La tigre e il monaco buddista - Alternance

«Cosa c’entra questo con la sua storia?» chiese con interesse
il capo di gabinetto.
«Sembra che questa richiesta sia stata bruscamente respinta
dalla più alta autorità».
«Vuole dire il...».
«Esattamente, dallo stesso papa, visto che è l’unico ad
avere accesso a quel tale documento».
«Non riesco a seguirla. Stavamo parlando di manoscritti
tibetani e ora mi tira fuori un documento cinese».
«Lasci che le spieghi. Il documento cinese è datato
1655. È noto con il nome di Lettera di Seta dell’imperatrice
Ming. Il prete che se ne è interessato è uno tra i più
brillanti tibetologi della Chiesa cattolica romana. Due
giorni dopo la sua richiesta, è stato trasferito in Ruanda, in
mezzo al nulla, tagliato fuori dal mondo».
«Caspita!» esclamò il funzionario. «Molto interessante.
Devo chiedere a lei, professore, e alla sua assistente di tenere
tutto assolutamente segreto. Da questo momento, è
un affare di Stato».
Ginevra-Pechino
Da sette anni, da quando lavorava come capo del personale
delle Nazioni Unite a Ginevra, Chu Hua non aveva
mai visto niente di simile. Guardava con evidente sorpresa
gli ordini di trasferimento che il segretario generale
delle Nazioni Unite gli aveva inviato, quella mattina, con
un corriere diplomatico urgente da New York. C’era scritto
che, dopo un colloquio con l’ambasciatore britannico,
proponeva Timothy Wiscott per la sede di Thimpu, nel
Bhutan. L’incarico era stato messo a concorso, come al solito,
sul giornale interno delle Nazioni Unite. Erano stati
presi in considerazione cinque candidati che avrebbero
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