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La cultura della guerra e le sue metamorfosi 37<br />
Se la guerra può essere pensata e rappresentata attraverso metafore ri-<br />
correnti alla maternità, allora appare comprensibile che l’immagine ma-<br />
terna sia stata usata <strong>per</strong> glorificare e sostenere la guerra, soprattutto il<br />
primo conflitto mondiale, sia nella propaganda sia nella produzione let-<br />
teraria favorevole al conflitto 41 .<br />
Se le dee combattono alla pari contro le divinità maschili e a volte sono<br />
anche più astute, le donne mortali rimangono all’interno delle mura del-<br />
la città, chiuse in una dimensione privata, in attesa che gli uomini torni-<br />
no dalla battaglia. Così Ettore ad Andromaca nel VI canto:<br />
Ma ora va a casa e torna alle tue occupazioni, al fuso e al telaio e<br />
alle ancelle ordina di badare al lavoro; alla guerra penseranno<br />
gli uomini, tutti gli uomini di Ilio, e io più di ogni altro. (Iliade,<br />
VI, p. 301)<br />
Nel canto III Elena, che pure è al centro della contesa 42 , si confi-<br />
gura al massimo come testimone della battaglia, sia pure privilegiata<br />
Woman. Gender, and Literary Representation, Chapel Hill-London: The University of<br />
North Carolina Press, 1989, pp. 9-24; p. 9.<br />
41 Su questo aspetto nella letteratura inglese, cfr. BOXWELL, D. A., “The (M)Other<br />
Battle of World War One: The Maternal Politics of Pacifism in Rose Macaulay’s Non-<br />
Combatants and Others”, in Tulsa Studies in Women’s Literature 12.1, Spring 1993, pp.<br />
85-101.<br />
42 È Erodoto il primo ad affermare che in realtà non Elena, ma solo il suo fantasma<br />
è arrivato a Troia. Per certi versi Christa Wolf segue la versione di Erodoto in<br />
Kassandra, accentuando ulteriormente l’irrazionalità e l’inutilità di una guerra combattuta<br />
senza un motivo reale, o <strong>per</strong> motivi diversi da quello ufficiale.