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Introduzione 11<br />
tazioni, plagi, allusioni 3 . Come spesso avviene con i fenomeni interte-<br />
stuali che coinvolgono o<strong>per</strong>e canoniche, la citazione ha due funzioni: <strong>per</strong><br />
un verso arricchisce il testo che la contiene, <strong>per</strong> un altro cambia la nostra<br />
prospettiva sul testo citato, istituendo una nuova prospettiva storica ed<br />
ermeneutica.<br />
Tra quelli analizzati i casi più significativi di rievocazione diretta<br />
della tragedia antica sono le o<strong>per</strong>e di Virginia Woolf – in cui Antigone è<br />
modello, ma anche parola da tradurre e oggetto della narrazione (il libro<br />
materialmente inteso) – e la rielaborazione brechtiana, che include nel<br />
suo titolo il nome di Sofocle insieme a quello di Brecht (Brechts Antigone<br />
des Sophokles), assegnando all’intero dramma la funzione di “citazione”.<br />
Come si vedrà, nelle riscritture prodotte durante le due guerre mondiali<br />
la funzione principale della citazione è quella di attribuire valore politico<br />
al gesto di Antigone, che diventa così simbolo della resistenza ai totalita-<br />
rismi, laddove lo stesso gesto descritto da Sofocle conserva un’ambiguità<br />
di fondo, tanto da essere spesso interpretato come un atto antipolitico. È<br />
3 Sono gli elementi che <strong>per</strong> Genette indicano “la presenza effettiva di un testo in<br />
un altro”, cioè quello che definisce “intertestualità” vera e propria. Ciò che i poststrutturalisti,<br />
in particolare Julia Kristeva e Roland Barthes, definiscono “intertestualità”,<br />
<strong>per</strong> Genette va definito “transtestualità”. Genette poi suddivide questa categoria<br />
generale in 5 tipologie, nel tentativo di coprire tutte le possibili manifestazioni<br />
del fenomeno in questione. L’intertestualità rappresenta, dunque, <strong>per</strong> Genette<br />
una di queste tipologie. Cfr. GÉRARD GENETTE, Palinsesti. La letteratura al secondo grado<br />
[1982], Torino: Einaudi, 1997, pp. 4-5.