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Capitolo primo<br />
rappresentare maggiormente la miseria delle città tedesche distrutte 86 , e<br />
a scegliere di adottare il punto di vista di donne e bambini 87 , sottoline-<br />
ando il loro sforzo <strong>per</strong> la sopravvivenza e la loro attesa <strong>per</strong> il ritorno di<br />
genitori, fratelli e mariti.<br />
“Ci siamo solo noi ad aspettare ancora, è l’attesa di sempre,<br />
l’antica attesa delle donne in tutti i paesi del mondo: che gli uomini tor-<br />
nino dalla guerra” 88 : così Marguerite Duras nel suo racconto “Il dolore”.<br />
Già nell’Iliade, lo si è visto, le donne attendono, impotenti, notizie dei<br />
mariti guerrieri:<br />
Alle porte Scee Ettore giunse intanto, e alla quercia; e subito gli<br />
furono intorno le spose dei Teucri e le figlie chiedendo notizie<br />
di figli fratelli parenti e sposi; ma lui le invitava, tutte, a pregare<br />
gli dei: su molte di loro la sciagura incombeva. (Iliade, VI, p.<br />
285)<br />
Come sulle porte Scee, così alla stazione d’Orsay – dove arrivano i pri-<br />
gionieri di ritorno dai campi di concentramento tedeschi – le donne<br />
chiedono notizie dei propri conoscenti e mariti. Sono luoghi che segnano<br />
il limite del territorio della città, e, nel caso di Troia, il confine con il<br />
campo di battaglia. Come Troia dopo l’abbattimento delle porte Scee <strong>per</strong><br />
86 Si vedano, <strong>per</strong> esempio, Irgendwo in Berlin (1947) di Gerhard Lamprecht e Ger-<br />
mania anno zero (1947) di Roberto Rossellini.<br />
87 Cfr. PIERRE SORLIN, op. cit., p. 104.<br />
88 MARGUERITE DURAS, La Douleur, P.O.L. éditeur, 1985. Trad. it. Il dolore, Milano,<br />
Feltrinelli, 1995, p. 44.