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La cultura della guerra e le sue metamorfosi 45<br />
la polis, <strong>per</strong> costituire la grande urbs nel cui dominio-alleanza tutte le po-<br />
leis possono collegarsi” 61 .<br />
La “guerra in forma” finisce con il primo conflitto mondiale,<br />
quando l’uso indiscriminato della violenza esclude la guerra da ogni si-<br />
stema di diritto, trasformandola in crimine 62 . Per Roger Caillois, invece,<br />
è l’inizio dell’era moderna a portare i segni del passaggio da un tipo di<br />
guerra regolata, praticata come un’attività “simile al gioco o allo<br />
sport” 63 , alla volontà di distruzione che accompagna, da un lato,<br />
l’introduzione della coscrizione obbligatoria e, dall’altro, la rivoluzione<br />
industriale. Egli parla allora di guerra “totale” 64 . In quanto tale,<br />
essa implica in primo luogo che la massa dei combattenti tende<br />
a coincidere con il numero complessivo della popolazione maschile<br />
adulta disponibile e in secondo luogo che la quantità di<br />
materiale impiegato corrisponde al livello più elevato che può<br />
raggiungere l’industria della nazione belligerante al massimo<br />
ritmo. 65<br />
Le rivoluzioni nel campo della tecnologia delle armi hanno reso più faci-<br />
le il compito di uccidere e allo stesso tempo hanno aumentato la distan-<br />
za tra le parti in guerra. Per questo motivo anche a un ragazzo dalla<br />
scarsa forza fisica come Fabrizio del Dongo era <strong>per</strong>messo combattere a<br />
Waterloo, ma solo avendo a disposizione un fucile, come gli ricorda<br />
61 ROBERTO ESPOSITO, op. cit., p. 55.<br />
62 ANTONIO SCURATI, “Dire addio alle armi”, cit., p. 297.<br />
63 ROGER CAILLOIS, op. cit., p. 59.<br />
64 Ivi, p. 89.<br />
65 Ibid.