I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana
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metteva la Flora a disposizione del figlio dell'anticristo, che passava i suoi momenti d'ozio<br />
coltivando rose. Un giorno, tra i novizi che erano scemati di numero perché molte famiglie<br />
avevano ritirato i loro ragazzi in quel trambusto, vi fu grande aspettativa: Menotti veniva da loro.<br />
Giovannino Radalì, Pedantoni, tutti i liberali lo guardarono con gli occhi spalancati, come uno<br />
piovuto dalla luna, senza saper dire una parola, mentre egli li accarezzava. Ma, nel giardino,<br />
Giovannino corse a cogliere la più bella rosa e gliel'offerse, chiamandolo: «Generale!...». 92<br />
Queste pagine(insieme al ritratto di Garibaldi che incontra Benedetto Giulente) sono le<br />
uniche in cui De Roberto abbandona il tono pessimista e sconsolato, pur mantenendo una assoluta<br />
precisione <strong>nella</strong> descrizione storica,<br />
Per rappresentare con commossa,nostalgica ammirazione un ideale di umanità eroica,illuminata<br />
dalla luce dell’epopea,quasi della leggenda 93<br />
Giovannino è bello, fine, ingenuo e ama la cugina Teresa Uzeda, che però viene data in<br />
moglie a suo fratello maggiore, Michele, a cui spetta il titolo e tutte le ricchezze di famiglia.<br />
Giovannino non si ribella, Teresa lo ama ma sposa Michele, per questo Giovannino, che incarna gli<br />
ideali risorgimentali più puri, si suicida, come Jacopo Ortis, disperato per la doppia delusione<br />
politica e amorosa, e la sua sconfitta coincide con il trionfo di suo cugino e amico Consalvo.<br />
La figura del principe Consalvo Uzeda è palesemente costruita tenendo ad esempio quella<br />
del politico catanese Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano, il quale divenne sindaco<br />
a ventisette anni nel 1879 e deputato nel 1882, nelle prime elezioni a scrutinio di lista. Negli anni in<br />
cui De Roberto compose il romanzo, San Giuliano era sottosegretario all’agricoltura con Giolitti,<br />
per concludere poi la sua carriera con la carica di Ministro degli Esteri dal 1910 al 1914 94 .<br />
Il principe Consalvo, prima conduce una vita scioperata, che lo porta ad avere i primi<br />
contrasti con il padre(che alla fine lo diserederà), poi, dopo aver compiuto un viaggio per l'Europa e<br />
per l'Italia, si converte allo studio e al lavoro ostinato. Fuori dalla Sicilia si è accorto di essere<br />
Uno, qualunque in mezzo alla folla che non gli badava 95<br />
La società è cambiata e il suo nome non significa poi nulla, solo a Napoli gli davano<br />
ancora dell’Eccellenza, ma a Firenze o a Milano “ gli toccava il semplice signore”e la ricchezza e<br />
l’autorità non sempre suppliva tutto, “ col suo povero e mal digerito francese” faceva sorridere a<br />
Vienna, a Berlino o a Parigi. Il suo patrimonio smisurato in Sicilia era solo “mediocre” a Roma .<br />
Doveva trovare “un altro mezzo” per emergere e lo trovò a Roma, incontrando l’onorevole<br />
92 De Roberto, F., I Vicerè, Torino:Einaudi Tascabili, 1990,p.257<br />
93 Spinazzola, V.,Federico De Roberto e il verismo, Milano: Feltrinelli, 1961,p.157<br />
94 Spinazzola, V.,Federico De Roberto e il verismo, Milano:Feltrinelli,1961, p.145 segnala come fosse già evidente per i<br />
contemporanei la coincidenza con la figura reale e riporta le lettere di Verga e Capuana :Capuana: “dovresti mandarmi<br />
una chiave, coi nomi veri, perché parte non li rammento”. Il primo di quei nomi è lui stesso a suggerirlo: “Quel<br />
Consalvo (stavo per dire quel Marchese di S. Giuliano) è una meraviglia addirittura!”. E non è il solo, ché Verga sta al<br />
gioco anche lui: “... ti sei fatto un bel cuscinetto costì a Catania, fra tutti cotesti Uzeda che si riconosceranno allo<br />
specchio, deputati, senatori o semplici minchioni che sieno!”<br />
95 De Roberto, F., I Vicerè ,Torino:Einaudi Tascabili,1990,p.514<br />
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