La tigre e il monaco buddista - Alternance

e. Il messaggio era arrivato, appunto, tre settimane fa.
“Perché, padre, hai accettato di prendere questo fardello
per la nostra famiglia?” sospirò, sedendosi alla scrivania,
di fronte a un piccolo altare portatile dove meditava un
Budda sorridente. Per la centesima volta rilesse la lettera.
Non c’erano dubbi, era autentica e conteneva il codice segreto.
L’uomo che l’aveva portata aveva, anche lui, ripetuto
il codice giusto.
I pensieri del re tornarono al giorno in cui il padre lo
aveva portato a caccia. Lontano da orecchie indiscrete, gli
aveva confidato il terribile segreto di cui era diventato, alcuni
anni prima, il custode. Sull’onore della corona bhutanese
gli aveva fatto giurare di esserne, dopo la sua morte,
il degno depositario. E adesso era venuto il momento
di mantenere la promessa fatta al defunto re. Questo chiedeva
la lettera.
Sentiva un’oppressione al petto che gli rese difficile
prendere il telefono sulla scrivania. Compose lentamente
un numero e aspettò pazientemente la risposta. Una voce
addormentata bofonchiò qualche parola incoerente.
«Si svegli, amico mio!» disse aspettando gentilmente
che il suo interlocutore tornasse in sé.
«Scusi tanto, Maestà. Non avevo capito...».
«Lo so, è tardi. Mi ascolti bene. Voglio che metta in
azione il piano Tigre».
«Il piano Tigre... Maestà?».
«Ha capito bene. Esecuzione immediata! Buonanotte».
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