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Osservazioni intorno agli animali viventi

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che s’intralciano verso la pelle, tra quei muscoli e tra quei tendini che servono al moto<br />

di que’ soprammentovati pennellini di setole. Quindi tutti essi intestini ciechi trapassano<br />

con la loro cieca estremità ed entrano in altrettante guaine, le quali guaine non istanno<br />

nella cavità del ventre, ma sfondano e riescono in un’altra gran cavità che occupa per di<br />

sopra tutto quanto il dorso e la schiena dell’animale, da capo a piedi; e queste tali<br />

guaine, circondate <strong>intorno</strong> <strong>intorno</strong> da una espansione membranosa, formano la figura di<br />

quaranta ventarole col manico; e tale espansione membranosa è doppia e internamente<br />

scanalata, e tra una membrana e l’altra vi corre un fluido limpidissimo che talvolta ne<br />

gonfia il lembo (Fig. XXV, 3, 6). Spinto il fiato artifiziosamente con un sifone nello<br />

stomaco, non solamente gonfia lo stomaco, ma gonfia ancora l’intestino principale e<br />

gonfiano parimente tutti gli altri quaranta intestini ciechi, entrando in essi il fiato per le<br />

quaranta aperture che si vedono internamente in quel principale intestino. La cavità,<br />

nella quale stanno racchiusi lo stomaco e gl’intestini, l’ho trovata tutta piena d’acqua<br />

salmastra. L’altra cavità, che occupa il dorso anch’essa, l’ho veduta pur piena della<br />

medesima acqua, e vi entra per un largo e rotondo forame aperto esternamente nel<br />

mezzo della pelle del medesimo dorso. Nell’acqua di questa cavità dorsale osservai che<br />

nuotavano otto vermicciuoli minutissimi che, veduti col microscopio, rappresentavano<br />

la figura disegnata nella Fig. XXV, 4, ed erano tutti trasparenti come se fossero di<br />

finissimo cristallo di Murano. Il dotto mio amico Oligerio Jacobeo di Danimarca, nel<br />

volume terzo degli Atti filosofici, e medici danesi, al cap. quarto ed al cap.<br />

cinquantacinque fa menzione di un animaletto marino molto simile a quello che qui di<br />

sopra da me è stato descritto; e se io l’ho nominato spinoso marino o istrice marino, egli<br />

lo nomina vermis aureus, e eruca marina: ma parmi che, nell’interna fabbrica delle<br />

viscere, vi sia gran differenza tra l’animaletto da me descritto, e quello di cui fa<br />

menzione esso Oligerio Jacobeo.<br />

Nel fine del ventre inferiore del delfino femmina, verso la coda, scorgesi<br />

esternamente una valletta o fossa lunga un ottavo di braccio, nel principio della quale si<br />

apre un orifizio, che è l’esterna porta della natura femminile, accanto alla qual porta,<br />

nella medesima valletta, pur si apre un altro orifizio per cui la vescica urinaria si scarica<br />

dell’urina. Nel fine della valletta evvi un altro terzo orifizio continuato con l’intestino<br />

retto. In oltre sovra i due lunghi argini della valletta medesima si veggono due piccole<br />

piccole fessure, una per argine, e da ciascheduna di esse scappa fuora una certa papilla,<br />

che è il capezzolo dell’una delle due poppe con le quali il delfino allatta i suoi parti.<br />

Ogni capezzolo può allungarsi e scorciarsi, ed ha nella sua estremità un forame per cui,<br />

intromessa una lunga tenta, entra per lungo spazio in un lungo canale interno, scorrente<br />

per un gran corpo glanduloso, e questo largo canale interno è tutto pieno di celle, o per<br />

dir meglio di sacchetti membranosi, alcuni de’ quali tengon la bocca volta verso il capo<br />

del delfino, ed altri pel contrario verso il capezzolo della poppa. Quel primo, che nel<br />

principio della valletta ho detto esser la porta della natura femminile, dà l’entrata in una<br />

larga e spaziosa cavità, nel fondo della quale rilevasi una grossa papilla aperta in punta<br />

ed increspata, alla base della quale, in uno de’ suoi lati, si stende un’ala semicircolare e<br />

membranosa, grossa e dura. A prima vista questa aperta, grossa e rilevata papilla si<br />

crederebbe che fosse il capo dell’utero che introducesse ne’ due corni di esso utero; ma<br />

non è vero: imperocché questa papilla sbocca in un’altra cavità o caverna minore della<br />

prima, e nel fondo di questa seconda cavità stassi rilevata un’altra grossa e grande<br />

papilla aperta in punta, e nell’apertura increspata come la prima; e siccome alla base<br />

della prima, da uno de’ lati, si stende un’ala semicircolare membranosa e dura, così alla<br />

base di questa seconda si stende un’altra simile ala. Dall’apertura di questa seconda

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