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Osservazioni intorno agli animali viventi

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Quattro sole erano le pinne, coperte e vestite da quella stessa pelle ruvida che vestiva<br />

tutto il restante dei corpo; e le due minori di esse situate accanto a’ due forami delle<br />

branchie. Delle due maggiori l’una era piantata quasi nel mezzo del dorso e l’altra nel<br />

ventre inferiore in vicinanza del podice. Nell’estremità posteriore, che termina larga<br />

quanto è la larghezza maggiore di tutto il ventre, non vi era pinna veruna né, per così<br />

dire, contrassegno di coda. Due erano i forami delle branchie, uno per banda; sotto<br />

ciascun forame nascondevansi quattro grandissime branchie accompagnate da una<br />

molto minore dell’altre quattro. La bocca, più che piccola in riguardo alla sterminata<br />

grandezza dell’animale, è veramente così piccola, che una torpedine che non arrivava al<br />

peso di sette libbre avea lo squarcio della bocca il doppio più grande della bocca di<br />

questo pesce tamburo. Nelle mascelle superiori per dinanzi, in vece di denti, stava<br />

radicato in mezzo cerchio un solo osso t<strong>agli</strong>ente, ed un altro simile osso nelle mascelle<br />

inferiori. Nelle fauci, in vicinanza dell’imboccatura della gola, si alzavano molte spine<br />

assai ben lunghe, acute, ricurve, pungentissime e durissime. Lo stomaco appariva poco<br />

maggiore della grossezza degl’intestini, i quali intestini, avendo pareti sterminatamente<br />

grosse, si allungavano alla misura di otto braccia, e ravvolti in più giri chiudevansi in un<br />

sacco o guaina, conforme di sopra ho accennato degl’intestini del pesce spada. Tutto lo<br />

stomaco e tutti gl’intestini gli trovai pieni pienissimi di una poltiglia bianca, senza verun<br />

altro contrassegno di cibo o di escrementi. In quella poltiglia bianca stavano impantanati<br />

venti vermi di color bianco sudicio, con figura similissima a quella de’ vermi<br />

dell’intestino retto del pesce spada, con questa differenza però, che questi del pesce<br />

tamburo erano quattro volte maggiori di quegli, ed aveano l’estremità della coda<br />

biforcata, scorgendosi tra l’un rebbio e l’altro della forca manifestamente l’apertura del<br />

podice, nella quale terminava di questi vermi l’intestino; nel di cui canale, siccome<br />

ancora nello stomaco, stagnava un poco di quella poltiglia bianca, in cui impantanavansi<br />

i vermi. Le estremità dei due rebbi della coda ancor esse erano aperte, ed in esse<br />

terminavano due rami de’ canali spermatici. Ne’ maschi questi due rami erano più<br />

lunghi di quegli delle femmine, e nelle due estreme guaine chiudevano due membri<br />

genitali molto appuntati, siccome l’ultime due guaine delle femmine terminavano pure<br />

ne’ due rebbi della coda forcata con manifeste aperture; e prima che il lor tronco<br />

principale si diramasse in due rami, dilatavasi in una cavità ovale tutta piena di<br />

minutissime uova.<br />

Il cuore di questi vermi appariva di figura rozzamente esagona, e dall’alto di esso<br />

nasceva l’aorta che poco dopo, diramatasi in tre rami, col ramo principale si attaccava<br />

all’interno della cavità di tutto il ventre, e ad essa sempre attaccata si rivolgeva a<br />

scendere verso la coda, e quivi giunta, allargandosi in una cavità simile ad un nodo, si<br />

univa con la vena cava; e la vena cava, serpeggiando attaccata sul dorso del canale degli<br />

alimenti, saliva, per così dire, a metter foce nel cuore (Fig. XX, 1, 2, 3, 4).<br />

Sette canali, o sacchi, o borse con la bocca aperta e sciolta si mirano dentro al ventre<br />

del pesce seppia femmina, volgarmente detta pesce calamaio: ma nel ventre de’ calamai<br />

maschi cinque soli di quei canali o sacchi si trovano. I primi due canali del maschio<br />

sono gl’intestini e la borsa dell’inchiostro, ed hanno le loro estremità unite insieme, che<br />

terminano e sboccano nel podice, e son messi in mezzo da due altri sacchi membranosi<br />

che hanno connessione con le branchie. Il quinto sacco che, s’io forse non mi’inganno,<br />

appartiene all’uffizio della generazione, racchiude dentro di sè un corpo bianco, sodo, e<br />

lungo almeno quattro dita traverse, e grosso poco men d’una penna da scrivere, e<br />

ravvolto in più giri. Oltre di tal corpo, questo mentovato quinto sacco racchiude ancora<br />

dentro di sè un altro piccolo sacchetto, con un canale ravvolto ancor esso in più giri

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