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14 Racconti brevi scritti dai lettori - Piazzetta

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INSERTO DA STACCARE E CONSERVARE<br />

<strong>14</strong> <strong>Racconti</strong> <strong>brevi</strong> <strong>scritti</strong> <strong>dai</strong> <strong>lettori</strong><br />

editing Nuccia Nunzella - disegni Andrea Bassoli<br />

Se una sera<br />

d’inverno<br />

...<br />

Una stufa racconta<br />

CasaFacile per <strong>Piazzetta</strong><br />

(una stufa racconta)


SE uNA SERA D’INVERNO...<br />

74 CF <strong>Piazzetta</strong> Concorso<br />

Il lieto fine<br />

ConCorso CasaFaCile – <strong>Piazzetta</strong>,<br />

una bellissima storia Fatta di Centinaia di vostre storie. Protagonisti: una stuFa, una rivista<br />

e la vostra eCCezionale ParteCiPazione. giudizio della CritiCa: da leggere assolutamente!<br />

Stufa a pellet P937 con<br />

rivestimento in maiolica.<br />

Stufa a pellet P958D dotata<br />

di telecomando multifunzione.<br />

più di 600<br />

elaborati!<br />

la passione<br />

è accesa!<br />

Sarà stato l’appeal di una stufa <strong>Piazzetta</strong>, sarà stato<br />

l’amore -ricambiato- per CasaFacile, mai un concorso<br />

‘letterario’ aveva visto partecipanti così entusiasti.<br />

Più di 600 <strong>lettori</strong>-autori, da ogni parte d’Italia<br />

e di ogni categoria professionale, status ed età!<br />

Femmine e maschi, casalinghe ‘disperate’ o felici,<br />

architetti col pallino della scrittura, disoccupati fiduciosi,<br />

pensionati nostalgici, commercialisti alle<br />

prese non con numeri ma con parole, giovani, meno<br />

giovani e perfino giovanissimi; nativi digitali, apprendisti<br />

digitali e addirittura qualche ‘amanuense’<br />

per storia personale o affezione alla stilografica...<br />

Uno a uno vi abbiamo visti, leggendovi, mentre ripercorrevate,<br />

forse al calduccio della vostra stufa, i<br />

ricordi più significativi della felicità domestica vissuta,<br />

presente, o solo immaginata. Qualche volta,<br />

persa. Ci siamo commossi. E quando è venuto il<br />

momento di scegliere il vincitore, ci siamo subito<br />

detti che questa nostra comune ‘avventura’ avrebbe<br />

meritato un seguito. Eccolo, adesso, in queste<br />

pagine. Con il rimpianto di dover essere ancora una<br />

volta parziali... E insieme la certezza che mai come<br />

in questo caso è la partecipazione la vera vincitrice.<br />

Un caldissimo grazie a tutti.<br />

Il direttore Giusi<br />

Stufa a pellet P958 C con<br />

rivestimento in maiolica.<br />

Modello Canazei della<br />

collezione Stubotti a Pellet.<br />

STUFE <strong>Piazzetta</strong>:<br />

oltre 200 versioni,<br />

a legna e pellet.<br />

Con Multifuoco System,<br />

l’esclusivo sistema<br />

di ventilazione.<br />

Rivestimenti<br />

in maiolica in 30<br />

varianti colore.<br />

Fuoco e ’900<br />

La vecchia casa non è più la<br />

stessa, sembra rinata. Non vedo<br />

più le pietre, intonacate di bianco,<br />

e la cucina di mattoni, con il<br />

forno dallo sportello nero dove<br />

bruciavamo la legna dei castagni.<br />

Il terremoto sì, lo ricordo bene.<br />

La mia canna fumaria tremava,<br />

poi muri e soffitti si aprivano,<br />

le maioliche del pavimento<br />

danzavano in aria. Il mio angolo<br />

di mondo si sgretolava in un<br />

interminabile secondo: come<br />

quello di tante persone. Ne ho<br />

viste passare, cose e persone!<br />

Cominciava il secolo del<br />

progresso, e io sono arrivata qui<br />

con la mia ghisa lucidata di nero,<br />

le molle d’acciaio, il tubo lucente<br />

a specchio.<br />

Una catasta<br />

di legno dopo<br />

l’altra, ho<br />

visto mantelli<br />

diventare<br />

cappotti,<br />

gonne e capelli<br />

accorciarsi,<br />

bimbi<br />

diventare adulti ed altri crescere,<br />

con giochi diversi, ma gli stessi<br />

occhi sognanti a Natale, e le stesse<br />

finestre nei denti. Ho visto uomini<br />

partire, a volte non tornare, e<br />

donne aspettare e piangere; poi<br />

solo piangere. E d’improvviso<br />

ho visto tutti correre, e sono<br />

cambiate le voci del mondo.<br />

Venivano dentro suoni diversi, non<br />

più di ruote e cavalli, ma scoppi<br />

e rombi; e gli uomini parlavano<br />

più forte, ma senza ascoltarsi.<br />

Sono diventata inutile anch’io, per<br />

scaldare non si usava più la legna,<br />

e la vecchia cucina è rimasta<br />

sola, i fornelli spenti. Potevamo<br />

consolarci fra noi, ma una stufa<br />

e una cucina non sanno le parole<br />

per dirsi di un mondo che cambia.<br />

Chissà se gli uomini conoscono<br />

quelle parole: le persone intorno<br />

