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pag. 4 SEGUE: LA FIERA DI LAMPORECCHIO NEGLI ANNI 50 di Ferruccio Ubaldi la prendevano. Nel baraccone del vitello a due teste c’era una specie di mummia animalesca bicefala e una gran dovizia di giornali incorniciati, anche con qualche fotografia, che davano la notizia dell’evento. Avevano successo anche i “tiri a segno”, dove si sparava qualche serie di colpi coi fucili ad aria compressa e dove si poteva anche vincere un premio, normalmente una bottiglia di orribile spumante. Ma quello che attirava più di tutto noi ragazzi era l’autopista dove il divertimento era il più grande e purtroppo il più costoso, specialmente dopo cena, quando i tempi erano raccorciati e con nostro disappunto suonava la cicalina e dovevamo consegnare un altro gettone ad un agile ragazzo che saltava da una macchina all’altra. Non era solo la soddisfazione di guidare un’automobilina, lo scopo era anche di invitare una ragazza a condividere la corsa e quando ci riuscivamo ne eravamo molto fieri. E’ vero che tutti avrebbero cercato di speronarci, ma questo faceva parte del gioco e accresceva il nostro orgoglio. Scrutavamo senza parere ma con interesse i cambiamenti delle nostre amiche, gli abiti estivi tradivano lo sbocciare di acerbe rotondità che provocavano in noi le prime pruriginose curiosità. IL FIERINO La mattina del Fierino i banchi erano smontati o coperti, la manifestazione principale di quel giorno era la fiera dei ciuchi e dei cavalli, oltre ai bovini, che cominciava nel primo pomeriggio e Via della Chiesa (N.d.R. Via Vitoni) per la vicinanza con la Piazza dei Macelli (N.d.R. Piazza La Marmora) e la presenza di tanti stimati barrocciai, costituiva la scena delle contrattazioni fra acquirenti, venditori e sensali. In piazza si contrattavano so- prattutto i ciuchi e i bovini, ma gli affari di cavalli si concludevano davanti alla casa di Cencio Tesi che era considerato il più autorevole dei barrocciai. La strada si riempiva di appassionati di tutto Lamporecchio ed anche dei paesi limitrofi, oltre a quelli residenti in quella via. Mi ricordo di alcuni come Ugenio del mulino, Cadi (Gamenoni), Gigi e Berto Francesconi, Nipi (Ferretti), Gigetto Giannoni (il mugnaio), Didolo (Leporatti), Lulli (Cioli), Tassino (Venturini), Mone (Pierozzi), Topino (Vescovi) e tanti altri di cui non ricordo i nomi. Io ero Lamporecchio: giovani al bar nel 1953 FOTO NUCCI attirato dai cavalli, ma nello stesso tempo esitavo a prendermi troppe confidenze con loro perché avevo visto più volte gli equini scalciare ed anche mordere le persone. A onor del vero, le bestie in questione era anche troppo giusto che fossero nervose perché queste reazioni violente le avevo osservate in occasione della castrazione che il Veterinario Dott. Lassi organizzava due volte l’anno nel cortile davanti al suo ambulatorio. Tutti questi appassionati prendevano parte alle contrattazioni e i mediatori si sforzavano ad afferrare le mani dei contraenti cercando di farle incontrare. - Tocca qui, tocca qui! - Urlavano e mentre i due facevano finta di non voler far l’affare e si tiravano indietro, ma non troppo, se il sensale riusciva a far toccare le mani l’affare era concluso ed ognuno dei contraenti simulava scontentezza, affermando di “averlo preso in tasca”. A quei tempi nemmeno i carrettieri praticavano comunemente il turpiloquio che oggi usano tranquillamente anche e forse soprattutto i giovani. Bisogna anche aggiungere, per la verità, che i loro discorsi erano punteggiati di “resie” spesso elaborate e pittoresche, ma forse anche questa brutta abitudine era una distorta manifestazione di fede. Naturalmente i più accreditati barrocciai erano consultati e N. 9 LUGLIO/AGOSTO 2009 davano il loro parere discretamente