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Epilogo 169<br />
che siamo nate donne, sì da non poter lottare contro uomini” 9 ). Accet-<br />
tando il divieto imposto dalla legge di Creonte, Ismene rinuncia al gesto<br />
e alla parola politica. Così in lei è stato rintracciato l’archetipo del citta-<br />
dino complice dei regimi totalitari, che non ritiene possibile agire diver-<br />
samente da quanto previsto dalle leggi, a prescindere dalla loro eticità 10 .<br />
Per questa ragione Antigone si dichiara l’ultima della sua dinastia (vv.<br />
600, 95, 941), <strong>per</strong>ché – come afferma anche Hannah Arendt – solo nello<br />
spazio pubblico si può veramente vivere.<br />
Nell’o<strong>per</strong>a di Maria Zambrano Ismene non è condannata, ma è<br />
l’unico <strong>per</strong>sonaggio, insieme alla Madre, a non avere voce nel dialogo<br />
con Antigone. In questa sezione prevale un sentimento di nostalgia <strong>per</strong><br />
la complicità dell’infanzia, ma allo stesso tempo la consapevolezza della<br />
diversità delle loro storie. “Faceva parte del gioco”, dice Antigone, che<br />
lei sia dovuta andare a lavare il fratello e Ismene no: “Tu non avevi<br />
l’obbligo di venire con me a lavare il nostro fratello senza onore, <strong>per</strong>ché,<br />
vedi, ormai è chiaro, quella che lava sono io” (TA, p. 76). Il gioco infanti-<br />
le diventa metafora dell’atteggiamento politico successivo:<br />
Nel gioco io ero quella che calpestava più volte la riga e <strong>per</strong><br />
questo, solo <strong>per</strong> questo, <strong>per</strong>deva sempre. In tutto il resto ero<br />
9 Ivi, p. 293.<br />
10 Cfr. MARYVONNE DAVID-JOUGNEAU, Antigone ou l’aube de la dissidence, Paris-<br />
Montreal: Harmattan, 2000, p. 16: “Venticinque secoli prima degli stati totalitari Sofocle<br />
disegna il cittadino modello, complice di tutti i sistemi ingiusti, che non ritiene<br />
possibile agire diversamente nello spazio pubblico”. Citato in FRANCESCA BREZZI, op.<br />
cit., pp. 90-91.