a me parevano stupite di vedere<br />

le cose senza sosta, e non<br />

capire. Mi hanno lasciata in un<br />

angolo di questa casa vuota, che<br />

nessuno abitava. E poi fra le<br />

mura rovinate, da cui entravano<br />

pioggia e uccelli a cercar posto<br />

per i nidi. E in un grande garage,<br />

insieme a vecchi mobili salvati<br />

dal disastro: la cassapanca di<br />

ciliegio, dove le donne di famiglia<br />

riponevano stoffe accarezzate<br />

come tesori, ricamate in notti<br />

insonni; lo scrittoio dove un<br />

uomo giovane scriveva lettere<br />

d’amore, e diventato adulto, e<br />

vecchio, penava sui conti della<br />

casa. Ed ora eccomi tornata qui,<br />

senza polvere e ruggine, dipinta<br />

di rosso e con una canna tutta<br />

nera; nel mio sportellino gioca di<br />

nuovo il fuoco, ed è cominciato<br />

un altro secolo. Ma la legna che<br />

brucia, non mi sbaglio, è quella<br />

(una stufa racconta)<br />

degli stessi castagni. Verranno<br />

allora gli stessi bambini, a Natale,<br />

con vestiti diversi, ma con le<br />

stesse finestre fra i denti. E forse<br />

di nuovo le persone andranno<br />

più lente, parleranno più piano,<br />

ma sapranno ascoltarsi, forse<br />

anche meglio di prima.<br />

Vincitrice<br />

Marilia Ansalone<br />

Insegnante


SE uNA SERA D’INVERNO... (una stufa racconta)<br />

UNA GIORNATA<br />

PARTICOLARE<br />

Oggi è l’8 dicembre 2012. Per<br />

tradizione tutte le famiglie<br />

preparano l’albero di Natale. Così<br />

fa anche la mia. Stamattina, alle<br />

6.00, ho visto uscire il papà, che<br />

stava andando a lavorare con la<br />

solita faccia mezza assonnata e<br />

mezza imbronciata. Ultimamente<br />

si lamenta sempre di più, perché<br />

è stanco di lavorare. Spesso si<br />

innervosisce di più la sera, mentre<br />

cena con tutta la famiglia. Dieci<br />

minuti dopo la fine di tutto il suo<br />

discorso, ascoltando il tg5 si sente<br />

Cristina Parodi ripetere ancora una<br />

volta quanto stiano aumentando<br />

i giovani disoccupati e quanto<br />

sia sempre più difficile trovare un<br />

posto di lavoro fisso. A questo<br />

mondo, non capisco più di cosa ci<br />

si possa lamentare e di cosa no.<br />

Comunque, stavo dicendo che alle<br />

6.00 il papà è andato a lavorare.<br />

Di conseguenza, è toccato alla<br />

mamma e al figlio il compito di<br />

preparare l’albero di Natale. Il<br />

figlio si è alzato tardi dal letto, e<br />

dopo aver fatto colazione, si è<br />

subito dato da fare aprendo tutti i<br />

rami dell’albero e sistemando luci,<br />

festoni e addobbi. Il problema è<br />

sorto quando gli è venuta l’idea,<br />

in se stessa anche buona, di<br />

sistemare dei pezzi di cotone qua<br />

e là in salotto per ottenere “l’effetto<br />

neve” che avrebbe reso più calda<br />

l’atmosfera. Mi sono allarmata<br />

quando l’ho visto avvicinarsi a me,<br />

e ho capito che voleva mettermene<br />

un po’ sopra. Così ho prodotto una<br />

fiammata più grande delle altre<br />

in segno di difesa, ed è sembrato<br />

aver recepito il messaggio, dato<br />

che si è subito girato dicendo<br />

“mamma anche sulla stufa no,<br />

è esagerato”. Sono riusciti a<br />

concludere il lavoro la mattina.<br />

Dopo pranzo, alle 15.00, è andata<br />

a lavorare la mamma, e il figlio è<br />

rimasto solo fino all’arrivo del papà<br />

alle 17.00, dato che non è riuscito<br />

a tornare in anticipo. È passata<br />

circa mezz’ora dal suo ritorno, e<br />

adesso si sta riposando sul divano,<br />

finché il figlio è impegnato davanti<br />

alla tv; sta usando un aggeggio<br />

che lui chiama playstation, ma<br />

non ho bene in mente cosa sia.<br />

Adesso che vi ho descritto la<br />

famiglia, vi parlo un po’ di me:<br />

sono una stufa, una stufa a pellet,<br />

che vive in questa calorosa casa<br />

di Gaggio da ormai tre anni e<br />

mezzo, e devo ammettere che<br />

durante tutto questo tempo non<br />

ho avuto modo di annoiarmi<br />

nemmeno un secondo. Non sono<br />

una famiglia numerosa, sono in<br />

tre, ma sono tre elementi che da<br />

soli valgono per nove e tengono<br />

questo appartamento sempre<br />

vivo. Adesso vi lascio perché, a<br />

proposito di Natale, è appena nato<br />

un discorso molto interessante<br />

riguardante i regali che arriveranno<br />

quest’anno, e non ci tengo a<br />

perderlo. Vi terrò informati.<br />

Daniele Bottacin<br />

Studente<br />

A DOMANDA<br />

RISPONDE<br />

ADR (a domanda risponde):<br />

Commissario, io c’ero, ho visto. Tutto<br />

è cominciato in agosto. Tonio riempì<br />

un secchio e aspettò che qualcuno<br />