ai richiedenti, ma la bocca della verità e ultimo giudice era Cencio, perché il suo parere era il più autorevole e quindi definitivo. Il Dott. Lassi, impeccabile col suo vestito avorio, camicia bianca, cravattino nero col fiocco all’anarchica e panama in testa, col suo mezzo toscano in bocca, veniva a dare uno sguardo, ma non voleva mai esprimere un parere sugli animali in vendita e si rifiutava di prender parte alle dispute. Talvolta andavo a casa e dalla finestra del salotto, con le persiane accostate assistevo con mia madre alle vertenze, ai detti ed ai proverbi sciorinati dai mediatori e dai presunti contraenti, uscivano fuori certe discussioni divertenti e spiritose anche quando tutti erano convinti e contenti per l’affare che si sarebbe sicuramente concluso. Era un gioco ed un rito e s’ intrecciavano le dichiarazioni. --Un lo vedi che è brescio?-- --Guarda che schiena avvallata, questo tu l’ha’ sfiancato!-- --E un tu mi convinci, questo lo deve avé avuto Garibaldi, è bell’e vecchio, o un si vede?-- --Allora un te ne ‘ntendi, guardagli i denti, Gennaro vien qua, quant’anni pol’avé questa bestia?-- --Ha’ visto? che ti dicevo io!-- --Te tu spregiudichi, ma chi disprezza vol comprare!-- Talvolta il cavallo veniva provato attaccandogli un barroccio e percorrendo di corsa la via fino all’asilo delle suore e ritorno producendo una nuvola di polvere per la strada non ancora asfaltata e anche allo- ra c’erano contestazioni: --Ha’ visto come va, questa è una bestia di sangue...-- --Sie! Guarda che buo di culo infiammato che ha, te questa settimana tu gli ha’ dato altro che orzo e avena, eh ci credo che trotti!-- --Noe, questa è una bestia di forza e generosa. Anche se a Maestromarco tu fai una carica di mattoni, anche se è motoso, lui ti sale fino in cima senza trapelo dal fondo della fornace. Eh tu lo sai che è un gran cavallo!-- All’imbrunire la fiera dei ciuchi e dei cavalli finiva e i banchi venivano di nuovo approntati. La sera, dopo cena, con i pochi soldi rimasti, noi ragazzi facevamo le ultime compere e gli ultimi giri dell’autopista dosando bene le nostre spese per arrivare a mezzanotte , quando iniziava lo spettacolo pirotecnico. Feci diversi giri con la mia fidanzatina sulle vetturette dell’autoscontro finché non rimasi senza una il mercato del bestiame lira. Ci saremmo rivisti per assistere assieme ai fuochi artificiali. Non saremmo certo stati soli, le girandole erano in Piazza del Comune e i razzi partivano dal ponte del Parco, che allora attraversava la via per San Rocco; perciò saremmo stati vicini tra la folla, lei sarebbe stata con sua madre, ma io mi sarei portato come per caso accanto a lei e forse sarei riuscito a stringere qualche volta la manina del mio piccolo grande amore. Andò tutto come speravo e mentre tutti guardavano in alto riuscii a prenderle la manina sudata per l’emozione e anche a stringerla alla vita. Che estasi! Allora ci si contentava di poco e poi ero un ragazzo.... Dopo il pistolotto finale, tutti a casa. Rientrai pimpante trovando per la prima volta i miei genitori coricati prima di me. La mia fiera era finita ed era stata piena e meravigliosa, avevo impiegato bene ogni minuto, avevo visto tante cose e ad un banco di residuati di guerra americani avevo comprato un paio di potentissime calamite che avevano fatto parte di un cercamine, avevo assistito alle pittoresche contrattazioni e prove dei barrocciai, avevo toccato e carezzato parecchi cavalli senza troppo timore. Oltre a questo avevo vinto una bottiglia al tiro a segno, avevo fatto parecchi giri sulle macchinine dell’autopista insieme alla mia ragazza e infine l’avevo stretta a me in piazza durante i fuochi... Se sulla terra si può essere felici, quella sera lo ero. Ferruccio Ubaldi i fuochi del “fierino”

