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Osservazioni intorno agli animali viventi

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quattro punti, che talvolta appariscon neri e talvolta come turchinicci, che meglio si<br />

ravvisano quando questi vermi sollevano quella estremità dal pasto degl’intestini (Fig.<br />

XVII, 1, 2). E di questa razza se ne trova ancora ne’ cani, ne’ lupi e negli uomini. Anzi<br />

mi sovviene che un bracco da fermo venuto da’ paesi di Spagna durò sette o otto mesi<br />

continui a gettar per secesso ogni giorno una incredibil quantità di tutt’a tre queste razze<br />

di vermi, che ne’ gatti ho detto ingenerarsi: onde il povero bracco era ridotto a tal<br />

termine, che per la sua magrezza tutte l’ossa apertamente mostrava. Ed è cosa degna di<br />

considerazione che i lombrichetti degli intestini di questo cane aveano per appunto<br />

l’istessa figura di quegli degl’intestini de’ gatti, con quella testa a foggia di freccia<br />

disegnati nella Fig. XVII, 3, onde scorgeasi chiaramente che erano di razza differente da<br />

quegli che hanno per loro abitazione i reni de’ medesimi cani e le glandule de’ loro<br />

esofaghi.<br />

Il mesenterio di una lepre, tra tunica e tunica, l’ho veduto esser tutto tempestato di<br />

certe gallozzolette o idatidi trasparenti, piene di acqua limpidissima, di figura di un<br />

seme di popone, col beccuccio in una delle estremità bianco e non trasparente. E sono di<br />

diverse grandezze, altre non maggiori de’ granelli di miglio, altre come granelli di<br />

grano, altre come semi di popone e di cocomero; e quivi, tra tunica e tunica, se ne<br />

stanno senza avere attaccamento veruno ad esse tuniche. Non è solo il mesenterio ad<br />

esser gremito di simili idatidi, imperocché moltissime ne covano sotto la prima tunica<br />

esterna di tutto quanto il canale degli alimenti, e molte e molte, come se fossero <strong>animali</strong><br />

semoventi, stavano libere e sciolte nella gran cavità del ventre inferiore, e molte erano<br />

rinchiuse sotto la tunica che veste il fegato, e molte altre profondamente nascoste,<br />

aggruppate a mucchi e legate insieme nel fegato medesimo: e queste del fegato erano le<br />

maggiori di tutte, essendovene tra esse qualcuna più grande di quel che si sia ogni gran<br />

seme di zucca. La vescica del fiele di questa stessa lepre era molto differente di figura<br />

da quella che sogliono aver le lepri, che naturalmente somiglia ad una pera col gambo.<br />

Ma qui, in vece di vescica, vedevansi nel fegato due grandi, lunghe e sterminatamente<br />

grosse ramificazionì pienissime di bile, nella quale nuotavano diciotto di quei vermi, di<br />

figura somigliante qualche poco al pesce sogliola, che nelle mie <strong>Osservazioni</strong> <strong>intorno</strong><br />

alla generazione degl’insetii accennai trovarsi non di rado ne’ fegati delle pecore e de’<br />

castroni, e che da’ macellai fiorentini son chiamate bisciuole. Onde mi venne dubbio se<br />

quelle gallozzole acquose, di figura di seme di popone o di zucca, potessero per<br />

avventura essere gli embrioni, per così dire, di questi vermi che abitano nel fiele, e che<br />

tali col crescere e col perfezionarsi diventassero: ma non saprei con certezza affermarlo,<br />

né mai ho saputo chiarirmene, ancorché in moltissime altre lepri io abbia osservate le<br />

suddette gallozzole e vi abbia osato qualche poco di diligenza, per ritrovar pur con<br />

certezza che cosa fossero e che acqua fosse quella di che erano piene. Ne presi una<br />

considerabile quantità e la feci lungamente bollire nell’acqua di pozzo: ma l’acqua di<br />

esse gallozzole non si rapprese mai, come suole al fuoco rappigliarsi e congelarsi il<br />

siero che si separa dal sangue, l’acqua che si trova nelle vesciche fatte da’ vescicatori, e<br />

come parimente si condensano e si rappigliano quell’uova che si trovano ne’ testicoli<br />

femminili o ovaie de’ quadrupedi, conforme ho osservato nell’uova delle leonesse,<br />

dell’orse, delle vacche, delle bufale, dell’asine, delle daine, delle cerve e di altri <strong>animali</strong><br />

pur quadrupedi. Si mantenne dunque sempre fluida l’acqua delle gallozzole, come<br />

fluida si mantiene al fuoco e si rappiglia, né si congela, quell’acqua o quel siero che<br />

cavan fuora da’ corpi umani per secesso i medicamenti purganti, conforme molte e<br />

molte volte ne ho fatta l’esperienza. In altre lepri ho scoperto ne’ loro intestini, e

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