tornasse. Capitò Mario. Appena in<br />

casa si trovò inondato da venti litri<br />

d’acqua. Rimase lì, senza capire,<br />

ma il fuggi-fuggi dei partecipanti<br />

allo scherzo lo riportò alla realtà.<br />

Lei scuote la testa, scherzo cretino!<br />

Certo, ma deve capire Commissario,<br />

sono studenti, giovani. Torniamo<br />

a noi. Mario, impassibile, tuonò<br />

vendetta: chiunque, padre, madre,<br />

amante, fosse entrato un casa si<br />

sarebbe beccato una secchiata. Però<br />

bisogna spiegare, davanti alla casa<br />

sta il muro di cinta del carcere.<br />

In strada si trova una modesta<br />

porticina. E lei sa, quella porticina è<br />

l’ingresso al parlatorio per le visite.<br />

Naturalmente, davanti, vi staziona<br />

una guardia armata. Eccoci all’oggi.<br />

Il disgraziato giochetto è sempre in<br />

vigore. Dicembre inoltrato, io sono<br />

una stufa coscienziosa e quindi<br />

in piena attività. Siccome ancora<br />

non era uscita la giusta vendetta<br />

nei confronti di Tonio, Mario decise<br />

che era giunta l’ora. Insomma,<br />

secchio in mano, prese la rincorsa<br />

e lanciò. Sta di fatto che Tonio<br />

riuscì a scansare. L’acqua varcò il<br />

perimetro della terrazza. Chiuda gli<br />

occhi Commissario – fotogrammi<br />

al rallentatore – Mario, Tonio e<br />

gli altri trattengono il respiro,<br />

bloccano ogni gesto, addirittura<br />

io stessa sospendo il calore mentre<br />

la massa d’acqua percorre, in un<br />

tempo indefinito, i quattro piani per<br />

piombare esattamente in testa alla<br />

guardia. Di colpo il tempo accelera.<br />

La guardia sfila il mitra, lo punta<br />

in alto, in basso, davanti, dietro,<br />

e, chissà come, preme il grilletto.<br />

Una raffica, una raffica sola,<br />

commissario, e le pallottole sibilano<br />

come nei film. Parenti, amici,<br />

passanti, si gettano a terra. In casa<br />

fuggono, si nascondono, anch’io<br />

sospendo la fiamma. Ecco, questo<br />

è tutto. Insomma Commissario,<br />

quei 20 litri d’acqua non erano<br />

un attentato, né si voleva favorire<br />

una fuga, e non c’era neppure<br />

l’intenzione di irridere le forze<br />

dell’ordine. Come? Vuole sapere<br />

chi abita la casa? Allora vediamo:<br />

Daniela da Savona, commessa;<br />

Mario da Prato, regista; Cristina<br />

da Buenos Aires, turista; Marcello<br />

da Bari, attore; Paola da Prato,<br />

operaia; Renato da Roma, ladro…<br />

ladro, sì ladro, ora le spiego…<br />

Mario Rellini<br />

Pensionato<br />

Storia Vera<br />

Questa che vi racconto<br />

è una storia vera.<br />

Il primo si chiamava<br />

Michele, era figlio di Michelangelo<br />

Capurro, un commerciante genovese<br />

che lasciò la sua terra perché<br />

innamorato di una filatrice bolognese:<br />

in dote portava un ramo d’ulivo e<br />

me, una stufa di cotto toscano.<br />

Michele conobbe Amelia,<br />

sarta ricamatrice.<br />

Insieme videro accendere i lampioni<br />

ad olio delle strade con lunghi bastoni,<br />

ascoltarono il rumore delle carrozze<br />

trainate <strong>dai</strong> cavalli sui ciottoli delle<br />

strade, pedalarono sulle biciclette a<br />

tre ruote, ascoltarono incantati la voce<br />

provenire dalla radio, videro il primo<br />

aereo volare, accesero con un bottone<br />

la prima lampadina elettrica e dissero<br />

“oh!”, guidarono una Balilla, buttarono<br />

via la ghiacciaia per un frigorifero,<br />

comprarono la prima tv ed ebbero<br />

un’unica figlia, Anna. Le diedero in<br />

dote una stufa e un ramo d’ulivo.<br />

Anna, ventenne, sposò Luigi a<br />

Milano; incuranti della guerra<br />

speravano in un futuro migliore.<br />

Luigi portava il dote un tralcio di vite<br />

dell’Oltrepò Pavese ed una zucca<br />

mantovana di sua madre Lodovica.<br />

Ebbero undici figli.<br />

La guerrò finì e il mondo tornò a<br />

vivere; la tecnologia e il benessere<br />

avanzarono. Michele aiutò Anna e<br />

Luigi a costruire una grande casa<br />

in mezzo a campi di granturco e<br />

boschi di robinia, fuori Milano.<br />

Io, la vecchia stufa di cotto toscano,<br />

venni posta in un grande magazzino:<br />

la serra della nonna Amelia utilizzata<br />

anche come veranda per giocare.<br />

nonno Michele mi accendeva al<br />

pomeriggio perché i suoi undici<br />

nipoti, finiti i compiti, potessero<br />

giocare al caldo; da bravo genovese<br />

risparmiava sul riscaldamento e non<br />

solo su quello: andava al mercato,<br />

raccoglieva cassette di legno per<br />

accendermi in fretta ed al primo colpo.<br />

Assieme alla nonna Amelia potavano<br />

le piante da frutto e facevano<br />

fascine coi rami, per me.<br />

