IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf
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aspettare il primo atto. C'era una tremenda orchestra, diretta da un giovane ebreo seduto a un pianoforte scortecciato, che riuscì quasi a farmi andare via; ma finalmente si alzò il sipario e la rappresentazione cominciò. Romeo era un signore anziano e grasso, con le ciglia arricciate, una rauca voce tragica e una figura come un barilotto di birra. Mercuzio era quasi altrettanto tremendo. La parte era affidata al brillante, che ci aveva introdotto dei lazzi di sua invenzione ed era in rapporti amichevolissimi con la platea. L'uno e l'altro erano grotteschi quanto lo scenario, e questo sembrava uscito da un baraccone di campagna. Ma Giulietta! Harry, immagina una fanciulla appena diciassettenne, con un visino di fiore, una piccola testolina greca con delle ciocche intrecciate di capelli castani scuri, occhi che erano pozzi violacei di passione, labbra come petali di rose: la cosa più adorabile che avessi mai visto in vita mia. Mi dicesti una volta che il "pathos" ti lascia freddo, ma che la bellezza, la sola bellezza può farti venire le lacrime agli occhi. Ti dico, Harry, che riuscivo a mala pena a veder quella ragazza, tante erano le lacrime che mi annebbiavano la vista. E la voce! non avevo mai sentito una voce come quella. All'inizio era molto sommessa, con certe note profonde, vellutate, che sembravano penetrare nell'orecchio ad una ad una; poi diventò un po' più alta e suonava come un flauto o un oboe lontano. Nella scena del giardino c'era in tutta quella voce l'estasi tremebonda che si sente poco prima dell'alba quando cantano gli usignoli; in altri momenti aveva la passione selvaggia delle violette. Tu sai come possa commuovere una voce. La tua e quella di Sybil Vane sono due cose che non mi usciranno mai di mente. Se chiudo gli occhi le sento, e ognuna di esse dice una cosa diversa, e io non so quale seguire. Perché non dovrei amarla? L'amo, Harry; lei è tutto nella vita per me. Una sera dopo l'altra vado a vederla recitare. Una sera è Rosalinda, la sera dopo Imogene. L'ho vista morire nell'oscurità di una tomba italiana, succhiando il veleno dalle labbra dell'amante; l'ho vista errare nella foresta di Arden, travestita da ragazzino, in pantaloni e farsetto e berrettino. E' stata pazza, e è venuta alla presenza di un Re colpevole e gli ha dato dei rimorsi da sopportare e delle erbe amare da assaporare. E' stata innocente, e le mani nere della gelosia hanno strozzato quel collo simile a una canna. L'ho vista in tutte le età e in tutti i costumi. Le donne ordinarie non eccitano l'immaginazione; sono limitate al loro secolo, non c'è splendore che sia capace di trasfigurarle. Si conosce la loro mente come si conoscono i loro cappelli: si riesce sempre a trovarle; non c'è mistero in nessuna di essa. La mattina montano a cavallo al Parco e il pomeriggio chiacchierano ai tè. Hanno il loro sorriso stereotipato e le loro maniere alla moda. Sono perfettamente trasparenti. Ma un'attrice! com'è diversa, un'attrice! Harry, perché non mi hai detto che un'attrice è la sola cosa che valga la pena di amare? - Perché ne ho amate tante, Dorian. - Oh, sì: delle creature orrende coi capelli tinti e le facce imbellettate. - Non disprezzare i capelli tinti e le facce imbellettate; a volte hanno un fascino straordinario - disse Lord Henry. - Ora mi dispiace di averti parlato di Sybil Vane. - Non potevi fare a meno di parlarmene, Dorian. Per tutta la vita mi racconterai quello che fai. - Credo proprio che sia così, Harry. Non posso fare a meno di raccontarti le cose. Hai una strana influenza su di me. Se un giorno commettessi un delitto verrei da te a confessarlo; tu mi capiresti. - Le persone come te, Dorian, ostinati raggi di sole della vita, non commettono delitti. Ma ti ringrazio lo stesso del complimento. E ora dimmi - passami i fiammiferi per favore, grazie - quali sono di fatto i tuoi rapporti con Sybil Vane? Dorian Gray balzò in piedi, colle guance rosse e gli occhi fiammeggianti. - Harry! Sybil Vane è sacra. - Dorian, le cose sacre sono le sole che valga la pena di toccare - disse Lord Henry, con una strana nota patetica nella voce. - Ma perché andare in collera? Penso che un giorno o l'altro sarà tua. 28
