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Osservazioni intorno agli animali viventi

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tempestato vagamente di macchie nere, e con bell’ordine lunghesso il dorso e lunghesso<br />

il ventre disposte; con questa differenza però, che le macchie del dorso e de’ fianchi<br />

erano veramente più fosche, e quelle del ventre più chiare, ed all’<strong>intorno</strong>, per così dire,<br />

più sfumate. A prima vista giudicai che fosse una viperetta: ma due considerazioni mi<br />

distolsero da tale opinione; imperocché non portava in bocca quei denti maggiori, o<br />

canini, o maestri che portan le vipere racchiusi nelle loro guaine, come accennai nelle<br />

mie <strong>Osservazioni</strong> <strong>intorno</strong> alle vipere: e di più, <strong>intorno</strong> a’ due colli, immediatamente<br />

dopo le due teste, avea una striscia bianca lattata che cingea l’uno e l’altro collo in<br />

foggia di due collarini, il che non hanno le vipere. Una striscia, parimente bianca lattata,<br />

circondava <strong>intorno</strong> <strong>intorno</strong> l’estremità della coda, la qual coda era tutta tempestata di<br />

macchie bianche in figura di minutissime stelluzze.<br />

Le teste ed i colli erano della stessa grossezza e lunghezza, senza differenza veruna;<br />

ed essi colli erano lunghi al più al più due dita traverse. In ogni bocca si vedea la sua<br />

lingua, al solito de’ serpenti acutissima e biforcata in punta, nascente e radicata sotto il<br />

cannello dell’asperarteria; si vedeano altresì due occhi per ogni testa; ed insomma<br />

queste teste erano totalmente simili, e di niuna particella tra di loro manchevoli e<br />

differenti.<br />

Due erano le trachee o canne de’ polmoni; due per conseguenza i polmoni, l’uno<br />

dall’altro onninamente diviso; il destro appariva chiaramente maggiore del sinistro. La<br />

loro figura scorgeasi simile a quella de’ polmoni delle vipere e delle altre serpi, in<br />

foggia di un lungo e semplice sacco membranoso, tutto internamente di piccoli rialti e<br />

rabeschi alla rinfusa ricamato; manifestamente di due susstanze, e come per appunto<br />

Gherardo Blasio descrive il polmone del serpente da esso notomizzato, nella quinta<br />

parte della sua Notomia degli <strong>animali</strong> bruti.<br />

Due i cuori racchiusi ne’ loro particolari pericardi, e ciascuno avea di per sé i suoi<br />

propri canali sanguigni, con questa sola differenza che il cuore destro era più grande di<br />

quello che si fosse il sinistro.<br />

Due gli esofaghi e due gli stomachi assai lunghi, secondo il solito de’ serpenti.<br />

Questi stomachi si univano in un solo e comune intestino; e laddove in esso comune<br />

intestino si univano, innalzavasi nel fondo di ciascuno di essi internamente un<br />

mucchietto circolare di minutissime glandulette o papille, acute in punta e rossigne,<br />

simili a quelle che ne’ volatili guerniscono la parte interna e bassa dell’esofago, in<br />

vicinanza dello stomaco; e gemevano qualche appena visibile stilla di liquor bianco, ed<br />

a giudizio del sapore, salato. Una linea di simili, ma molto minori papillette, che senza<br />

l’aiuto del microscopio non si potevano ben distinguere, scorreva per tutta quanta la<br />

lunghezza del canale componente gli esofaghi e gli stomachi.<br />

L’intestino, dopo i consueti avvolgimenti, si conduceva a sboccare nella cloaca del<br />

podice, conforme sta delineato nella Fig. I, 2. Gli stomachi totalmente vuoti, solamente<br />

nel canale degl’intestini riteneasi per ancora qualche piccola bruttura di sterco e qualche<br />

impiastramento di materia mucosa, tra la quale stavano involti e, per cosi dire,<br />

impantanati molti minutissimi lombrichi, alcuni di colore bianchissimo ed altri di colore<br />

rossigno, e tutti vivi, ancorché per tre settimane io avessi tenuto questo animaletto<br />

rinchiuso in un gran vaso di vetro, dove non volle mai prender cibo di sorte alcuna,<br />

conforme soglion fare molte razze di serpenti.<br />

Il fegato non era un solo, ma due erano i fegati. Nel destro, che trovai esser maggiore<br />

del sinistro, tondeggiavano cinque rilevate vescichette, ciascuna delle quali racchiudeva<br />

un vermicciuolo della stessa razza di quegli impantanati nella cavità degl’intestini. La<br />

considerazione di questi tali vermicciuoli mi diede impulso al presente trattatello, in cui

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