Il tempo passava, i giochi dei bambini<br />

finirono e si spense il fuoco.<br />

La storia a volte è come una ruota ed<br />

io tornai in Liguria da dove ero venuta.<br />

Anna e Luigi ereditarono la terra<br />

di Michelangelo, misero a posto la<br />

vecchia casa, il frutteto, la vigna,<br />

l’uliveto e mi portarono con loro.<br />

A volte ventidue nipoti si radunano in<br />

questa sala e la loro energia riscalda<br />

l’atmosfera di questa casa e il mio<br />

calore riscalda loro e gli ricorda da<br />

quali e quante terre proveniamo.<br />

Oggi penso di essere il simbolo di<br />

questa famiglia; testimone delle<br />

migrazioni, delle fatiche, delle<br />

gioie, dei dolori e delle speranze<br />

di queste generazioni.<br />

Mi sento il perno di una ruota<br />

attorno a cui gira la vita di questa<br />

grande e forte umanità in piccolo.<br />

Chiara Bonizzoni<br />

Infermiera<br />

Il


SE uNA SERA D’INVERNO... (una stufa racconta)<br />

Burn after<br />

reading<br />

Il vecchio granaio riapre i<br />

battenti: fervono i preparativi,<br />

respiro adrenalina dal<br />

punto focale del mio spazio,<br />

torreggiante pezzo della<br />

scacchiera sociale di queste<br />

quattro case tra i monti.<br />

Intorno a me si sono strette<br />

madri e zie, sentinelle di<br />

balli d’altri tempi. Irraggiavo<br />

beatitudine nei circoli<br />

matronali favorendo cali di<br />

sorveglianza con strategici<br />

torpori. Lo ammetto, anche<br />

il grammofono aveva la sua<br />

personalità, ma era intorno a<br />

me che si stabiliva la riuscita<br />

di un evento. La sala è quasi<br />

una galleria, contro le pareti<br />

una teoria di sedie riciclate<br />

ed un asse portavivande.<br />

Sussiegosi giovanotti si<br />

inchinavano davanti alla<br />

prescelta e lei, prima di<br />

accettare l’invito, cercava il<br />

muto assenso dello sguardo<br />

parentale. Era l’anticamera<br />

degli amori ed io il suo<br />

cuore pulsante. Sì, io<br />

nella mia fiammante<br />

giovinezza, di terra<br />

rossa e linee sobrie<br />

(detta poi ergonomia),<br />

io, per cui il comitato<br />

organizzatore aveva<br />

fatto incursione nel<br />

bosco demaniale in<br />

cerca di legna stagionata<br />

perché sono di palato<br />

esigente, me ne sto qui a<br />

proiettare ombre: quanto<br />

tempo, quanta cenere! Tra<br />

le volute la vedo: è sottile e<br />

graziosa come un puledro<br />

incerto sulle zampe, di<br />

commovente, buffa bellezza<br />

tra le amiche che ridono<br />

di tutti, liete di bere alla<br />

coppa della vita. Viene da<br />

me a strofinarsi, ma è il volo<br />

nuziale dell’ape ebbra e<br />

subito si stacca con una scia<br />

di violetta che ben si sposa al<br />

mio profumo di pino silvestre.<br />

Lui lascia la pila dei dischi e si<br />

aggira vago tra i bambini che<br />

infestano la pista. Ignorando<br />

il protocollo la cinge e<br />

scivolano via che li si è già<br />

visti in uno Chagall. Complice,<br />

mi metto a far fumo, creo<br />

scompiglio ed eccoli già<br />

sotto le stelle invernali,<br />

emanando calore umano<br />

che le più svariate miscele<br />

arboree non sanno rendere, a<br />

pronunciare formule eterne<br />

tra i baci. Rientrano arrossati,<br />

splendenti di polvere siderale<br />

tra lo sdegno intorno a me,<br />

sorniona… La memoria sfuma<br />

in dissolvenza da cinema<br />

muto quell’ultimo ballo<br />

con cui si chiuse anche la<br />

lunga stagione delle feste al<br />

Circolo Rurale: il paese stava<br />

riversandosi in periferia…<br />

Ora mi caricano di pigne e<br />

trucioli assieme a pagine<br />

<strong>dai</strong> margini rossi fitte di<br />

una calligrafia insicura:<br />

è il diario della ragazza<br />

perduta, l’epilogo della storia<br />

interrotta consegnato a me,<br />

vestale del fuoco sotto la<br />

cenere! Nego la mia vocazione<br />

alla combustione e contro la<br />

mia stessa natura soffoco<br />

i bollenti spiriti e mi spengo!<br />

Burn after reading, please!<br />

Gabriella Ersilia Pace<br />

Ceramista<br />

Fiamma e<br />

mandarino<br />

Ho caldo! Strano per una<br />

come me, sarà l’età. D’altra<br />

parte son venticinque anni<br />

che mi usano. Senza ritegno<br />

alcuno. Qui in campagna<br />

mica vanno per il sottile. Mio<br />

dovere mantenere l’ambiente<br />

accogliente e climaticamente<br />

inappuntabile. Sono stanca,<br />

anzi, veramente stufa!<br />

Tutti i giorni, con la sola<br />

eccezione di <strong>brevi</strong> periodi<br />

estivi, mi riempion la pancia<br />

di ogni sorta di combustibile:<br />

cartacce, rimasugli di cibo,<br />

legna umida che mi fa tossire e<br />