N. 9 LUGLIO/AGOSTO 2009 CREME SOLARI: che cosa c’è da sapere nche questo argomento di stagione mi sembra Apiuttosto complicato per cui cercherò di affrontarlo in modo serio evitando quindi le banalizzazioni che si ritrovano in questo periodo sui giornali per donne tipo Novella 2000. Bisogna innanzitutto dire che la luce solare viene comunemente associata al concetto di bellezza e di attrazione sessuale ed è quindi un mezzo per aumentare l’autostima, per questo si tende a sovresporsi in età giovanile quando, volendo beccare, si scopre la maggior parte del corpo, mentre le vecchie che per giusta pudicizia si coprono (un milanese in sala d’attesa leggendo la bozza di questo articolo mi dice che non si dice le vecchie, ma le signore anziane..), dovrebbero invece fare il contrario perché il sole è il principale attivatore della vitamina D contro l’osteoporosi - questo concetto può valere anche per i bambini contro il rachitismo, oggi peraltro quasi scomparso -, la vitamina D inoltre risulta efficace nel prevenire il cancro del colon. Il sole ha infine anche un effetto antidepressivo per cui andare al mare, se non si trova la fila sull’autostrada e casino fra gli ombrelloni e si trova subito il parcheggio, dice che rilassa. Gli effetti delle esposizioni solari sono cumulativi ed a 21 anni, secondo studi recenti, la maggior parte di noi ha già fatto il pieno, ha cioè acquisito l’80% della dose totale potenzialmente cancerogena, per questo è importante prenderlo bene il sole, cioè poco, specie da giovani e nell’infanzia. I raggi solari emettono una luce visibile, gli infrarossi e gli ultravioletti - UV - e sono questi ultimi che interessano la nostra trattazione perché sono quelli che danneggiano provocando l’attivazione ed inibendo l’inattivazione dei radicali liberi (non quelli di Pannella che fanno comunque casino) e riducendo le concentrazioni cutanee di sostanze utili quali carotene e glutadione. Gli UV si distinguono poi in UVA ed UVB, i primi sono quelli delle lampade che si fanno dall’estetista che abbronzano stimolando la melanina, questi UVA riescono anche ad andare più a fondo nella cute per cui sono responsabili del danno cronico (tumori ed invecchiamento), gli UVB hanno invece più energia ma, per loro caratteristiche particolari, non riescono a penetrare a fondo sulla nostra pelle per cui si stima che, anche per motivi ambientali, ne arrivino in media sulla nostra pelle circa 18 volte meno degli altri; questi UVB sono responsabili dell’arrossamento e del danno acuto (in realtà questo avviene anche perchè la presenza di UVB varia a seconda delle ore della giornata mentre gli UVA sono costanti). La presenza sulla terra di queste radiazioni è massima durante quella che si chiama la controra cioè le 10-14 o, secondo l’ora legale, le 11-15; il loro assorbimento è pertanto diverso non solo a seconda dell’ora ma anche dei mezzi attraverso cui questi raggi passano come ad esempio le nuvole, il vetro di casa o della macchina e gli abiti che indossiamo: si dice che una maglietta bianca ha un potere di protezione equivalente ad una crema fattore 9 mentre per un jeans i valori sono di circa 1571, 280 è la protezione