Osservazioni intorno agli animali viventi
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una sola volta in due di quei merghi o marangoni, che soglion pesare <strong>intorno</strong> alle<br />
quattro libbre, ed in Toscana, dall’avere il rostro fatto a foggia di sega, son detti<br />
segaloni e seroloni, ed in Venezia si appellano serole, e son quegli stessi che dal<br />
Gesnero furono appellati col nome di mergus longiroster.<br />
Nella cloaca intestinale de’ maschi delle garze bianche sbocca l’intestino retto con<br />
una particolare apertura; vi sboccano parimente quattro rilevate papille situate in mezzo<br />
cerchio; delle quali le due del mezzo sono molto maggiori delle due laterali, e le due<br />
maggiori non son altro che le due papille de’ canali ureteri, e le due minori sono i due<br />
membri genitali, de’ quali son corredati tutti gli augelli. Queste quattro papille si<br />
trovano situate in mezzo cerchio sull’orlo di una apertura ritonda e molto maggiore di<br />
una lente; e tale apertura introduce in una cavernetta totalmente nel suo fondo serrata e<br />
senza veruna riuscita, ed è quella stessa che prima fu osservata da Girolamo Fabbrizio<br />
nelle galline, ed a’ nostri tempi da Regnero de Graaf ne’ galli. In questa cavernetta delle<br />
garze due volte sono imbattuto a trovar molti vermicciuoli bianchi altamente appiccati<br />
alle sue pareti: ma se ciò due sole volte è seguito, molte e molte altre mi è avvenuto di<br />
trovar di simili vermi ammucchiati nella cavità di tutto il lungo canale degl’intestini<br />
delle medesime garze, a tal segno che non di rado hanno passato il numero di cento; ed<br />
essendo bianchi lattati stannosi così altamente appiccati con la bocca alle pareti interne<br />
della cavità del canale, che difficilmente se ne possono staccare senza lacerazione o<br />
dell’intestino, o de’ vermi stessi, e sono così bizzarri che, di quando in quando, a loro<br />
piacimento mutano figura, come si può vedere nella Fig. XXI, 9, dove sono delineati al<br />
naturale.<br />
In tutte quante quelle moltissime murene che da me sono state considerate nel corso<br />
di molti anni, ne’ mesi di dicembre, di gennaio, di febbraio, di marzo e di aprile, in tutte<br />
quante, senza eccettuarne veruna, ho sempre veduti minutissimi vermicciuoli vivi,<br />
racchiusi dentro ad alcune vescichette o tubercoletti giallognoli; i quali tubercoletti<br />
appariscono di differenti figure, essendo altri ritondi, altri ovati, altri lunghi ed altri<br />
ritorti in foggia della lettera S; e si trovano piantati senz’ordine veruno sotto la tunica<br />
esterna dello stomaco, e per tutta quanta la lunghezza esterna degl’intestini, e per tutto<br />
quanto il fegato, e ne’ muscoli ancora di tutto quanto il ventre tra lisca e lisca; e talvolta<br />
tra tunica e tunica della vescica urinaria, e talvolta ancora piantati nella tunica esterna<br />
delle ovaie di esse murene. Delle quali ovaie, insieme con la vescica urinaria, si può<br />
vedere la figura nella Fig. XVIII, 1, ancorché non vi sieno delineati i tubercoletti che<br />
racchiuggono i vermi.Il celebre Marco Aurelio Severino nella quarta parte della<br />
Zootomia osservò nelle murene questi tubercoletti o vescichette, ma gli vide solamente<br />
negl’intestini, e non pose mente che racchiudessero de’ vermi; anzi credette che fossero<br />
semplici glandule supplentes fortasse anfractus, per servirmi delle sue stesse parole. Di<br />
simili tubercoletti verminosi ne ho scoperti qualche volta ancora ne’ gronghi, ma non<br />
già universalmente in tutti, come senza eccezione veruna mi è avvenuto in tutte le<br />
murene. Sovvienmi che in un gronco, che pesava trenta libbre, osservai che, <strong>intorno</strong><br />
<strong>intorno</strong> alla vescica urinaria, si alzavano grandi ammassamenti di quei tubercoletti tutti<br />
bianchi, chiari e trasparenti, altri ritondi, grossi come ceci, altri come granelli di pepe,<br />
altri come granelli di miglio, altri lunghetti e simili a’ granelli di grano e d’orzo; altri<br />
lunghi quanto un pollice traverso, altri più lunghi di quattro dita pur traverse, e grossi<br />
quanto una penna dell’ale de’ capponi. E non solo si vedevano all’<strong>intorno</strong> della vescica<br />
urinaria, e sul ramo maestro de’ molti e molti canali ureteri, ma e su’ reni stessi, là dove<br />
si uniscono in un sol corpo, e tra tunica e tunica della vescica piena di aria, e tra tunica e<br />
tunica di tutto il canale degli alimenti e del mesenterio. Per lo più questi tubercoletti