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I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana

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venne ferito al Volturno. Tornato a Catania, alcuni lo giudicano il naturale erede della rivoluzione<br />

invece Benedetto Giulente sostiene, come si è già detto, la candidatura, con la sua calda eloquenza,<br />

di Gaspare Uzeda,duca d’Oragua.<br />

Nel giugno del 1862, Garibaldi decise una nuova spedizione per conquistare Roma e tornò<br />

nuovamente in Sicilia e si fermò a Catania “ per far gente”, ”per andare contro il Papa” ma<br />

ironicamente il narratore così commenta<br />

Dove andò egli a porre il suo quartier generale? A San Nicola! 84<br />

Ancora una volta nel vecchio convento benedettino di don Blasco, che comportandosi come un<br />

energumeno ne chiese a gran voce la fucilazione, il priore non gli diede retta e ricevette con grande<br />

pompa il generale Garibaldi.<br />

Benedetto Giulente, accolse con gioia l’arrivo di Garibaldi e fu subito pronto a riprendere<br />

il posto di combattimento, andò a salutare Garibaldi e si disse pronto a arruolarsi, ma ormai aveva il<br />

dovere di non abbandonare la moglie. Il duca consigliò, da Roma, prudenza visto che il governo<br />

avrebbe fermato con la forza l’impresa di Garibaldi, ma Benedetto, ripresa la pubblicazione<br />

dell'Italia risorta, la sua vecchia rivista patriottica, assicurò “al Dittatore l'unanime consenso di tutto<br />

il paese” 85 . I giorni passarono, l’appoggio al generale sembrava scemare, Benedetto Giulente<br />

dovette accompagnare la moglie fuori città, mentre il generale Garibaldi 86<br />

dall'alto della cupola di San Nicola, scrutava spesso la linea dell'orizzonte, col cannocchiale<br />

spianato; o, curvo sulle carte, studiava i suoi piani, o riceveva la gente e le commissioni che<br />

venivano a trovarlo. Finalmente s'imbarcò con tutti i volontari, non si sapeva dove diretto, se in<br />

Grecia o in Albania; ma dopo la partenza, un lievito di scontento restò <strong>nella</strong> città, una sorda<br />

agitazione che le persone influenti e la stessa Guardia nazionale non riuscivano a sedare. Il<br />

movimento era adesso contro i signori, contro i ricchi 87<br />

Bruciarono il Casino dei nobili e dovette intervenire l’esercito, Garibaldi fu fermato e<br />

ferito all’Aspromonte e le cose tornarono alla normalità mentre gli Uzeda vivono un dramma:don<br />

Raimondo ha lasciato la moglie Matilde,figlia del barone Palmi, ed è fuggito a Firenze con donna<br />

Isabella. In città, siamo nel 1865, arrivò nuovamente il colera e la povera gente, colpita<br />

crudelmente, comincia farsi delle domande e a credere che ci fosse un veleno sparso dalle autorità e<br />

si scagliavano contro “gli italiani”, che avevano garantito che non ci sarebbe più stato il colera,<br />

andati via i Borboni<br />

Allora, perché s'era fatta la rivoluzione? Per veder circolare pezzi di carta sporca, invece delle<br />

84De Roberto, F.,I Vicerè ,Torino:Einaudi Tascabili, 1990 p.344<br />

85Ibidem,1990,p.347 86Spinazzola, V.,Federico De Roberto e il verismo,Milano:Feltrinelli,1961,p157, per evidenziare la precisione con cui<br />

De Roberto si documentò sulle vicende storiche,riporta a confronto di questo un brano delle Memorie di Garibaldi,in<br />

cui Garibaldi si descrive “dall’alto della torre del convento de’benedettini”<br />

87De Roberto, F., I Vicerè,Torino:Einaudi Tascabili,1990,p.352<br />

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