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Capitolo terzo<br />
La metamorfosi della città è costante nelle pagine di Bowen, come in<br />
quelle di Virginia Woolf, di cui condivide la focalizzazione sulla “men-<br />
te” di Londra (“psychic London”). Il governo inglese si aspettava centi-<br />
naia di migliaia di morti solo nelle prime settimane del Blitz e si calcola-<br />
va che decine di migliaia di <strong>per</strong>sone avrebbero <strong>per</strong>so la ragione 23 . La po-<br />
stfazione a The Demon Lover descrive l’atmosfera che regna sulla città<br />
semidistrutta come uno “state of lucid abnormality”, in cui la <strong>per</strong>cezione<br />
è allo stesso tempo accentuata e anestetizzata (MT, p. 95). Anche le allu-<br />
cinazioni sono “a saving resort” (MT, p. 96) in un mondo privo, a causa<br />
della guerra, di confini precisi tra realtà e fantasia, tra il mondo dei vivi e<br />
il mondo dei morti.<br />
La guerra rovescia l’ordine della cultura fondato proprio sulla<br />
separazione tra vivi e morti; spesso i <strong>per</strong>sonaggi di Elizabeth Bowen par-<br />
tecipano di questa condizione, che si aggiunge alla dislocazione di un<br />
esilio o alla prigionia, metaforica o psicologica 24 .<br />
Di fronte allo spaesamento derivante dallo stato di guerra in cui<br />
vive la metropoli, la scrittrice si concentra sull’attimo, sul misterioso<br />
moment epifanico dei modernisti, sul quotidiano della Londra in guerra:<br />
“Each moment is everywhere, it holds the war in its crystal; there is no<br />
23 Le statistiche reali non furono così drammatiche ma si calcola che il Blitz su<br />
Londra danneggiò in totale tre milioni e mezzo di abitazioni. Cfr. KRISTINE A.<br />
MILLER, “ ‘Even a Shelter’s Not Safe’: The Blitz on Homes in Elizabeth Bowen’s<br />
Wartime Writing”, in Twentieth Century Literature 45.2, 1999, pp. 138-158; p. 138.<br />
24 Dislocated e dispossed sono termini ricorrenti nelle o<strong>per</strong>e di Bowen. Un’altra parola<br />
ricorrente è enisled. Cfr. VICTORIA GLENDINNING, op. cit., p. 52.