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Tesi per stampa 1 - Padis - Sapienza

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14<br />

Introduzione<br />

cioè un prestito non letterale e non chiaramente segnalato, “un enuncia-<br />

to la cui piena intelligenza presuppone la <strong>per</strong>cezione di un rapporto con<br />

un altro enunciato” 7 . L’allusione richiede un lettore modello in grado di<br />

attivare il riferimento al testo a cui si allude. Ma esistono gradi di inter-<br />

testualità ancora più astratti di questo, che non possono essere ricondotti<br />

a categorie precise, o che non sono necessariamente riconducibili alla vo-<br />

lontà dell’autore. Le o<strong>per</strong>e di Elizabeth Bowen e di Christa Wolf prese<br />

qui in considerazione evocano Antigone indipendentemente dai prestiti<br />

semantici da un ipotesto 8 riconoscibile. Il conflitto descritto nelle loro<br />

o<strong>per</strong>e ripropone <strong>per</strong>ò chiaramente quello originario. Del resto è anche<br />

vero che alcune relazioni intertestuali non scaturiscono da precise inten-<br />

zioni testuali, ma possono essere attivate nell’atto della lettura 9 . Sul con-<br />

fine tra allusione sottile e interpretazione intertestuale si muove la mia<br />

analisi dei testi di Bowen e Wolf – dove Antigone apparirà come riferi-<br />

7 GÉRARD GENETTE, op. cit., p. 4.<br />

8 Nei termini di Genette l’ipotesto è un testo anteriore A che abbia un qualsiasi<br />

tipo di relazione con uno posteriore B che si può definire i<strong>per</strong>testo. Per Genette, sono<br />

i<strong>per</strong>testi tutte le o<strong>per</strong>e derivate da un lavoro precedente, <strong>per</strong> trasformazione, come<br />

nella parodia, o <strong>per</strong> imitazione come nel pastiche. Ma pastiche e parodia non sono<br />

che le manifestazioni più evidenti di questa “letteratura di secondo grado”. Cfr.<br />

GÉRARD GENETTE, op. cit., pp. 7-8.<br />

9 È Roland Barthes a definire il significato di un testo come il risultato delle relazioni<br />

intertestuali attivate dal lettore. Il lettore, <strong>per</strong> Barthes, non è più colui che deve<br />

scoprire nel testo le intenzioni e il significato immessovi dall’autore, ma gli viene<br />

concesso il piacere di aprire il testo stesso a una molteplicità di letture, ciascuna delle<br />

quali ne è, in ultima analisi, una riscrittura. Cfr. ROLAND BARTHES, Il piacere del testo<br />

[1973], in Variazioni sulla scrittura e il piacere del testo, Torino: Einaudi, 1999.

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