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Capitolo primo<br />
definiti “barbari”, cioè “coloro che parlano una lingua incomprensibile” 4<br />
oppure “coloro che balbettano” – raccontata da Erodoto nelle Storie, e<br />
quella tra Sparta e Atene descritta nella Guerra del Peloponneso di Tucidi-<br />
de. Per alcuni il linguaggio della violenza è una costante assoluta di tutte<br />
le forme di scrittura, ed è possibile rintracciare una retorica del combat-<br />
timento non solo nella letteratura, ma anche nelle categorie interpretati-<br />
ve di cui ci serviamo nella quotidianità 5 . Una volta stabilita la connes-<br />
sione tra linguaggio e violenza nei termini foucaultiani di “retorica della<br />
violenza”, la relazione appare reversibile, tanto che da Derrida in poi si<br />
può parlare di violenza della retorica o di “violence de la lettre” 6 . Può<br />
essere estremo vedere nella scrittura stessa una forma di violenza piut-<br />
4 Sulla guerra come linguaggio, cfr. SERGIO VALZANIA, Retorica della guerra. Quando<br />
la violenza sostituisce la parola, Roma: Salerno Editrice, 2002.<br />
5 Per un resoconto sulle posizioni riguardanti il rapporto guerra-letteratura, cfr.<br />
GIORGIO MARIANI “Tra Omero e l’America”, introduzione a IDEM (a cura di), Le parole<br />
e le armi: saggi su guerra e violenza nella letteratura e nella cultura degli Stati Uniti<br />
d’America, Milano: Marcos y Marcos, 1999, pp. 13-53; cfr. anche EVELYN J. HINZ, “An<br />
Introduction to War and Literature”, in Troops versus Tropes, fascicolo speciale di<br />
Mosaic. A Journal for the Interdisciplinary Study of Literature 23, Summer 1990, pp. vxii.<br />
6 Questo il titolo della seconda parte in De la grammatologie (Paris Minuit, 1967;<br />
trad. it. Della grammatologia, Milano: Jaca Book, 1968/1998).