sbuffare come una locomotiva.<br />

Quel diavoletto di Giovanni la<br />

scorsa domenica, due petardi<br />

m’ha messo dentro!<br />

Mi son proprio saltati<br />

i cerchi! Poi c’è<br />

Minù, la gatta, mi<br />

si acquatta vicino<br />

e inizia il ron ron<br />

fastidiosissimo.<br />

E che pellet!<br />

Direbbe mio nonno<br />

che non sopportava<br />

la modernità.<br />

Ecco, pure Maria, ore ed ore<br />

a cuocer sulle mie spalle<br />

casseruole di pesanti arrosti<br />

e condimenti, minestroni<br />

puzzolenti e salse ricche<br />

d’aglio che io non sopporto.<br />

Lo so, sono irritabile oltre<br />

modo e scorbutica. Anche le<br />

stufe hanno i loro periodi no!<br />

Per fortuna c’è Matilde. Mi<br />

profuma con le bucce di<br />

mandarino che sanno di Natali<br />

antichi. E lì mi commuovo.<br />

Ravvivo la fiamma e mi<br />

riempio di quell’aroma. Poi mi<br />

addormento nel silenzio della<br />

cucina nelle notti d’inverno. La<br />

neve scende copiosa. Aspetto lo<br />

“zolfanello del mattino dopo”.<br />

Sergio Donfrancesco<br />

Medico<br />

IL CUORE<br />

DELLA CASA<br />

Se una sera d’inverno<br />

Mi lasciassero parlare<br />

Sapessi quante cose<br />

Avrei da raccontare!<br />

Matilda è il mio nome<br />

E nessuno lo sa<br />

Sono una buona stufa<br />

Di tanti anni fa.<br />

Diffondo nell’ambiente<br />

Un magico calore<br />

E ho uno scomparto<br />

Adatto a cucinare.<br />

Riunisco attorno a me<br />

Tutta la famiglia<br />

Di cui conosco nonna<br />

Madre ed anche figlia.<br />

Ed è per tutto questo<br />

Che sono orgogliosa<br />

Perché mi sento come<br />

Il cuore della casa.<br />

I nonni raccontavan<br />

Qui favole e leggende<br />

Ai piccoli impauriti<br />

Nascosti tra le tende.<br />

Tra sogni di castelli<br />

E principi fatati<br />

Io intanto cucinavo<br />

Dei piatti prelibati.<br />

I bimbi son cresciuti<br />

Portando qui i morosi<br />

Li ho visti prima prendersi<br />

Lasciarsi e infine sposi,<br />

i nonni invecchiare<br />

i figli: genitori<br />

ma sempre a tutti loro<br />

io scaldo ancora i cuori.<br />

Con le manine aperte<br />

E piene di stupore<br />

Stan piccoli a distanza<br />

Con il giusto timore.<br />

Le loro vocine allegre<br />

E le domande attente<br />

S’intonano d’incanto<br />

Al fuoco scoppiettante.<br />

Ho assistito a fatti<br />

Spiacevoli e felici<br />

Han chiaccherato qui<br />

Parenti, amori, amici.<br />

Vicino e attorno a me<br />

In un clima accogliente<br />

Ho imparato storie<br />

Conosciuto gente.<br />

Lo so che tutto ciò<br />

Può apparire strano<br />

Ma proprio qui di fianco<br />

C’è un comodo divano.<br />

Si chiama Serafino<br />

È un tipo un poco schivo<br />

Ma apprezzo il<br />

Suo carattere<br />

Non troppo espansivo.<br />

Però ultimamente<br />

Mi batte forte il cuore:<br />

Arriva un’altra stufa<br />

Magari anche migliore<br />

Che attraverso tubi<br />

E canalizzazioni<br />

Potrà scaldare l’acqua<br />

Fin nei termosifoni!<br />

Ho chiesto a Serafino<br />

“Che cosa posso fare?”<br />

Mi ha detto rilassato<br />

“Non ti preoccupare!<br />

Di là c’è un camino<br />

Che ha maggior potenza<br />

Da qui lo vedo bene:<br />

Ma è in un’altra stanza…<br />

Perciò secondo me<br />

Continua a riscaldare<br />

Di questa casa tu<br />

Rimani sempre il cuore!”.<br />

Daniela<br />

Polo Grillo<br />

Commessa


SE uNA SERA D’INVERNO...<br />

Gelide<br />

Ah, come al solito, non<br />

sta mai ferma, mai! Si<br />

è schiantata un’altra<br />

volta contro quel vaso.<br />

È veramente incorreggibile<br />

quella fatina. È arrivato di<br />

nuovo l’inverno e le fatine<br />

del gelo sono tornate a farci<br />

compagnia. Per fortuna<br />

arrivano loro, altrimenti<br />

Susanna, la dolce vecchietta<br />

che servo ormai da quindici<br />

anni, rimarrebbe sola. Ha un<br />

figlio, veniva a farle visita<br />

una volta ogni settimana,<br />

ma ora si è trasferito a<br />

Pechino e se non ci fossero<br />

le Gelide lei rimarrebbe<br />

sola, sempre. Lei è molto<br />

premurosa con loro, prepara<br />

sempre moltissimi biscotti<br />

dalle mille forme e sapori.<br />

Per loro, che sono alte non<br />

più di tre centimetri, sono<br />

giganteschi, ma li divorano<br />

alla stessa velocità con<br />

cui girano attorno alla<br />

testa di Gobli, il gatto,<br />

stuzzicandolo finché<br />

non comincia a graffiare<br />

l’aria nel tentativo di<br />

acchiapparle. Si confondono<br />

con le luci del piccolo albero<br />

di Natale. Alcune sono così<br />

abili da riuscire a imitare<br />

l’alternarsi delle lucine. Le<br />

più piccole ascoltano con<br />