che offre la seta e 16 la lana; inoltre, come tutti sanno, gli abiti scuri proteggono più di quelli chiari mentre i tessuti bagnati diven- a cura del Dott. Tommaso Rubino pag. 5 gono trasparenti agli uv con facilità ma sono più graditi perché fanno vedere il disotto; il bagno in acqua e la sabbia riflettono il 20% dei raggi solari per cui aumenta il potere dell’abbronzatura mentre il sole preso in alta montagna può corrispondere ad un grado di insolazione estrema a causa del riverbero della neve (80% di riflessione) e della maggiore vicinanza con la fascia atmosferica. I danni solari non riguardano solo l’ustione o i tumori della pelle (che comunque non fanno parte di questa trattazione che si limita ad indicare un corretto uso delle creme solari), ma riguardano anche le interazioni con molti farmaci: fra i più importanti posso citare la pillola anticoncezionale, molti antinfiammatori, alcuni antibiotici (non tutti) ed alcuni diuretici usati per la cura della pressione arteriosa (idroclorotiazide - leggete sulla scatolina perché è contenuta in molti prodotti di uso quotidiano ed andando al sole ci si può bruciare); sono poi note le fotoallergie - vere e proprie allergie al sole con formazione anche di anticorpi - e le fototossicità cioè le ustioni provocate da sostanze chimiche ad es. il latte di fico che le nonne ci davano per abbronzarci o il bergamotto contenuto in molti profumi (mai andare al mare profumati perché se senza profumo si rischia di non acchiappare, sicuramente non si rimane ustionati - analogamente le creme solari con profumo andrebbero evitate). Ci sono quindi le fotodermatosi cioè delle malattie che sono peggiorate con il sole, la più nota fra le quali è il lupus, ma non è frequente e ci sono i danni da UV artificiali cioè, specie per l’età giovanile, da abbronzatura artificiale: non sono molti infatti i controlli ed i regolamenti che devono rispettare i centri in cui si possono fare le lampade, spesso non c’è una preselezione medica e chiunque può accedervi per cui i danni possono in qualche caso accadere: in questi centri l’abbronzatura artificiale dovrebbe essere comunque vietata al di sotto dei 18 anni e al di sopra dei 60 ed alle donne in gravidanza (cosa la fanno a fare queste ultime due le lampade!!!), alle donne che assumono anticoncezionali, ai soggetti che hanno o hanno avuto malattie autoimmuni, ai soggetti in trattamento farmacologico con farmaci attivi alla luce, inoltre è dimostrato che l’abbronzatura artificiale protegge meno di quella naturale. Il sole è infine responsabile del fotoinvecchiamento, cioè dell’invecchiamento precoce della cute, che si manifesta in età matura ma che dipende per l’80% dal sole preso prima dei 21 anni, tale patologia si manifesta con secchezza, desquamazione, indurimento della cute e successiva comparsa di rughe, questo tipo di invecchiamento è tipico delle ex belle donne che da giovani hanno imitato un po’ troppo le salamandre e dipende non solo dalla quantità di luce solare assunta nel tempo ma anche dal fototipo cioè dal tipo di pelle di chi lo assume, come esposto nella tabella che segue in cui viene indicata anche la protezione da mettere:

