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I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana

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compiuto venticinque anni, sapesse leggere e scrivere e pagasse almeno 40 lire d’imposte l’anno<br />

poteva votare. Il collegio era uninominale, le prime elezioni si sarebbero svolte nel febbraio 1861:<br />

su 22 milioni di abitanti ebbero il diritto di voto 400mila persone, cioè il 2 %.<br />

Il Duca d’Oragua non è in grado di dire due parole in pubblico(Benedetto Giulente parla<br />

sempre al suo posto), la carriera parlamentare non sembra che sia fatta per lui, però è in grado<br />

comunque di conquistare e utilizzare il consenso popolare, è quindi geniale <strong>nella</strong> ribalderia, in<br />

queste elezioni non può che risultare eletto all’unanimità.<br />

Fratello del Duca è il principe Giacomo, un uomo che lotta per accumulare denaro,<br />

togliendolo alla madre, ai fratelli, alle sorelle e alla moglie, egli<br />

era il rappresentante degli ingordi spagnuoli unicamente intenti ad arricchirsi, incapaci di<br />

comprendere una potenza, un valore, una virtù più grande di quella dei quattrini 77<br />

Quando il duca d’Oragua verrà eletto deputato il piccolo Consalvo chiederà a suo padre, il<br />

Principe, delle spiegazioni, dato che il termine “deputato” è per lui inconsueto. In quella che<br />

sembra essere la scena chiave del romanzo, il principe Giacomo darà una lezione esplicativa al<br />

piccolo Consalvo, con il cinismo e il senso di superiorità di chi pensa di essere destinato per natura<br />

a comandare:<br />

«Vedi? Vedi quanto rispettano lo zio? Come tutto il paese è per lui?» Il ragazzo, stordito un poco<br />

dal baccano, domandò: «Che cosa vuol dire deputato?» «Deputati,» spiegò il padre, «sono quelli<br />

che fanno le leggi nel Parlamento.» «Non le fa il Re?» «Il Re e i deputati assieme. Il Re può<br />

badare a tutto? E vedi lo zio come fa onore alla famiglia? Quando c’erano i Viceré, i nostri erano<br />

Viceré; adesso che abbiamo il Parlamento, lo zio è deputato!...» 78<br />

il potere può cambiare ma resta nelle mani degli Uzeda.<br />

Benedetto Giulente aiuterà il Duca ad intraprendere una esemplare carriera parlamentare nel<br />

nuovo Stato unitario, il Duca sarà eletto più volte, appoggiandosi su clientele locali, seguendo tutte<br />

le evoluzioni del trasformismo politico e costruendosi una grande fortuna economica, che trova la<br />

sua origine nei costi del “patriottismo”, aveva fatto infatti dei debiti per elargire sussidi, e per questo<br />

aveva dovuto trovare altri quattrini, spartendo gli appalti con Giulente zio, ma non era bastato e<br />

aveva cominciato a comprare titoli di stato, guadagnandoci, a fare affari, ad accumulare incarichi<br />

Era già deputato, consigliere comunale e provinciale, membro della Camera di commercio, del<br />

Comizio agrario, presidente del consiglio d'amministrazione della Banca di Credito, consigliere di<br />

sconto alla Banca Nazionale e al Banco di Sicilia e, come se non fosse abbastanza, lo mettevano in<br />

tutte le giunte di vigilanza, in tutte le commissioni di inchiesta. Ad ogni nuova nomina, egli<br />

protestava che era troppo, che non aveva tempo di grattarsi il capo, che bisognava dar luogo ad<br />

altri, ma dopo una lunga e cortese discussione doveva finalmente arrendersi alle insistenze degli<br />

77 De Roberto, F., I Vicerè ,Torino:Einaudi Tascabili,1990, p.463<br />

78 Ibidem,p.289<br />

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