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Tesi per stampa 1 - Padis - Sapienza

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La cultura della guerra e le sue metamorfosi 57<br />

house-Five di Kurt Vonnegut – romanzo par excellence sul bombardamen-<br />

to di Dresda 93 – considera quest’ultimo sicuramente peggiore di quello<br />

di Hiroshima. Il protagonista Billy Pilgrim, americano, si trova nella si-<br />

tuazione di dover subire l’attacco dei suoi compagni inglesi e americani<br />

e finisce col condividere il dolore e l’es<strong>per</strong>ienza del bombardamento vis-<br />

suta dai tedeschi.<br />

4. La guerra nel XX secolo: raccontare il dolore<br />

Ho ritrovato questo diario in due<br />

quaderni negli armadi blu di Neauphle-le-Château.<br />

Non ricordo<br />

di averlo scritto. So che è o<strong>per</strong>a<br />

mia, […] ma non mi vedo<br />

nell’atto di scrivere questo Diario.<br />

Marguerite Duras, Il dolore, 1985<br />

Così Italo Calvino riconosce la difficoltà di raccontare l’es<strong>per</strong>ienza della battaglia:<br />

Molte cose dovrei ancora aggiungere <strong>per</strong> spiegare com’era questa<br />

guerra in quel luogo e in quei mesi ma anziché risvegliare i<br />

ricordi, tornerei a ricoprirli con la crosta sedimentata dei discorsi<br />

di dopo, che mettono in ordine e spiegano tutto secondo la<br />

93 La distruzione delle città tedesche <strong>per</strong> mezzo dei bombardamenti è rimasto un<br />

argomento tabù e quasi assente nella letteratura e nel dibattito culturale nella Germania<br />

dell’immediato dopoguerra. Scrive W.G. Sebald: “un popolo che aveva assassinato<br />

e torturato a morte milioni di esseri umani nei suoi lager, non poteva certo<br />

chiedere conto, alle potenze vincitrici, della logica politico-militare che aveva imposto<br />

la distruzione delle città tedesche. Inoltre non è da escludere che non pochi fra i<br />

destinatari degli attacchi aerei […] vedessero nei giganteschi incendi […] una giusta<br />

punizione, quando non addirittura la ritorsione di un’istanza su<strong>per</strong>iore con la quale<br />

non era ammesso discutere”. W. G. SEBALD, op. cit., p. 26.

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