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SEGUE: LA FIERA DI LAMPORECCHIO NEGLI ANNI 50 di Ferruccio Ubaldi<br />

<strong>la</strong> prendevano. Nel baraccone del<br />

vitello a due teste c’era una specie<br />

di mummia animalesca bicefa<strong>la</strong><br />

e una gran dovizia di giornali<br />

<strong>in</strong>corniciati, anche con qualche<br />

fotografia, che davano <strong>la</strong> notizia<br />

dell’evento.<br />

Avevano successo anche i “tiri a<br />

segno”, dove si sparava qualche<br />

serie di colpi coi fucili ad aria compressa<br />

e dove si poteva anche<br />

v<strong>in</strong>cere un premio, normalmente<br />

una bottiglia di orribile spumante.<br />

Ma quello che attirava più di<br />

tutto noi ragazzi era l’autopista<br />

dove il divertimento era il più grande e purtroppo il più costoso,<br />

specialmente dopo cena, quando i tempi erano raccorciati<br />

e con nostro disappunto suonava <strong>la</strong> cical<strong>in</strong>a e dovevamo consegnare<br />

un altro gettone ad un agile ragazzo che saltava<br />

da una macch<strong>in</strong>a all’altra. Non era solo <strong>la</strong> soddisfazione di<br />

guidare un’automobil<strong>in</strong>a, lo scopo era anche di <strong>in</strong>vitare<br />

una ragazza a condividere <strong>la</strong> corsa e quando ci riuscivamo<br />

ne eravamo molto fieri. E’ vero che tutti avrebbero<br />

cercato di speronarci, ma questo faceva parte del gioco<br />

e accresceva il nostro orgoglio. Scrutavamo senza parere<br />

ma con <strong>in</strong>teresse i cambiamenti delle nostre amiche, gli<br />

abiti estivi tradivano lo sbocciare di acerbe rotondità che<br />

provocavano <strong>in</strong> noi le prime prurig<strong>in</strong>ose curiosità.<br />

IL FIERINO<br />

La matt<strong>in</strong>a del Fier<strong>in</strong>o i banchi erano smontati o coperti,<br />

<strong>la</strong> manifestazione pr<strong>in</strong>cipale di quel giorno era <strong>la</strong> fiera dei<br />

ciuchi e dei cavalli, oltre <strong>ai</strong> bov<strong>in</strong>i, che com<strong>in</strong>ciava nel<br />

primo pomeriggio e Via del<strong>la</strong> Chiesa (N.d.R. Via Vitoni)<br />

per <strong>la</strong> vic<strong>in</strong>anza con <strong>la</strong> Piazza dei Macelli (N.d.R. Piazza La<br />

Marmora) e <strong>la</strong> presenza di tanti stimati barrocci<strong>ai</strong>, costituiva<br />

<strong>la</strong> scena delle contrattazioni fra acquirenti, venditori e sensali.<br />

In piazza si contrattavano so-<br />

prattutto i ciuchi e i bov<strong>in</strong>i, ma<br />

gli affari di cavalli si concludevano<br />

davanti al<strong>la</strong> casa di Cencio<br />

Tesi che era considerato il<br />

più autorevole dei barrocci<strong>ai</strong>.<br />

La strada si riempiva di appassionati<br />

di tutto Lamporecchio<br />

ed anche dei paesi limitrofi,<br />

oltre a quelli residenti <strong>in</strong> quel<strong>la</strong><br />

via. Mi ricordo di alcuni come<br />

Ugenio del mul<strong>in</strong>o, Cadi (Gamenoni),<br />

Gigi e Berto Francesconi,<br />

Nipi (Ferretti), Gigetto<br />

Giannoni (il mugn<strong>ai</strong>o), Didolo<br />

(Leporatti), Lulli (Cioli), Tass<strong>in</strong>o<br />

(Ventur<strong>in</strong>i), Mone (Pierozzi),<br />

Top<strong>in</strong>o (Vescovi) e tanti altri di<br />

cui non ricordo i nomi. Io ero<br />

Lamporecchio: giovani<br />

al bar nel 1953<br />

FOTO NUCCI<br />

attirato d<strong>ai</strong> cavalli, ma nello stesso tempo esitavo a prendermi<br />

troppe confidenze con loro perché avevo visto più volte gli<br />

equ<strong>in</strong>i scalciare ed anche mordere le persone. A onor del vero,<br />

le bestie <strong>in</strong> questione era anche troppo giusto che fossero nervose<br />

perché queste reazioni violente le avevo osservate <strong>in</strong> occasione<br />

del<strong>la</strong> castrazione che il Veter<strong>in</strong>ario Dott. Lassi organizzava<br />

