si difendono attaccando, così come attaccano per mezzo di una resa improvvisa e strana. Disse: - Spero che sarai contento della tua vita marinara, James. Devi ricordarti che te la sei scelta da te. Avresti potuto entrare nello studio di un procuratore; i legali formano una classe molto rispettabile e in campagna vanno spesso a pranzo dalle migliori famiglie. - Detesto gli uffici e detesto gli impiegati - replicò lui. - Ma hai perfettamente ragione; la mia vita me la sono scelta da me. Ti dico solo una cosa: sorveglia Sybil. Non permettere che le accada niente di male. Mamma, devi vegliare su di lei. - James, questi sono discorsi strani. Naturalmente veglio su Sybil. - Sento dire che un giovane signore viene a teatro tutte le sere e che va dietro le quinte a parlare con lei. E' vero? e tu che ne pensi? - James, tu parli di cose che non capisci. Nella nostra professione siamo abituate a ricevere molte delicate attenzioni. Io stessa ricevevo parecchi mazzi di fiori alla volta, ai tempi in cui l'arte drammatica era veramente apprezzata. Quanto a Sybil, non so finora se il suo affetto sia serio o no; ma non c'è dubbio che il 34

giovine di cui parli è un perfetto gentiluomo. Con me è sempre cortesissimo; e poi ha tutta l'aria di un uomo ricco e i fiori che manda sono magnifici. - Però non sai nemmeno come si chiama - disse il ragazzo con asprezza. - No - rispose la madre, con un'espressione di tranquillità sul viso. - Finora non ha rivelato il suo vero nome. Penso che è davvero romantico da parte sua. Probabilmente appartiene all'aristocrazia. James Vane si morse le labbra. - Fa' attenzione a Sybil, mamma esclamò; - veglia su di lei. - Figlio mio, non farmi disperare. Sybil sta sempre sotto la mia custodia speciale. Naturalmente, se quel signore è ricco, non c'è ragione perché lei non possa sposarlo. Sono sicura che è uno dell'aristocrazia; devo dire che ne ha tutto l'aspetto. Per Sybil potrebbe essere un matrimonio brillantissimo. Loro due farebbero una coppia deliziosa; lui è di una bellezza veramente straordinaria: tutti quanti ne sono colpiti. Il ragazzo borbottò qualcosa tra sé e sé, tamburellando sul vetro della finestra con le sue rozze dita. Era sul punto di girarsi per parlare quando la porta si aprì e Sybil entrò correndo. - Come siete seri tutti e due! - gridò. - Che è successo? - Niente - rispose il fratello. - Bisogna pure essere seri qualche volta. Addio, mamma; vorrei pranzare alle cinque. Tutto è imballato, meno le mie camicie, e così non hai bisogno di occuparti di niente. Il tono che aveva preso con lei l'aveva grandemente urtata e nel suo aspetto c'era qualcosa che le dava un senso di paura. - Dammi un bacio, mamma - disse la fanciulla. Le sue labbra simili a un fiore sfiorarono la guancia avvizzita riscaldandone il gelo. - Figlia mia, figlia mia! - gridò la signora Vane, alzando gli occhi al soffitto, in cerca di un loggione immaginario. - Andiamo, Sybil - disse suo fratello, impaziente, perché odiava le smancerie materne. Uscirono nella luce del sole, che pareva tremolare al vento, avviandosi giù per la malinconica Euston Road. I passanti guardarono meravigliati quel giovane imbronciato, pesante, vestito di abiti ordinari e mal tagliati, che accompagnava una ragazza così graziosa, dall'aspetto così fine. Sembrava un rozzo giardiniere che portasse a passeggio una rosa. Di quando in quando James si accigliava quando sorprendeva le occhiate curiose di qualche estraneo. Sentiva quel disagio nell'essere guardato che è proprio dei geni negli ultimi anni della loro vita, ma dal quale la gente ordinaria non si libera mai. Sybil dal canto suo non si rendeva minimamente conto dell'effetto che produceva. L'amore tremava sulle sue labbra sotto forma di riso. Pensava al Principe Azzurro; e, per poter pensare a lui anche di più, non ne parlava, ma chiacchierava della nave sulla quale James stava per imbarcarsi, dell'oro che avrebbe certamente trovato, della bellissima ereditiera alla quale avrebbe salvato la vita dalle mani dei malvagi briganti dalle camicie rosse; dato che lui non era destinato a restare marinaio, o commissario, o quella qualsiasi cosa che stava per diventare, oh, no! La vita del marinaio era terribile. Pensare di essere rinchiuso in un orrendo bastimento, con le onde rauche, incurvate come gobbe immense, che lottavano per soverchiarlo, il vento nero che abbatteva gli alberi e stracciava le vele riducendole a lunghi nastri sibilanti! Avrebbe lasciato il bastimento a Melbourne, dicendo cortesemente addio al capitano, e sarebbe andato alle miniere d'oro. Entro una settimana avrebbe trovato una grossa pepita d'oro puro, la più grossa che mai fosse stata scoperta, e l'avrebbe portata giù alla costa, in un carro scortato da sei poliziotti a cavallo. I briganti l'avrebbero attaccato tre volte, ma sarebbero stati messi in fuga con un'immensa carneficina. Oppure no: non sarebbe andato per niente nelle miniere d'oro. Sono luoghi orrendi, dove gli uomini si ubriacano, si sparano l'un l'altro nei bar e usano un linguaggio sconcio. Sarebbe diventato un bravo allevatore di pecore; e una sera, cavalcando verso casa, avrebbe visto la bella ereditiera rapita da un bandito su un cavallo nero, gli avrebbe dato la caccia e l'avrebbe liberata. Lei, naturalmente, si sarebbe innamorata di lui e lui di lei, si sarebbero sposati, sarebbero tornati in patria e avrebbero vissuto a Londra in una casa immensa. Sì, il destino aveva in serbo per lui delle 35