Quando siamo innamorati si comincia sempre con l'ingannare noi stessi e si finisce sempre con l'ingannare gli altri; e questo è quello che il mondo chiama un romanzo. Almeno immagino che la conoscerai? - Naturalmente la conosco. La prima sera che ero in teatro, quell'orribile vecchio ebreo venne nel palco dopo lo spettacolo e mi offrì di portarmi dietro le quinte e di presentarmi a lei. Io andai su tutte le furie e gli dissi che Giulietta era morta da secoli e che il suo corpo giaceva in un sepolcro di marmo a Verona. Penso, dalla sua aria smarrita e stupefatta, che abbia avuto l'impressione che avessi bevuto troppo champagne, o qualcosa del genere. - Non mi sorprende. - Poi mi chiese se scrivevo su qualche giornale. Gli risposi che nemmeno li leggevo. Sembrò deluso e mi confidò che tutti i critici drammatici erano in combutta contro di lui e che ognuno di loro era disposto a lasciarsi comperare. - Non mi meraviglierebbe che su questo punto avesse ragione. D'altronde, a giudicare dall'aspetto, la maggior parte di loro non deve costare affatto cara. - Comunque, lui aveva l'aria di pensare che la cosa fosse al di sopra delle sue possibilità - rispose Dorian ridendo. - Nel frattempo però in teatro stavano spegnendo le luci e io dovetti andarmene. Voleva che provassi certi sigari che raccomandava caldamente, ma rifiutai. La sera dopo, naturalmente, ritornai. Appena mi vide mi fece un profondo inchino e mi assicurò che ero un munifico patrono delle arti. Era un essere particolarmente odioso, benché avesse una passione straordinaria per Shakespeare. Una volta mi disse, con l'aria di esserne fiero, che i suoi cinque fallimenti erano dovuti unicamente al Bardo, come si ostinava a chiamarlo. Sembrava che la considerasse una distinzione. - Era una distinzione, mio caro Dorian, una grande distinzione. La maggioranza fallisce in conseguenza di investimenti eccessivi nella prosa della vita. Essersi rovinato per la poesia è un onore. Ma quando parlasti per la prima volta con la signorina Sybil Vane? - La terza sera. Aveva fatto Rosalinda. Non potei fare a meno di andare sul palcoscenico. Le avevo gettato dei fiori e lei mi aveva guardato, o almeno così m'immaginai. Il vecchio ebreo insisteva; sembrava deciso a portarmi dietro le quinte, e così acconsentii. E' curioso che non desiderassi conoscerla, non ti pare? - No, non mi pare. - Come, Harry? Perché? - Te lo dirò un'altra volta; ora voglio che tu mi parli della ragazza. - Sybil? Oh, era così timida, così gentile! C'è in lei qualcosa di una bambina. I suoi occhi si spalancarono con uno stupore delizioso quando le dissi quello che pensavo delle sue interpretazioni. Sembrava che non avesse la minima coscienza delle sue doti. Entrambi dovevamo essere piuttosto nervosi. Sulla soglia del ridotto polveroso, il vecchio ebreo stava ghignando e facendo discorsi elaborati sul nostro conto, mentre noi ci guardavamo l'un l'altro come due bambini. Insisteva a chiamarmi my Lord, tanto che fui costretto ad assicurare a Sybil che non ero niente di simile. Mi rispose con la massima semplicità: "Avete piuttosto l'aspetto di un principe. Vi chiamerò Principe Azzurro". - Parola d'onore, Dorian, la signorina Sybil sa fare i complimenti. - Tu non la capisci, Harry. Mi considerava soltanto un personaggio del dramma. Non sa niente della vita. Abita con la madre, una donna stanca e avvizzita, che la prima sera faceva Madonna Capuleti in una specie di vestaglia di colore rosso cupo e che ha l'aria di aver conosciuto tempi migliori. - Conosco quell'espressione e la trovo deprimente - mormorò Lord Henry, esaminando i suoi anelli. - L'ebreo mi voleva raccontare la sua storia, ma gli dissi che non mi interessava. 29