due volte l’anno nel cortile davanti al suo ambu<strong>la</strong>torio.<br />

Tutti questi appassionati prendevano parte alle contrattazioni<br />

e i mediatori si sforzavano ad afferrare le mani dei contraenti<br />

cercando di farle <strong>in</strong>contrare.<br />

- Tocca qui, tocca qui! -<br />

Ur<strong>la</strong>vano e mentre i due facevano f<strong>in</strong>ta di non voler far l’affare<br />

e si tiravano <strong>in</strong>dietro, ma non troppo, se il sensale riusciva a<br />

far toccare le mani l’affare era concluso ed ognuno dei contraenti<br />

simu<strong>la</strong>va scontentezza, affermando di “averlo preso <strong>in</strong><br />

tasca”. A quei tempi nemmeno i carrettieri praticavano comunemente<br />

il turpiloquio che oggi usano tranquil<strong>la</strong>mente anche<br />

e forse soprattutto i giovani. Bisogna anche aggiungere, per<br />

<strong>la</strong> verità, che i loro discorsi erano punteggiati di “resie” spesso<br />

e<strong>la</strong>borate e pittoresche, ma forse anche questa brutta abitud<strong>in</strong>e<br />

era una distorta manifestazione di fede.<br />

Naturalmente i più accreditati barrocci<strong>ai</strong> erano consultati e<br />

N. 9 LUGLIO/AGOSTO 2009<br />

davano il loro parere discretamente <strong>ai</strong> richiedenti, ma <strong>la</strong><br />

bocca del<strong>la</strong> verità e ultimo giudice era Cencio, perché il suo<br />

parere era il più autorevole e qu<strong>in</strong>di def<strong>in</strong>itivo. Il Dott. Lassi,<br />

impeccabile col suo vestito avorio, camicia bianca, cravatt<strong>in</strong>o<br />

nero col fiocco all’anarchica e panama <strong>in</strong> testa, col<br />

suo mezzo toscano <strong>in</strong> bocca, veniva a dare uno sguardo,<br />

ma non voleva m<strong>ai</strong> esprimere un parere sugli animali <strong>in</strong><br />

vendita e si rifiutava di prender parte alle dispute. Talvolta<br />

andavo a casa e dal<strong>la</strong> f<strong>in</strong>estra del salotto, con le persiane<br />

accostate assistevo con mia madre alle vertenze, <strong>ai</strong> detti ed<br />

<strong>ai</strong> proverbi scior<strong>in</strong>ati d<strong>ai</strong> mediatori e d<strong>ai</strong> presunti contraenti,<br />

uscivano fuori certe discussioni divertenti e spiritose anche<br />

quando tutti erano conv<strong>in</strong>ti e contenti per l’affare che si sarebbe<br />

sicuramente concluso. Era un gioco ed un rito e s’<br />

<strong>in</strong>trecciavano le dichiarazioni.<br />

--Un lo vedi che è brescio?-- --Guarda che schiena avval<strong>la</strong>ta,<br />

questo tu l’ha’ sfiancato!-- --E un tu mi conv<strong>in</strong>ci, questo lo<br />

deve avé avuto Garibaldi, è bell’e vecchio, o un si vede?--<br />

--Allora un te ne ‘ntendi, guardagli i<br />

denti, Gennaro vien qua, quant’anni<br />

pol’avé questa bestia?-- --Ha’<br />

visto? che ti dicevo io!-- --Te tu<br />

spregiudichi, ma chi disprezza vol<br />

comprare!--<br />

Talvolta il cavallo veniva provato<br />

attaccandogli un barroccio e percorrendo<br />

di corsa <strong>la</strong> via f<strong>in</strong>o all’asilo<br />

delle suore e ritorno producendo<br />

una nuvo<strong>la</strong> di polvere per <strong>la</strong> strada<br />

non ancora asfaltata e anche allo-<br />

ra c’erano contestazioni: --Ha’ visto<br />

come va, questa è una bestia di<br />

sangue...-- --Sie! Guarda che buo<br />

di culo <strong>in</strong>fiammato che ha, te questa settimana tu gli ha’ dato<br />

