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Nella città assediata: dislocazione e spaesamento nella Londra di Elizabeth Bowen 131<br />
possessed a hermetic world, which, like the ideal book about nothing,<br />
stayed itself on itself by its inner force” (HD, p. 90). In quella sfera non<br />
c’è bisogno di parole, e nemmeno c’è spazio <strong>per</strong> le domande poste dalla<br />
vita pubblica e da quella della coscienza: l’amore, direbbe Hannah<br />
Arendt, è un sentimento antipolitico:<br />
Everything came to be woven into the continuous narrative of<br />
love; which, just as much, kept gaining substance, shadow,<br />
consistency from the im<strong>per</strong>fectly known and the not said. For<br />
naturally they did not tell one another everything. Every love<br />
has a poetic relevance of its own; each love brings to light only<br />
what is to it relevant. Outside lies the junk-yard of what does<br />
not matter. (HD, p. 99)<br />
Così Stella annulla totalmente la propria dimensione sociale: “I don’t<br />
count” (HD, p. 102).<br />
Tuttavia Stella sceglie di non continuare la stirpe delle donne si-<br />
lenziose (<strong>per</strong>altro tematizzata, come si vedrà, in una sezione importante<br />
del libro). Quando Harrison la informa dell’attività spionistica di Robert,<br />
Stella si trova di fronte a una contrapposizione estrema tra dimensione<br />
pubblica e dimensione privata. La sua identità femminile convenzionale<br />
entra in crisi, al punto di rifiutare la proposta di matrimonio dell’amante<br />
e di prendere la decisione di parlare, chiedendogli con forza la verità.<br />
Per trovare il suo posto “among humanity” (HD, p. 293) Stella ha biso-<br />
gno di comprendere il valore della parola: “Talk has got to begin” (HD,