IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf

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31.05.2013 Views

- Molto cattive davvero. Per dire la verità, vi considero estremamente pericoloso; e se dovesse accadere qualcosa alla nostra buona duchessa noi tutti vi riterremo il principale responsabile. Però mi piacerebbe parlare della vita con voi. La generazione alla quale appartengo era noiosa. Un giorno o l'altro, quando ne avete abbastanza di Londra, venite fino a Treadley a espormi la vostra filosofia del piacere, assaggiando un certo mirabile Borgogna che ho la fortuna di possedere. - Ne sarò felice. Una visita a Treadley si può considerare un gran privilegio. C'è un padrone di casa perfetto e una biblioteca non meno perfetta. - Voi la completerete - rispose il vecchio signore con un cortese inchino. - E ora devo dire addio alla vostra ottima zia. Mi aspettano all'Athenaeum. Questa è l'ora nella quale là ci addormentiamo. - Tutti, signor Erskine? - Quaranta di noi, quaranta poltrone. Ci esercitiamo per formare un'accademia letteraria inglese. Lord Henry si alzò ridendo e disse: - Vado nel Parco. Mentre stava per varcare la soglia, Dorian Gray lo toccò sul braccio. - Lasciate che venga con voi - mormorò. - Credevo che aveste promesso a Basil Hallward di andare a trovarlo - rispose Lord Henry. - Preferirei venire con voi; sì, sento che devo venire con voi. Permettetemi di venire. Mi promettete di parlare tutto il tempo? Non c'è nessuno che parli così meravigliosamente come voi. - Ah, ma per oggi ho parlato più che abbastanza - disse Lord Henry sorridendo. - Tutto quello che desidero adesso è di guardare la vita. Potete venire a guardarla con me, se vi fa piacere. 24