giovine di cui parli è un perfetto gentiluomo. Con me è sempre cortesissimo; e poi ha tutta l'aria di<br />

un uomo ricco e i fiori che manda sono magnifici.<br />

- Però non sai nemmeno come si chiama - disse il ragazzo con asprezza.<br />

- No - rispose la madre, con un'espressione di tranquillità sul viso. - Finora non ha rivelato il suo<br />

vero nome. Penso che è davvero romantico da parte sua. Probabilmente appartiene<br />

all'aristocrazia.<br />

James Vane si morse le labbra. - Fa' attenzione a Sybil, mamma esclamò; - veglia su di lei.<br />

- Figlio mio, non farmi disperare. Sybil sta sempre sotto la mia custodia speciale. Naturalmente, se<br />

quel signore è ricco, non c'è ragione perché lei non possa sposarlo. Sono sicura che è uno<br />

dell'aristocrazia; devo dire che ne ha tutto l'aspetto. Per Sybil potrebbe essere un matrimonio<br />

brillantissimo. Loro due farebbero una coppia deliziosa; lui è di una bellezza veramente<br />

straordinaria: tutti quanti ne sono colpiti.<br />

Il ragazzo borbottò qualcosa tra sé e sé, tamburellando sul vetro della finestra con le sue rozze<br />

dita. Era sul punto di girarsi per parlare quando la porta si aprì e Sybil entrò correndo.<br />

- Come siete seri tutti e due! - gridò. - Che è successo?<br />

- Niente - rispose il fratello. - Bisogna pure essere seri qualche volta. Addio, mamma; vorrei<br />

pranzare alle cinque. Tutto è imballato, meno le mie camicie, e così non hai bisogno di occuparti di<br />

niente.<br />

Il tono che aveva preso con lei l'aveva grandemente urtata e nel suo aspetto c'era qualcosa che le<br />

dava un senso di paura.<br />

- Dammi un bacio, mamma - disse la fanciulla. Le sue labbra simili a un fiore sfiorarono la guancia<br />

avvizzita riscaldandone il gelo.<br />

- Figlia mia, figlia mia! - gridò la signora Vane, alzando gli occhi al soffitto, in cerca di un loggione<br />

immaginario.<br />

- Andiamo, Sybil - disse suo fratello, impaziente, perché odiava le smancerie materne.<br />

Uscirono nella luce del sole, che pareva tremolare al vento, avviandosi giù per la malinconica<br />

Euston Road. I passanti guardarono meravigliati quel giovane imbronciato, pesante, vestito di abiti<br />

ordinari e mal tagliati, che accompagnava una ragazza così graziosa, dall'aspetto così fine.<br />

Sembrava un rozzo giardiniere che portasse a passeggio una rosa.<br />

Di quando in quando James si accigliava quando sorprendeva le occhiate curiose di qualche<br />

estraneo. Sentiva quel disagio nell'essere guardato che è proprio dei geni negli ultimi anni della<br />

loro vita, ma dal quale la gente ordinaria non si libera mai. Sybil dal canto suo non si rendeva<br />

minimamente conto dell'effetto che produceva. L'amore tremava sulle sue labbra sotto forma di<br />

riso. Pensava al Principe Azzurro; e, per poter pensare a lui anche di più, non ne parlava, ma<br />

chiacchierava della nave sulla quale James stava per imbarcarsi, dell'oro che avrebbe certamente<br />

trovato, della bellissima ereditiera alla quale avrebbe salvato la vita dalle mani dei malvagi briganti<br />

dalle camicie rosse; dato che lui non era destinato a restare marinaio, o commissario, o quella<br />

qualsiasi cosa che stava per diventare, oh, no! La vita del marinaio era terribile. Pensare di essere<br />

rinchiuso in un orrendo bastimento, con le onde rauche, incurvate come gobbe immense, che<br />

lottavano per soverchiarlo, il vento nero che abbatteva gli alberi e stracciava le vele riducendole a<br />

lunghi nastri sibilanti! Avrebbe lasciato il bastimento a Melbourne, dicendo cortesemente addio al<br />

capitano, e sarebbe andato alle miniere d'oro. Entro una settimana avrebbe trovato una grossa<br />

pepita d'oro puro, la più grossa che mai fosse stata scoperta, e l'avrebbe portata giù alla costa, in<br />

un carro scortato da sei poliziotti a cavallo. I briganti l'avrebbero attaccato tre volte, ma sarebbero<br />

stati messi in fuga con un'immensa carneficina.<br />

Oppure no: non sarebbe andato per niente nelle miniere d'oro. Sono luoghi orrendi, dove gli uomini<br />

si ubriacano, si sparano l'un l'altro nei bar e usano un linguaggio sconcio. Sarebbe diventato un<br />

bravo allevatore di pecore; e una sera, cavalcando verso casa, avrebbe visto la bella ereditiera<br />

rapita da un bandito su un cavallo nero, gli avrebbe dato la caccia e l'avrebbe liberata.<br />

Lei, naturalmente, si sarebbe innamorata di lui e lui di lei, si sarebbero sposati, sarebbero tornati in<br />

patria e avrebbero vissuto a Londra in una casa immensa. Sì, il destino aveva in serbo per lui delle<br />

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