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Osservazioni intorno agli animali viventi

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delle cicogne, con la differenza però che questi de’ corvi, ancorché fossero della stessa<br />

grandezza e figura, non erano rossi come quegli delle cicogne, ma bensì bianchi lattati,<br />

e pieni di un fluido trasparente in cui scorgevansi a nuoto le viscere.<br />

Le ugne, siccome ancora il rostro di tutti gli uccelli, se sieno cotte nell’acqua, si<br />

separano facilmente da quella dura guaina, nella quale l’osso del rostro e delle ugne se<br />

ne sta naturalmente inguantato. Un’aquila decrepita, stata lungamente in un serr<strong>agli</strong>o,<br />

avea fuor di misura ingrossate le dita, ed il tarso del piede destro tutto pieno di grossi e<br />

rilevati bitorzoli. Morì finalmente di suo male, o di vecchiaia: e osservato<br />

quell’ingrossamento del piede, conobbi che internamente tutti que’ bitorzoli erano pieni<br />

di minutissimi e quasi invisibili vermicciuoli gialli, i quali col rodere si erano anco<br />

aperta la strada a penetrare fra la guaina e l’osso dell’ugne, a tal segno che l’osso<br />

scorgeasi tutto quanto, per cosi dire, tarmato e traforato.<br />

Gli uccelli acquatici non hanno nel loro esofago quel gozzo che vi hanno i galli e<br />

tutto il genere gallinaceo, le pernici, le starne ed altri simili, e nel genere de’ rapaci lo<br />

sparviere, il falcon pellegrino e l’albanella. Ma se gli uccelli acquatici son privi del<br />

gozzo, non son già privi di quelle tante e tante glandulette, delle quali internamente è<br />

corredato l’esofago di tutti gli altri uccelli, là dove esso esofago si avvicina ad unirsi<br />

allo stomaco, e che spremute esse glandule versano un fluido molto necessario al lavoro<br />

della macerazione e digestione del cibo inghiottito. Queste glandule in alcune razze di<br />

uccelli son più folte, in altre razze son più rade; in alcune son minutissime e quasi non<br />

rilevate dal piano, e in altre razze son più grosse, e con le loro bocchette e canaletti si<br />

veggon molto dalla superficie dell’esofago rilevate. Tra gli esofaghi più dovizioso di tali<br />

glandule, doviziosissimo si è l’esofago di quell’uccello acquatico che da’ cacciatori di<br />

Toscana, per esser egli bianchissimo con qualche fregio di penne nere e col ciuffo in<br />

testa, parte bianco e parte nero, vien chiamato col nome di monachetto; di cui si può<br />

veder la figura pulitamente delineata appresso Francesco Willugbheio, nella tavola<br />

sessagesimaquarta della sua Ornitologia al titolo albellus. Dissi che l’esofago ne è<br />

doviziosissimo; imperocché, avvicinandosi allo stomaco, ingrossa grandemente le sue<br />

pareti per la lunghezza di tre buone dita traverse, e tale ingrossamento vien cagionato<br />

dalle soprammentovate innumerabili moltissime glandulette. Nelle pareti esterne<br />

glandulose dell’esofago di questi uccelli appellati monachetti ho veduto alcune volte<br />

rilevarsi, nello spazio che è di mezzo tra ‘l muscolo e la membrana glandulosa, certi<br />

tubercoletti biancheggianti, che da me gentilmente separati e tratti fuora, sono stati<br />

trovati aver la figura simile ad un fìaschetto col collo, la di cui bocca fosse divisa in due<br />

ritonde aperture, per una delle quali parea che un vermicciuolo cavasse fuora<br />

soventemente la sottilissima sua testa. E veramente sdruciti per lo lungo quei<br />

tubercoletti, vi ho trovato sempre in ciascuno di essi un verme sottilissimo nel capo e<br />

nella coda, ma molto tronfio e grosso nel ventre; e sta colà dentro raddoppiato in modo,<br />

che per una apertura della bocca del fiaschetto può cavar fuora la testa, e per l’altra<br />

apertura può cavar fuora la coda per isgravarsi degli escrementi. Il fiaschetto o borsetta<br />

contenente il verme è bianco, di pareti grosse e forti, e internamente tutte piene di<br />

piccole fossette, con qualche somiglianza a quelle delle auricole del cuore. In essa<br />

borsetta o fiaschetto non ha il verme internamente alcuna attaccatura o connessione, ma<br />

vi sta totalmente sciolto. Nell’interno del verme <strong>agli</strong> occhi miei non è stato possibile<br />

osservar per la minutezza che il canale degli alimenti, tutto pieno di una materia<br />

nericcia, ed un lungo ed intrigato ravvolgimento di sottilissimo e bianco filo, che non<br />

può esser altro che l’arnese appartenente alle cose della generazione Fig. XXI, 10). Di<br />

simili vermicciuoli racchiusi in quei mentovati turbercolettí dell’esofago ne ho veduti

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