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Benvenuti a “Novolandia”, città nella città - Il Reporter

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10 Aprile 2009<br />

dossier<br />

CRISI/1. I sindacati calcolano che ci siano 40mila toscani a rischio licenziamento<br />

Quelli che... il lavoro non lo hanno più<br />

Francesca Puliti<br />

Licenziati, non confermati, cassaintegrati<br />

o in mobilità. Se il futuro<br />

nel mondo del lavoro non è mai<br />

stato così grigio e nebuloso, il presente<br />

non è certo roseo. Lo spettro della crisi<br />

è diventato una realtà anche a Firenze, travolgendo<br />

i lavoratori. A partire dagli atipici,<br />

la bufera si è abbattuta anche su coloro che<br />

pensavano di avere un posto sicuro, a tempo<br />

indeterminato. Se alla fine dell’anno scorso le<br />

aziende toscane in serie difficoltà erano circa<br />

660, all’inizio del 2009 la cifra era già salita<br />

a 791. Paragonando invece il primo bimestre<br />

del 2009 con quello dell’anno scorso si scopre<br />

che le ore di cassa integrazione sono lievitate<br />

da 315 mila circa a oltre 440 mila. E le<br />

previsioni per i prossimi mesi non fanno ben<br />

sperare. Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato l’allarme<br />

all’unisono: secondo le stime dei sindacati<br />

sarebbero 40 mila i toscani a rischio licenziamento<br />

per i quali non si prospetta la possibilità<br />

di accedere alla cassa integrazione. A risentire<br />

maggiormente del crollo economico-finanziario<br />

sono stati finora i settori del tessile, dell’abbigliamento<br />

e delle calzature, già da tempo<br />

insidiati dalla concorrenza straniera. Solo<br />

<strong>nella</strong> provincia fiorentina sono 4.500 i cassaintegrati<br />

provenienti dal mondo della pelletteria<br />

e della moda. Non va meglio al comparto<br />

meccanico. Difficile sostenere che la crisi se<br />

SOLO FONDUES SOLO LA SERA<br />

055 2286006 - Chiuso il Lunedì<br />

la inventano i giornali quando le aziende sotto<br />

casa iniziano a chiudere i battenti. Succede a<br />

Novoli, dove la Pam manda a casa tutti e 20 i<br />

dipendenti, o a Scandicci, dove la Enseco dichiara<br />

fallimento e lascia a piedi 36 persone. <strong>Il</strong><br />

calo del turismo, poi, ha già cominciato a mietere<br />

vittime nel settore dell’accoglienza, come<br />

dimostra il licenziamento di 45 dipendenti di<br />

Excelsior e Grand Hotel. E nel frattempo la<br />

fila davanti agli sportelli dei centri per l’impiego<br />

si allunga. Non più soltanto giovani che<br />

si affacciano al mondo del lavoro o donne desiderose<br />

di reinserirsi dopo la maternità, ma<br />

persone di tutte le età, dal ragazzo al padre di<br />

famiglia. Sempre più spesso si tratta di persone<br />

altamente qualificate, con un’esperienza<br />

consistente alle spalle. E progetti futuri che<br />

scricchiolano sotto il peso di un presente fatto<br />

di incertezze, promesse e risposte date a mezza<br />

bocca. “Bisogna fare di tutto per evitare il<br />

licenziamento – afferma Mauro Fuso, segretario<br />

della Cgil Firenze – fare in modo di tenere<br />

i dipendenti legati all’azienda, attraverso<br />

la cassa integrazione ordinaria e straordinaria,<br />

così che possano più facilmente reinserirsi una<br />

volta passato il momento peggiore della crisi.<br />

Ma non solo, è necessario sostenere il reddito,<br />

anche attraverso sgravi fiscali”. <strong>Il</strong> dialogo con<br />

le istituzioni locali, da questo punto di vista, è<br />

già stato avviato.<br />

ABDULAYE, FACCHINO<br />

“Dopo quasi 20 anni<br />

ricomincio daccapo”<br />

uasi 20 anni di lavoro nello stesso alber-<br />

Qgo, poi un giorno ti ritrovi a ricominciare<br />

tutto daccapo. Questa la storia di Abdulaye, in<br />

Italia dal 1981, impiegato all’Hotel Ambasciatori<br />

come facchino dall’88. “I problemi sono<br />

cominciati quando, per tagliare sui costi, è<br />