attenzione e con sguardi<br />

increduli e curiosi le storie<br />

che racconta loro la paziente<br />

Susanna. Solo quando<br />

nevica hanno il coraggio di<br />

avventurarsi in giardino.<br />

I loro minuti corpicini<br />

volteggiano nell’aria<br />

come fiocchi di neve che<br />

si rifiutano di toccare<br />

terra, grazie alle loro ali si<br />

confondono benissimo. A<br />

loro piacciono moltissimo<br />

i bambini e alle volte si<br />

avvicinano così tanto che<br />

il loro respiro fa far loro<br />

le capriole in aria. Quando<br />

giunge Natale aiutano la<br />

signora Susanna a scartare<br />

i pacchi regalo, sono così<br />

minute che fanno una fatica<br />

immane, ma quando vedono<br />

il sorriso della signora<br />

Susanna di fronte a quello<br />

speditole dal figlio, vengono<br />

ricompensate di ogni fatica.<br />

Si ricaricano di forza vitale<br />

e sono pronte a scartare<br />

un altro pacco. Insomma,<br />

queste fatine saranno anche<br />

gelide e piccole, ma con un<br />

loro abbraccio sarebbero<br />

capaci di sciogliere anche<br />

il più duro dei cuori, anche<br />

il più grande dei pupazzi<br />

di neve. Sono una di<br />

quelle piccole cose, quasi<br />

invisibili, che rendono la<br />

vita di alcune persone,<br />

quasi invisibili, visibilmente<br />

migliore. Io nel frattempo<br />

continuo a lavorare<br />

e... tutti, col mio fuoco<br />

scoppiettante, a riscaldare.<br />

Marika Vener<br />

Studentessa<br />

COHOUSING<br />

Sono una delle prime cose entrate qui.<br />

“Dà calore”, “sa di famiglia”, “senza non<br />

mi sembra neanche di stare in casa”, sono i<br />

commenti più sentiti negli ultimi giorni. Mi<br />

fanno piacere, eccome se mi fanno piacere!<br />

Così come sono contenta di essere il fulcro<br />

di questo strano esperimento…<br />

Beh si, tre coppie di vecchietti che decidono<br />

di convivere per condividere fatiche,<br />

acciacchi, affitto e ricordi non possono che<br />

essere definiti un esperimento! Coraggioso<br />

e anche originale, a suo modo. Siamo in<br />

una nuova casa, organizzata per loro: io<br />

non potevo certo mancare!<br />

D’altra parte ho sempre fatto parte della<br />

loro vita, da bambini avevano certe case!<br />

Grandi, fredde, da contadini. Fredde fino a<br />

quando non veniva acceso il mio fuoco, che<br />

scaldava pure l’anima. Altro che riscaldamento<br />

moderno! Nulla più del fuoco vivo,<br />

della fiamma ipnotica, di quell’ancestrale<br />

timore e fascino riesce a catturare chiunque<br />

venga a sedersi un po’ vicino a me.<br />

Quante risate sentirò! E le canzoni, il dialetto,<br />

le ricette, i nipoti, la guerra, la miseria,<br />

la paura e la stanchezza… insomma<br />

la vita!<br />

Avrò il piacevole compito di accogliere le<br />

loro confidenze, scaldare vecchi cuori e<br />

corpi, riunirli davanti a me per sentirli leggere,<br />

raccontare e forse litigare…<br />

Io li scalderò col fuoco, ma loro, son sicura,<br />

scalderanno me con la loro vicinanza.<br />

E a me, stufa moderna eppure antichissima,<br />

spetta anche questa volta il compito<br />

di far sentire un po’ meno freddo a questi<br />

“matti” che hanno scelto di vivere assieme.<br />

Barbara Bochicchio<br />

Educatrice<br />

Il “calore”<br />

dei ricordi<br />

Sono una stufa piuttosto vecchia,<br />

e nel tempo la casa e la famiglia<br />

dove vivo sono cambiate attorno<br />

a me, ma io sono sempre in bella<br />

mostra al centro del salotto.<br />

La nonna è stata la migliore<br />

compagna delle mie lunghe<br />

giornate, sedeva sul divanetto<br />

lavorando a maglia e cantando<br />

con quel sorriso semplice che<br />

negli anni le aveva lasciato due<br />

righe leggere sul viso. La piccola<br />

Chiara la guardava ammirata<br />

mentre aggiungeva la legna, e<br />

lei mi diceva: «Mi piace tanto<br />

stare davanti alla stufa accesa.<br />

Il fuoco è una buona compagnia.<br />

Non mi fa mai sentire sola». E<br />

sul suo viso si disegnava ancora<br />

un volta quel sorriso dolce<br />

e genuino mentre la piccola<br />

guardava divertita le fiamme<br />

giocare e rincorrersi sulla legna.<br />

È strano come il mio continuo<br />

esistere sia diverso da quello delle<br />

persone. A volte mi chiedo come si<br />

sentono gli uomini, così soggetti<br />

al tempo. Chiara è grande ora,<br />

una bella ragazza che gira per<br />

casa sempre di corsa, ma non si<br />

è mai dimenticata di me. A volte<br />

mi accorgo che mi guarda con lo<br />

stesso sguardo divertito di tanti<br />

anni fa. Capita ancora che mi<br />

accarezzi il coperchio, con le sue<br />

mani fredde, così io le regalo un<br />

