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Osservazioni intorno agli animali viventi

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febbraio, di marzo e di aprite e di luglio, in tutti quanti senza eccettuarne veruno ho<br />

sempre trovati questi animaletti, che sono di un color nericcio e bigio picchettato di<br />

nero, mentre son vivi: ma quando si cuocono nell’acqua, diventano d’un color rosso<br />

acceso, né son maggiori di un piccolo granello di grano, non duri né armati di crosta,<br />

anzi teneri, e che strinti fra le dita si ammaccano subito e si disfanno senza resistenza<br />

veruna. Il lor numero non è sempre lo stesso; imperocché in alcuni pinci talvolta non ne<br />

ho trovati più di cinque, in alcuni sei, in alcuni altri fino in sette ed anco fino in otto ed<br />

in nove, e ne’ maggiori fino in dodici; e si mantengon vivi, ancorché le mentule sieno<br />

state sradicate d<strong>agli</strong> scogli e sieno morte di due giorni e forse anco di tre. La lor figura,<br />

maggiore del naturale veduta col microscopio, si rappresenta nella Fig. XXI, al num. 7,<br />

nella quale è ancora la figura del pincio marino nella sua grandezza naturale<br />

contrassegnata col num. 6. Se questi piccoli vermicciuoli sieno nati in quella cavità<br />

della mentula, o pure essendo prima nati nel mare, si ritirino e si appiattino<br />

spontaneamente in quella, come in una grotta, o pure vi sieno allettati dalle mentule per<br />

tenerveli come in un vivaio o conserva, per potere al bisogno cibarsene, non è di mia<br />

conoscenza né di mia intenzione il favellarne adesso.<br />

Mi fu portato in Livorno un animaletto marino della figura e grandezza per appunto<br />

disegnata nella Fig. XXV, 1, 2, a cui piacemi di dar nome di spinoso marino o d’istrice<br />

marino. Questo avea il ventre per di sotto di color bianco, liscio, non peloso, ma con<br />

rughe rette trasversali e rilevate come tanti cordoni. Dal capo sino alla coda, nell’uno e<br />

nell’altro de’ lati del ventre, era tutto circondato come da tanti pennellini di setole. Ne<br />

contai ventisei per ogni banda: sicché in tutto furono cinquantadue. In altri però di<br />

questi animaletti ho contati i suddetti pennellini fino al numero di quaranta per banda,<br />

essendo quegli delle estremità molto minori e meno setoluti di quegli de’ mezzi. Ogni<br />

pennellino maggiore avea chi cinque, chi sei, chi sette, chi otto setole dure e pungenti, e<br />

chiuse, per così dire, come in una penna o guaina. Queste setole sembravano tutte di<br />

color nericcio e filiginoso, eccetto quella del mezzo, la quale essendo sempre la più<br />

lunga e la più grossa, ella è parimente sempre di color d’oro lustrante, che alcuna volta<br />

rassembra velato di verde, secondo gli sbattimenti della luce. La guaina o penna, dentro<br />

la quale a foggia di pennello racchiuse e congegnate stanno queste setole, è corredata<br />

de’ suoi tendini e de’ suoi muscoli per potersi muovere e drizzare, e per potere altresì<br />

sguainar le setole, e per poterle ritirar in dentro a sua voglia nelle guaine. I fianchi poi<br />

dell’animaletto <strong>intorno</strong> <strong>intorno</strong> son tutti setolosi, ma con pennellini minori, aventi però<br />

le setole più lunghe, e molte di esse meno pugnenti e più flosce e pieghevoli. Il dorso<br />

per tutta quanta la sua lunghezza, e per la larghezza di un pollice, si rimane liscio senza<br />

setole di sorte veruna, ma tutto coperto di una ammaccata peluria gialliccia, simile a<br />

quella sbavatura che circonda esternamente i bozzoli de’ vermi da seta. Dall’una delle<br />

estremità si apre il forame della bocca, all’<strong>intorno</strong> della quale pendono due antenne o<br />

cornetti carnosi flosci e bianchi; nell’altra estremità opposta scorgesi il forame del<br />

podice. Nella cavità del ventre mirasi un canaletto di color purpureo accesissimo e tutto<br />

fatto a globetti distinti l’uno dall’altro, il qual canaletto, dal sito della bocca, dove è un<br />

poco più grosso, scorrendo per tutto il ventre, va a terminare molto più sottile in<br />

vicinanza del podice; e questo si è il cuore diramato in molti piccoli cuori. Nella<br />

medesima cavità del ventre sta situato lo stomaco, di sostanza bianca, dura e quasi quasi<br />

cartilaginosa. L’intestino senza avvolgimenti va diritto alla volta del podice: ma dal<br />

piloro sin quasi per tutta la lunghezza dell’intestino pendono due ordini paralleli<br />

d’intestini ciechi, ed in ogni ordine se ne numerano venti; e questi quaranta intestini<br />

ciechi, pieni di escrementi bigi e nericci, si diramano in diversi scherzi di ramificazioni

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