stato deciso di terziarizzare tutto il personale<br />

dandolo in gestione a una cooperativa – racconta<br />

– Un passaggio che non mi sono sentito<br />

di accettare, perché non mi offriva le stesse<br />

garanzie del mio vecchio contratto. Così ho<br />

perso il posto”. Considerato il calo del turismo,<br />

la ricerca di un altro impiego nel settore<br />

si presenta tutt’altro che facile. Dallo scorso<br />

dicembre Abdulaye tira avanti con l’assegno di<br />

disoccupazione, ma rimane ottimista. “La crisi<br />

c’è, ma fortunatamente ci avviamo verso l’alta<br />

stagione. Non credo che il contratto a tempo<br />

indeterminato sia un sogno irraggiungibile”.<br />

LUCA, TECNICO<br />

“La paura è di dovermi<br />

trasferire al nord”<br />

agli trasversali al personale, all’interno del-<br />

Tla CommProve, società che da anni opera<br />

<strong>nella</strong> telefonia mobile producendo sistemi<br />

hardware e software. Diciassette le vittime del<br />

ridimensionamento aziendale, spiegano dalla<br />

Cgil, a seguito del calo delle vendite. Tutte<br />

professionalità medio-alte, lavoratori cresciuti<br />

all’interno dell’azienda, per cui si preannuncia<br />

adesso la cassa integrazione straordinaria:<br />

“Con la speranza di riprenderci il nostro posto<br />

di lavoro, una volta superato il periodo più<br />

buio della crisi – auspica Luca, 9 anni di esperienza<br />

maturati in CommProve, praticamente<br />

da quando è stata fondata – Questa è l’unica<br />

società di questo tipo in Toscana. La sola alternativa<br />

che avremmo sarebbe spostarci, lasciare<br />

tutto e cercare un altro impiego nel Nord-Italia.<br />

Scelta non facile per chi, come me, ha qui<br />

gli affetti e una casa appena comprata”.<br />

GIANNI, PROGETTISTA<br />

“Siamo tutti ancora<br />

sospesi in un limbo”<br />

he l’azienda stava per essere messa in<br />

Cliquidazione i dipendenti dell’Enseco,<br />

società di ingegneria meccanica e di servizi<br />

tecnici per le industrie metal-meccaniche,<br />

l’hanno saputo a gennaio, nonostante la decisione<br />

fosse stata presa un mese prima. Fino<br />

all’ultimo hanno sperato che potesse essere<br />

acquisita. Poi la dichiarazione di fallimento<br />

e i libri in tribunale. “Siamo in un limbo, non<br />

ancora licenziati, né messi in mobilità, perciò<br />

non possiamo neanche accedere all’assegno di<br />

disoccupazione – racconta Gianni, 31 anni di<br />

cui 11 anni passati all’Enseco nel settore della<br />

progettazione – Siamo tutti giovani e altamente<br />

specializzati, ma ci vengono offerti soltanto<br />

contratti a progetto o ci viene chiesto di aprire<br />

una partita Iva”. Un passo indietro difficile da<br />

accettare per chi ha il matrimonio alle porte,<br />

tra un mesetto, e un mutuo già sulle spalle.<br />

SERENA, COMMESSA<br />

“29 anni: la mia età<br />

è già un ostacolo”<br />

entinove anni e una collezione di contrat-<br />

Vti a tempo determinato. L’ultimo è scaduto<br />

alla fine di febbraio, per Serena. <strong>Il</strong> nome è<br />

di fantasia, ma la storia è vera e purtroppo rispecchia<br />

quella di molte altre ragazze come lei.<br />

Dopo un anno come commessa in una profumeria<br />

di una grande catena, il trattamento<br />

di fine rapporto. Senza appelli. “Ho sperato<br />

fino all’ultimo di essere riconfermata – racconta<br />

– invece niente da fare. Anche un’altra<br />

collega ha il contratto in scadenza e con tutta<br />

probabilità non sarà richiamata”. E adesso che<br />

si fa? “Si ricomincia facendo il giro delle agenzie<br />

interinali. La richiesta però non è molta e<br />

oltretutto la mia età comincia già ad essere un<br />

ostacolo: non rientrando più <strong>nella</strong> fascia interessata<br />

dall’apprendistato risulto meno appetibile<br />

per i datori di lavoro, nonostante abbia<br />

una discreta esperienza in questo campo”.<br />

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