po’ del mio calore. Da quando<br />

la nonna non c’è più, le mie<br />

giornate sono più solitarie, ma ho<br />

imparato a controllare l’orologio<br />

sulla parete vicina e so che verso<br />

le sei tutti i miei cari tornano,<br />

felici di vedermi mi accendono,<br />

e parlano delle loro giornate. A<br />

volte ridono e vorrei tanto poterlo<br />

fare con loro! Penso che sia la cosa<br />

più bella dell’essere uomini! Ieri<br />

sera Billy stava facendo le feste al<br />

papà e con la sua coda potente ha<br />

fatto cadere un soprammobile. C’è<br />

stato un momento di silenzio in<br />

cui persino Billy si è ammutolito.<br />

Ho pensato che quella povera<br />

donna di porcellana mi faceva<br />

compagnia da una ventina<br />

d’anni. Poi il silenzio si è rotto<br />

quando la mamma è scoppiata<br />

a ridere guardandone i resti: «Era<br />

ora, non la sopportavo davvero<br />

più!» . Anche io avrei voluto ridere<br />

perché mi sono ricordata che<br />

quando l’avevano regalata alla<br />

nonna… aveva detto alla piccola<br />

Chiara: «Beh, prima o poi pulendo<br />

si romperà no? È bruttissima!»<br />

e tutte e due avevano<br />

sorriso. Forse anche<br />

Chiara se ne è ricordata<br />

perché, mentre<br />

raccoglieva i cocci, le<br />

ho visto scendere una<br />

lacrima. Ho tentato di<br />

soffiare il calore sul<br />

suo viso per asciugarla.<br />

Del resto il calore dei<br />

ricordi è quello che<br />

permette di continuare<br />

a ridere nella vita…<br />

anche per noi stufe!<br />

Tabita Valsecchi<br />

Pittrice-illustratrice<br />

LORO<br />

(una stufa racconta)<br />

Ci sono quelle volte in cui mi<br />

impediscono la visuale con<br />

il loro continuo passaggio o<br />

perché si sdraiano davanti a me<br />

(e a volte addirittura sopra di<br />

me!). Ma come si permettono,<br />

dico io? Lei dice che “fanno<br />

casa e sono di compagnia”. Lo<br />

diceva anche di me un tempo,<br />

poi sono arrivati loro. Quelle<br />

piccole pesti, parassiti che non<br />

sono altro! Mi usano solo per<br />

scaldarsi e non danno niente in<br />

cambio. Lei a volte mi passa a<br />

fianco, mi cura e mi pulisce con<br />

delicatezza. Mentre loro sono<br />

coccolati e accuditi tutti i giorni.<br />

Io vedo tutto e da qui, sono in<br />

una posizione strategica che<br />

domina il salone, e so tutto<br />

di tutti. Lui lavora tanto ed<br />

è spesso fuori casa, ma adora<br />

piazzare i suoi piedoni davanti<br />

a me al suo rientro, godendo<br />

del mio tepore, quando fuori<br />

è grigio, freddo e piove.<br />

Lei lavora tutto il giorno, ma<br />

quando torna la sera ama<br />

sedersi vicino a me facendo la<br />

maglia. Ma eccoli che arrivano,<br />

loro ci sono sempre, tutto il<br />

giorno a ronzarmi intorno.<br />

A volte faccio brutti pensieri<br />

e desidero che arrivi presto<br />

la stagione calda, così mi si<br />

tolgono <strong>dai</strong> piedi per qualche<br />

mese. Quei due piccoli parassiti<br />

sociali. Bestiole pelose che<br />

loro chiamano… “i gatti”.<br />

Caterina Maroni<br />

Impiegata


SE uNA SERA D’INVERNO... (una stufa racconta)<br />

MA LA NOTTE...<br />

Che bello oggi quando<br />

Bea è tornata<br />

da scuola! Si è messa a mangiare<br />

gli spaghetti che le avevo tenuto<br />

in caldo, mentre teneva i piedi<br />

infreddoliti appoggiati a me.<br />

Ma io aspetto la notte!!..<br />

Che profumino quelle mele,<br />

oramai sono cotte, le ho<br />

cucinate piano piano, così<br />

tutti mi son venuti vicino per<br />

vedere a che punto erano.<br />

Ma la notte, la notte!!..<br />

E dopo cena tutti lì attorno a me.<br />

Come mi sento importante!<br />

Mi emoziono e divento<br />

davvero rossa.<br />

Ma è lui che aspetto!!<br />

Mi butta uno sguardo d’intesa:<br />

“Tranquilla, tra poco arrivo;<br />

guardali, li hai già fatti<br />

sonnecchiare. Ci vanno,<br />

ci vanno a letto”<br />

E finalmente si!<br />

A gambe incrociate, seduto<br />

davanti a me, sì, ci guardiamo<br />

negli occhi. Io mi sto spegnendo,<br />

ma a lui piaccio così. Com’è<br />

tenero, così assorto, mi guarda,<br />

mi fissa. Le mie ultime lingue<br />

di fuoco gli fanno balenare gli<br />

occhi per seguirle. Lui sta lì<br />

fermo, immobile, il cuore gli<br />

dorme già. Una crosticina di<br />

cenere copre l’ultimo ciocco.<br />

Poi: “CIOK”. Il ciocco si spezza,<br />

lasciando vedere tutto il fuoco<br />

che c’è ancora in me e alcune<br />

faville volano in alto, come un<br />

piccolo fuoco artificiale. Lui<br />

sobbalza, mi manda un ultimo<br />

sguardo languido, poi socchiude<br />

gli occhi scodinzolando.<br />

Io sono felice!<br />