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Quando siamo innamorati si comincia sempre con l'ingannare noi stessi e si finisce sempre con<br />
l'ingannare gli altri; e questo è quello che il mondo chiama un romanzo. Almeno immagino che la<br />
conoscerai?<br />
- Naturalmente la conosco. La prima sera che ero in teatro, quell'orribile vecchio ebreo venne nel<br />
palco dopo lo spettacolo e mi offrì di portarmi dietro le quinte e di presentarmi a lei. Io andai su<br />
tutte le furie e gli dissi che Giulietta era morta da secoli e che il suo corpo giaceva in un sepolcro di<br />
marmo a Verona. Penso, dalla sua aria smarrita e stupefatta, che abbia avuto l'impressione che<br />
avessi bevuto troppo champagne, o qualcosa del genere.<br />
- Non mi sorprende.<br />
- Poi mi chiese se scrivevo su qualche giornale. Gli risposi che nemmeno li leggevo. Sembrò<br />
deluso e mi confidò che tutti i critici drammatici erano in combutta contro di lui e che ognuno di<br />
loro<br />
era disposto a lasciarsi comperare.<br />
- Non mi meraviglierebbe che su questo punto avesse ragione.<br />
D'altronde, a giudicare dall'aspetto, la maggior parte di loro non deve costare affatto cara.<br />
- Comunque, lui aveva l'aria di pensare che la cosa fosse al di sopra delle sue possibilità - rispose<br />
Dorian ridendo. - Nel frattempo però in teatro stavano spegnendo le luci e io dovetti andarmene.<br />
Voleva che provassi certi sigari che raccomandava caldamente, ma rifiutai. La sera dopo,<br />
naturalmente, ritornai.<br />
Appena mi vide mi fece un profondo inchino e mi assicurò che ero un munifico patrono delle arti.<br />
Era un essere particolarmente odioso, benché avesse una passione straordinaria per<br />
Shakespeare.<br />
Una volta mi disse, con l'aria di esserne fiero, che i suoi cinque fallimenti erano dovuti unicamente<br />
al Bardo, come si ostinava a chiamarlo. Sembrava che la considerasse una distinzione.<br />
- Era una distinzione, mio caro Dorian, una grande distinzione. La maggioranza fallisce in<br />
conseguenza di investimenti eccessivi nella prosa della vita. Essersi rovinato per la poesia è un<br />
onore.<br />
Ma quando parlasti per la prima volta con la signorina Sybil Vane?<br />
- La terza sera. Aveva fatto Rosalinda. Non potei fare a meno di andare sul palcoscenico. Le avevo<br />
gettato dei fiori e lei mi aveva guardato, o almeno così m'immaginai. Il vecchio ebreo insisteva;<br />
sembrava deciso a portarmi dietro le quinte, e così acconsentii.<br />
E' curioso che non desiderassi conoscerla, non ti pare?<br />
- No, non mi pare.<br />
- Come, Harry? Perché?<br />
- Te lo dirò un'altra volta; ora voglio che tu mi parli della ragazza.<br />
- Sybil? Oh, era così timida, così gentile! C'è in lei qualcosa di una bambina. I suoi occhi si<br />
spalancarono con uno stupore delizioso quando le dissi quello che pensavo delle sue<br />
interpretazioni. Sembrava che non avesse la minima coscienza delle sue doti. Entrambi dovevamo<br />
essere piuttosto nervosi. Sulla soglia del ridotto polveroso, il vecchio ebreo stava ghignando e<br />
facendo discorsi elaborati sul nostro conto, mentre noi ci guardavamo l'un l'altro come due<br />
bambini. Insisteva a chiamarmi my Lord, tanto che fui costretto ad assicurare a Sybil che non ero<br />
niente di simile.<br />
Mi rispose con la massima semplicità: "Avete piuttosto l'aspetto di un principe. Vi chiamerò<br />
Principe Azzurro".<br />
- Parola d'onore, Dorian, la signorina Sybil sa fare i complimenti.<br />
- Tu non la capisci, Harry. Mi considerava soltanto un personaggio del dramma. Non sa niente<br />
della vita. Abita con la madre, una donna stanca e avvizzita, che la prima sera faceva Madonna<br />
Capuleti in una specie di vestaglia di colore rosso cupo e che ha l'aria di aver conosciuto tempi<br />
migliori.<br />
- Conosco quell'espressione e la trovo deprimente - mormorò Lord Henry, esaminando i suoi anelli.<br />
- L'ebreo mi voleva raccontare la sua storia, ma gli dissi che non mi interessava.<br />
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