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Epilogo 175<br />
La decisione dell’Antigone di Zambrano di non uscire dalla prigione è<br />
una scelta politica. Solo se ci fosse una legge nuova, Antigone potrebbe<br />
riuscire a sopravvivere, ma finché questa possibilità viene negata Anti-<br />
gone deve morire: “se l’uomo del potere fosse sceso qui in un altro mo-<br />
do […], con la Legge Nuova, e qui stesso avesse ridotto in cenere la leg-<br />
ge vecchia, allora sì che sarei uscita con lui” (TA, p. 118). Accettare la<br />
salvezza senza pretendere una nuova legge significherebbe accettare la<br />
legge di Creonte, collaborare con l’uomo del potere, aiutarlo a trasgredi-<br />
re alla legge stessa, ma senza invalidarla. Così, Antigone non rifiuta la<br />
condanna, ma la legge che la genera (TA, p. 117). E tuttavia il suo rima-<br />
nere in esilio non è infruttuoso:<br />
Tutti, come me, in esilio senza rendersene conto, fondando una<br />
città dopo l’altra. Nessuna città è nata come un albero; tutte sono<br />
state fondate, un giorno, da qualcuno arrivato da lontano.<br />
Un re, magari, un re-mendico cacciato dalla sua patria e che<br />
nessun’altra patria vuole, come mio padre quando vagava guidato<br />
dai miei occhi che <strong>per</strong> quanto scrutassero non riuscivano a<br />
scoprire la città del destino, dove fosse ad attenderci un altro<br />
posto <strong>per</strong> noi. (TA, pp. 118-119)<br />
Tra la possibilità di salvarsi rinnegando i propri principi e la punizione<br />
più crudele, Antigone sceglie consapevolmente la seconda alternativa,<br />
con paura certo (come nella rielaborazione di Anouilh), ma anche con<br />
orgoglio. Del resto in La tomba di Antigone la fanciulla discende volonta-