altro che orzo e avena, eh ci credo che trotti!-- --Noe, questa<br />

è una bestia di forza e generosa. Anche se a Maestromarco tu<br />

f<strong>ai</strong> una carica di mattoni, anche se è<br />

motoso, lui ti sale f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> cima senza<br />

trapelo dal fondo del<strong>la</strong> fornace. Eh tu<br />

lo s<strong>ai</strong> che è un gran cavallo!--<br />

All’imbrunire <strong>la</strong> fiera dei ciuchi e dei<br />

cavalli f<strong>in</strong>iva e i banchi venivano di<br />

nuovo approntati. La sera, dopo cena,<br />

con i pochi soldi rimasti, noi ragazzi<br />

facevamo le ultime compere e gli ultimi<br />

giri dell’autopista dosando bene<br />

le nostre spese per arrivare a mezzanotte<br />

, quando <strong>in</strong>iziava lo spettacolo<br />

pirotecnico. Feci diversi giri con <strong>la</strong> mia<br />

fidanzat<strong>in</strong>a sulle vetturette dell’autoscontro<br />

f<strong>in</strong>ché non rimasi senza una<br />

il mercato del bestiame<br />

lira. Ci saremmo rivisti per assistere<br />

assieme <strong>ai</strong> fuochi artificiali. Non saremmo<br />

certo stati soli, le girandole<br />

erano <strong>in</strong> Piazza del Comune e i razzi<br />

partivano dal ponte del Parco, che allora attraversava <strong>la</strong> via<br />

per San Rocco; perciò saremmo stati vic<strong>in</strong>i tra <strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, lei sarebbe<br />

stata con sua madre, ma io mi sarei portato come per<br />

caso accanto a lei e forse sarei riuscito a str<strong>in</strong>gere qualche volta<br />

<strong>la</strong> man<strong>in</strong>a del mio piccolo grande amore. Andò tutto come<br />

speravo e mentre tutti guardavano <strong>in</strong> alto riuscii a prenderle<br />

<strong>la</strong> man<strong>in</strong>a sudata per l’emozione e anche a str<strong>in</strong>ger<strong>la</strong> al<strong>la</strong> vita.<br />

Che estasi! Allora ci si contentava di poco e poi ero un ragazzo....<br />

Dopo il pistolotto f<strong>in</strong>ale, tutti a casa. Rientr<strong>ai</strong> pimpante<br />

trovando per <strong>la</strong> prima volta i miei genitori coricati prima di<br />

me. La mia fiera era f<strong>in</strong>ita ed era stata piena e meravigliosa,<br />

avevo impiegato bene ogni m<strong>in</strong>uto, avevo visto tante cose e<br />

ad un banco di residuati di guerra americani avevo comprato<br />

un p<strong>ai</strong>o di potentissime ca<strong>la</strong>mite che avevano fatto parte di<br />

un cercam<strong>in</strong>e, avevo assistito alle pittoresche contrattazioni e<br />

prove dei barrocci<strong>ai</strong>, avevo toccato e carezzato parecchi cavalli<br />

senza troppo timore. Oltre a questo avevo v<strong>in</strong>to una bottiglia<br />

al tiro a segno, avevo fatto parecchi giri sulle macch<strong>in</strong><strong>in</strong>e<br />

dell’autopista <strong>in</strong>sieme al<strong>la</strong> mia ragazza e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l’avevo stretta<br />

a me <strong>in</strong> piazza durante i fuochi...<br />

Se sul<strong>la</strong> terra si può essere felici, quel<strong>la</strong> sera lo ero.<br />

Ferruccio Ubaldi<br />

i fuochi del “fier<strong>in</strong>o”

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