Capitolo quarto Un pomeriggio, un mese dopo, Dorian Gray era adagiato in una lussuosa poltrona, nella piccola biblioteca della casa di Lord Henry a Mayfair. Era una stanza simpaticissima nel suo genere, col suo rivestimento di alti pannelli di quercia dai riflessi olivastri, i suoi bordi color crema, il soffitto di stucco e il tappeto di feltro color mattone disseminato di serici tappetini persiani dalle lunghe frange. Su un tavolinetto di legno indiano stava una statuetta di Clodion e accanto a questa un esemplare delle "Cent Nouvelles", rilegato da Clovis Eve per Margherita di Valois e disseminato delle margherite d'oro che quella Regina aveva adottato come impresa. Qualche grande vaso di porcellana turchina con alcuni tulipani stava sul caminetto e attraverso i piccoli vetri piombati della finestra arrivava all'interno la luce color albicocca di una giornata estiva londinese. Lord Henry non era ancora rientrato. Era sempre in ritardo, per principio, essendo una delle sue teorie che la puntualità è la ladra del tempo. Perciò il ragazzo aveva un'aria piuttosto imbronciata, mentre sfogliava con dita distratte le pagine di un'edizione riccamente illustrata di "Manon Lescaut" che aveva trovato in uno degli scaffali. Il tic-tac monotono dell'orologio stile Luigi Quattordicesimo lo infastidiva. Due o tre volte gli venne l'idea di andarsene. Finalmente sentì un passo fuori della stanza e la porta si aprì. - Come sei in ritardo, Harry! - mormorò. - Mi dispiace, signor Gray, ma non è Harry - gli rispose una voce acuta. Egli si guardò intorno rapidamente e balzò in piedi. - Vi chiedo scusa. Credevo... - Avete creduto che fosse mio marito e invece è soltanto sua moglie. Bisogna che mi presenti da me. Vi conosco benissimo dalle vostre fotografie. Mi pare che mio marito ne abbia diciassette. - Proprio diciassette, Lady Henry? - Diciamo diciotto, allora. Vi ho anche visto con lui all'Opera l'altra sera. - Rideva nervosamente nel parlare e lo guardava con i suoi occhi vaghi, del colore dei non ti scordar di me. Era una donna strana; i suoi vestiti avevano sempre l'aria di essere stati disegnati in un momento di rabbia e indossati in un momento di burrasca. Era sempre innamorata di qualcuno e poiché la sua passione non era mai ricambiata aveva conservato tutte le sue illusioni. Provava ad avere un aspetto pittoresco, ma riusciva solo a essere sciatta. Si chiamava Victoria ed aveva una vera e propria manìa di frequentare la chiesa. - Era al "Lohengrin", Lady Henry, mi sembra. - Sì, a quel caro "Lohengrin". Io preferisco la musica di Wagner a quella di chiunque altro; è tanto rumorosa che si può parlare tutto il tempo senza che gli altri sentano quello che si dice. E' un gran vantaggio, non vi sembra signor Gray? Dalle sue labbra sottili uscì la stessa risata nervosa, a scatti, e le sue dita cominciarono a giocare con un lungo tagliacarte di tartaruga. Dorian sorrise e scosse la testa. - Mi dispiace, Lady Henry, ma non sono di questo parere. Durante la musica non parlo mai, almeno durante una buona musica. Se la musica è cattiva, si ha il dovere di annegarla nella conversazione. - Ah, questa è una delle idee di mio marito, non è vero, signor Gray? Io imparo sempre le idee di mio marito attraverso i suoi amici: è l'unico modo nel quale arrivo a conoscerle. Ma non dovete credere che non mi piaccia la buona musica; l'adoro, ma mi fa paura; mi rende troppo romantica. Ho avuto una vera adorazione per i pianisti, due nello stesso momento, a volte, dice Harry. Non so che cosa ci sia in loro; forse è perché sono stranieri. Sono tutti stranieri, non è vero? Anche quelli nati in Inghilterra dopo un certo tempo diventano stranieri, non è vero? E' proprio un'abilità che hanno e è un complimento per l'arte, la rende davvero cosmopolita, non vi sembra? Non siete venuto mai a uno dei miei ricevimenti, vero, signor Gray? Dovete venire. Non mi posso permettere le orchidee, ma quanto agli stranieri non bado a spese. Rendono così pittoresco un salotto. Ma ecco qui Harry! Harry, ti cercavo per chiederti una cosa, non so più che cosa, e ho trovato qui il signor Gray. Abbiamo fatto una piacevolissima chiacchierata sulla musica. Abbiamo proprio le stesse idee; o piuttosto no, mi pare che le nostre idee siano del tutto diverse. Ma lui è stato piacevolissimo; sono proprio contenta di averlo visto. 25

- Molto cattive davvero. Per dire la verità, vi considero estremamente pericoloso; e se dovesse<br />

accadere qualcosa alla nostra buona duchessa noi tutti vi riterremo il principale responsabile. Però<br />

mi piacerebbe parlare della vita con voi. La generazione alla quale appartengo era noiosa. Un<br />

giorno o l'altro, quando ne avete abbastanza di Londra, venite fino a Treadley a espormi la vostra<br />

filosofia del piacere, assaggiando un certo mirabile Borgogna che ho la fortuna di possedere.<br />

- Ne sarò felice. Una visita a Treadley si può considerare un gran privilegio. C'è un padrone di casa<br />

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- Voi la completerete - rispose il vecchio signore con un cortese inchino. - E ora devo dire addio<br />

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- Tutti, signor Erskine?<br />

- Quaranta di noi, quaranta poltrone. Ci esercitiamo per formare un'accademia letteraria inglese.<br />

Lord Henry si alzò ridendo e disse: - Vado nel Parco.<br />

Mentre stava per varcare la soglia, Dorian Gray lo toccò sul braccio. - Lasciate che venga con voi -<br />

mormorò.<br />

- Credevo che aveste promesso a Basil Hallward di andare a trovarlo - rispose Lord Henry.<br />

- Preferirei venire con voi; sì, sento che devo venire con voi.<br />

Permettetemi di venire. Mi promettete di parlare tutto il tempo?<br />

Non c'è nessuno che parli così meravigliosamente come voi.<br />

- Ah, ma per oggi ho parlato più che abbastanza - disse Lord Henry sorridendo. - Tutto quello che<br />

desidero adesso è di guardare la vita. Potete venire a guardarla con me, se vi fa piacere.<br />

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