I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana
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sociale” di Verga, che propone una storia sentimentale sullo sfondo della nuova situazione creatasi<br />
con la legge del 1866, sulla soppressione dei conventi, che liberò tante donne destinate dai genitori<br />
alla monacazione forzata o ad essere rinchiuse in istituti religiosi.<br />
Il tema stava suscitando molto interesse nel pubblico borghese, prevalentemente femminile,<br />
e i libri sull'argomento riscuotevano immediatamente grande successo, questo per esempio fu il caso<br />
del libro che raccoglieva le memorie di Enrichetta Caracciolo Fiorino, una nobildonna napoletana,<br />
monacata forzatamente dalla madre, che venne pubblicato nel 1864, Misteri del chiostro<br />
napoletano. Memorie di una ex monaca benedettina, tradotto in molte lingue e ripubblicato più<br />
volte. La Percoto, <strong>nella</strong> prefazione al libro di Verga, lo incitava ad unirsi agli scrittori animati da<br />
propositi di riforma, etica e sociale, lei come donna percepiva la novità della situazione e la<br />
possibilità di una ricaduta liberatoria sui rapporti all'interno della famiglia.<br />
Giovanni Verga, da buon conservatore, non poteva certo far proprio un appello di questo<br />
genere e non rispose alla Percoto.<br />
Lo scrittore si trasferì a Milano nel 1872, dove stabilì relazioni artistiche e mondane,<br />
frequentando scrittori,pittori e i salotti più in voga, conobbe una società avviata sulla strada<br />
dell’industrializzazione, che non gli piacque, e iniziò, a distanza,a Milano una azione di recupero<br />
della pacifica “Vita dei campi“ e pubblicò una raccolta di novelle, nel 1880, che ebbe questo titolo.<br />
Giovanni Verga aveva già in mente il progetto di un grande ciclo narrativo I vinti-i perdenti di ogni<br />
classe sociale-che doveva comprendere cinque romanzi I Malavoglia,Mastro don Gesualdo,la<br />
Duchessa delle Gargantas,L’onorevole Scipioni e L’uomo di lusso e che restò incompiuto. La sua<br />
filosofia di vita è profondamente pessimista, sono assenti Dio o la Provvidenza, a Verga interessano<br />
“i vinti”, cioè quelli che “cadono lungo la strada”, che vengono travolti dalla marea del progresso,<br />
che vengono sempre sconfitti da chi detiene il potere.<br />
I Malavoglia, romanzo pubblicato nel 1881, voleva essere “lo studio sincero e spassionato”,<br />
come avvertiva Verga <strong>nella</strong> prefazione, del nascere e dello svilupparsi delle prime irrequietudini per<br />
il benessere nell’anima della povera gente e di come questa vaga bramosia del progresso, che è poi<br />
bramosia del guadagno, porti alla rovina la famiglia patriarcale dei pescatori, disgregando il vecchio<br />
ordine dei valori tradizionali. G.Verga si è ormai convertito al verismo, versione italiana del<br />
naturalismo francese, e per narrare utilizzerà un procedimento scientifico che prevede<br />
l’impersonalità,i l rifiuto di giudicare da parte del narratore, che deve solo osservare come uno<br />
scienziato, e l’indiretto libero per riprodurre il parlato dei personaggi.<br />
I Toscano, detti Malavoglia, sono una famiglia di pescatori, che vive a Aci Trezza, a pochi<br />
chilometri da Catania, il romanzo narra le loro disavventure, in un arco temporale che va dal 1863<br />
al 1878. I Malavoglia, cercando di cambiare la loro situazione, intraprendono un affare con i lupini<br />
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