Vittoria Cattani<br />

Pensionata<br />

AMORE<br />

Lui. Lei. Sono entrati come<br />

moderni principi, desiderosi di<br />

sfilare gli abiti ingombranti. Li<br />

ho visti amarsi. Più e più volte.<br />

Cenare sul tappeto. Consumare<br />

un solo lato del divano per stare<br />

abbracciati. Darsi malati per<br />

stare soli. Ridere per un mestolo<br />

sbagliato. Piangere per una foto<br />

incomprensibile. E poi lei ha<br />

portato a casa un randagio. Lui<br />

seccato ma per niente sorpreso.<br />

Due occhioni scuri dentro una<br />

palla di pelo bianca e nera. Lo<br />

amano. Lei dice che il destino<br />

è l’unico che azzecca i regali.<br />

E ho visto lui amare lei. Anche<br />

se stanca. Anche se nervosa.<br />

Anche se grassa. E poi ho visto<br />

lei stare male. E lui guardare<br />

continuamente l’orologio. E<br />

massaggiarle la schiena. E farla<br />

sedere e poi camminare e poi<br />

farla risedere. E lei piangeva. Lui<br />

sapeva cosa fare: cronometrare,<br />

respirare, consolare. Poi ha fatto<br />

una telefonata. Poche parole. L’ha<br />

guardata come volesse fotografare<br />

l’istante –“ora dobbiamo andare,<br />

ci aspettano”-. E se l’è<br />

portata via. È tornato<br />

da solo. Stanco. Non<br />

l’ho vista per giorni.<br />

Lui usciva, tornava,<br />

sistemava la casa.<br />

Poi un mercoledì<br />

eccoli varcare di<br />

nuovo la sogli insieme.<br />

Belli. Felici. E con il loro<br />

cuore avvolto in una copertina<br />

azzurra: era arrivato Tommaso.<br />

Federica Sartori<br />

Disoccupata<br />

COME<br />

UN’AVVENTURA<br />

Un lieve tremito fa oscillare i<br />

nostri corpi avvolti nell’oscurità,<br />

in questa atmosfera all’apparenza<br />

calma, ma ricca di attese e<br />

trepidazione. Gli spazi iniziano<br />

a scarseggiare, con gli ultimi<br />

che si sono uniti dovremmo<br />

essere al completo; siamo qui,<br />

nel buio del silenzio cerchiamo<br />

di scrutarci e conoscerci e nel<br />

frattempo tendiamo l’orecchio.<br />

Da fuori arrivano lievi suoni di<br />

preparativi, passi soffusi, qualche<br />

oggetto è stato spostato, forse.<br />

Di nuovo ci giungono distinti<br />

calpestii più pesanti e decisi; poi<br />

l’incontro tra le nocche e la porta<br />

in metallo, materiali differenti<br />

si scontrano e scivolano, attriti<br />

sonori e soffici contatti, e un<br />

sussulto, come di scintilla.<br />

Sembra che il nostro gruppo<br />

stia iniziando a muoversi, pian<br />

piano, nella stessa direzione.<br />

Si iniziano a percepire voci al di<br />

là, sembrano maschili, ma anche<br />

femminili, di persone adulte<br />

e di ragazzi. Se ne uniscono<br />

altre timide e soffuse poi si<br />

moltiplicano, si sovrappongono<br />

e sembrano essere tutte intorno<br />

a noi. Si intuiscono saluti, risate,<br />

baci, gioiose conversazioni…<br />

Noi intanto stiamo proseguendo<br />

la marcia, costante e regolare,<br />

iniziando ad appassionarci a<br />

questo camminare insieme verso<br />

una meta. È ancora molto buio<br />

attorno e la fantasia vola per dar<br />

forma e colore a quei suoni.<br />

Ora il percorso è più stretto,<br />

non sono più in mezzo al<br />

gruppo, ma procedo in ordinata<br />

fila indiana. Sto sudando per<br />

il caldo e l’emozione, sento<br />

che mi sto avvicinando alla<br />

meta, so che tra poco avrò la<br />

possibilità di capire, sapere,<br />

conoscere… Ecco, ci siamo!<br />

La luce è davvero intensa e per un<br />

attimo mi sembra che l’ultima<br />

cosa ad essere mutata sia il<br />

sottofondo di quelle voci, da nero<br />

a bianco. Poi all’improvviso i<br />

colori e le forme emergono<br />

dall’altra parte del vetro. La scena<br />

è bellissima. Ci sono luci, suoni,<br />

calore umano, tutti insieme;<br />

differenze e condivisioni si fondono<br />

in una varietà di vita incredibile<br />

al di là di questo schermo; la<br />

possibilità di essere qui a godere<br />

di questo spettacolo è immensa e<br />

la passione per la vita mi<br />

infiamma e brucio di emozioni.<br />

D’improvviso mi sento leggero,<br />

sospinto da una nuova forza mi<br />

allargo e mi distendo liberandomi<br />

nell’aria e il vetro non c’è più.<br />

Mi volto indietro e con la coda<br />

dell’occhio scorgo la bocchetta<br />

d’aerazione della stufa da cui<br />

stanno arrivando anche gli altri<br />

miei compagni d’avventura, ex<br />

trucioli di pellet che ormai mi<br />

appaiono trasformati nella nuova<br />

natura e il loro caldo abbraccio<br />

mi accompagna all’inizio di<br />

questa avventura nella vita.<br />

Lucia Brizzi<br />

Architetto

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