La tigre e il monaco buddista - Alternance

co Nying-ma-pa, una scuola di Buddismo fortemente radicata
nel Bhutan, gli si avvicina. Il lama lo interroga sui motivi
della sua ricerca. Il mio assistente gli fornisce le spiegazioni
necessarie. Con sua grande sorpresa, il monaco gli risponde
che la sua ricerca è assolutamente inutile, poiché tale
manoscritto non esiste. Quando il mio collaboratore gli
chiede come fa a esserne così sicuro, il bhutanese fa marcia
indietro, diventa molto evasivo e, poco dopo, interrompe
bruscamente la conversazione in maniera alquanto villana.
«Questo comportamento suscitò dei sospetti nel mio
assistente. Perché quel monaco avrebbe dovuto contattare
il nostro uomo solo per dirgli che quel documento non
esisteva? Avrebbe semplicemente potuto non farlo».
«È piuttosto tenue come indizio, caro amico» osservò il
capo di gabinetto in tono vagamente deluso. «Capisce bene
che non possiamo intraprendere niente su basi così inconsistenti».
«Sono d’accordo con lei. Ma mi lasci continuare. La mia
assistente e io abbiamo discusso la questione con il nostro
collega di Roma. Ci ha dato due informazioni piuttosto inquietanti.
Il suo maestro, il professor Tucci, aveva più volte
visitato Lhasa, durante il regno del tredicesimo Dalai
Lama, e dove gli erano stati mostrati alcuni testi antichi dal
significato incomprensibile».
Il professor Machprot lasciò passare qualche istante
perché le sue frasi venissero capite, poi continuò:
«Il nostro amico ha degli ottimi contatti in Vaticano. Si
servono spesso di lui in caso di discussioni delicate con dei
dignitari buddisti. Una di queste persone lo aveva informato
che recentemente c’è stata agitazione nei più ristretti
circoli della Curia. Un prete della Compagnia di Gesù
aveva chiesto di vedere un vecchio documento cinese conservato
negli Archivi segreti del Vaticano. Come lei sa,
quella biblioteca ospita più segreti politici di tutti gli archivi
dei servizi di informazione del mondo».
34