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Osservazioni intorno agli animali viventi

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Quanto si appartiene all’interna fabbrica delle viscere, il canale degli alimenti lo<br />

trovo figurato in due modi. In quei lombriconi grossi, e più torpidi delli altri della Fig.<br />

XVI, 1, rassembra che a prima vista abbia tre stomachi: ma la verità si è che quegli che<br />

rassembrano stomachi son tre fasce ritonde, rilevate, che in tre diversi luoghi cingono<br />

l’esofago e lo fortificano esternamente, e con espansioni tendinose si attaccano <strong>intorno</strong><br />

<strong>intorno</strong> al petto ed al dorso; e possono fare allungare e scorciare esso esofago secondo il<br />

bisogno e la volontà dell’animale (Fig. XVI, 2). Il secondo modo, nel quale trovo<br />

figurato il canale degli alimenti, che è comune a tutte l’altre razze di lombrichi terrestri,<br />

si è un lungo esofago, che termina in un concavo che è lo stomaco, fatto a foggia di un<br />

cuore, di pareti molto e molto più grosse e dure di quel che sieno le tuniche di esso<br />

esofago, e le tuniche altresì dell’intestino. Il quale intestino continuato allo stomaco,<br />

camminando a linea retta, d’ogni <strong>intorno</strong> attaccato e stretto d<strong>agli</strong> spazi de’ muscoli<br />

circolari che lo fanno apparire increspato e fatto a celle, come si è l’intestino colon,<br />

giugne a sboccare nel mezzo mezzo dell’ultima e più sottil punta della coda (Fig. XV,<br />

4), diversamente dall’intestino de’ lombrichi degli <strong>animali</strong>, che sbocca fuor del ventre<br />

poco prima che arrivi all’ultimo della coda. Ma quell’intestino di tutti i lombrichi<br />

terrestri è sempre pieno pienissimo, da capo a piedi, di un fior di terra sottilissima ed<br />

impalpabile, che è il solo cibo di che si pascono questi animaletti, senza toccar mai le<br />

radici, l’erbe e gli altri frutti della terra; onde, ottimamente Plauto, Cas., at. primo:<br />

Post autem nisi ruri ervum tu comederis,<br />

Aut, quasi lumbricus, terram.<br />

Non sono forse soli i lombrichi terrestri a nutrirsi di questo elemento, imperocché ho<br />

osservato che quegl’insetti marini vaganti per i fondi del mare, che priapi marini si<br />

appellano, hanno soventemente piene tutte le loro lunghissime budella di sola<br />

minutissima arena. Ho osservato parimente che le folaghe tengono sempremai pieno<br />

zeppo il ventricchio di bianche minutissime pietruzzoline poco più grosse della rena<br />

medesima, tra le quali pietruzzoline talvolta vi si trova qualche fìlo di erba o qualche<br />

piccola fogliuccia: il che forse a prima vista parrebbe che potesse rinfrancar l’opinione<br />

del chiarissimo Gio. Alfonso Borelli, il quale, nel secondo tomo de’ libri Del moto degli<br />

<strong>animali</strong>, alla proposizione 192 affermò alcuni <strong>animali</strong> potersi forse nutrire di sola terra<br />

arenosa; e nella proposizione 194 potersi sospettare se gli uccelli prendano le pietruzze<br />

per cagione di alimento. Veggasi il mio libro delle Esperienze <strong>intorno</strong> a diverse cose<br />

naturali, stampato in Firenze l’anno 1671 in quarto. Ma il Borelli parlava sempre e<br />

scrivea da quel grande e savio uomo che veramente egli era; e però non disse<br />

affermativamente che gli uccelli prendessero le pietruzze per cagione di nutrimento, ma<br />

solamente lo accennò come per un suo sospetto. Ed in vero potrei scrivere di essermi<br />

accertato che quelle pietruzzole inghiottite d<strong>agli</strong> uccelli non conferiscono alla loro<br />

nutrizione: imperocché, in tempo di verno, rinchiusi in una gabbia un cappone senza<br />

dargli mai né da mangiare né da bere, e passati che furono cinque giorni interi si morì,<br />

siccome altri capponi tenuti pur senza mangiare e senza bere non vissero più che sette,<br />

otto e nove giorni. E pure, aperti i loro ventrigli, vi trovai in tutti una considerabile<br />

quantità di pietruzzole che aveano inghiottite prima che fossero rinchiusi, ed in tempo di<br />

così gran bisogno non si erano consumate né passate in nutrimento. Ritentai la prova in<br />

un altro cappone, ed a questo somministrai continuamente acqua da poter bere, e nella<br />

cassetta della gabbia misi molte pietruzze numerate, acciocché se vinto dalla fame<br />

volesse cibarsene, potesse farlo a suo piacimento: ma egli non le toccò mai, ancorché

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