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pag. 2 N. 9 LUGLIO/AGOSTO 2009

N. 9 LUGLIO/AGOSTO 2009 LA FIERA DI LAMPORECCHIO NEGLI ANNI 50 di Ferruccio Ubaldi Questo è un personale “amarcord” della mia adolescenza, ma è anche la testimonianza di un mondo semplice, frugale e forse un po’ ingenuo che è passato per sempre. I giorni precedenti alla festa attendevamo con grande interesse l’arrivo dei carrozzoni dei giostrai, i quali avrebbero eretto i baracconi che avrebbero costituito il “Luna Park” e pregustavamo quella specie di “paese dei balocchi” che sarebbero diventate le due piazze principali e fremevamo d’ impazienza. Il mattino del primo martedì d’agosto c’era praticamente un mercato più importante del solito, ma oltre alle normali merci, c’erano parecchi banchi di giocattoli, di dolci e di bibite. Oltre a questi, in quell’occasione, c’erano anche diversi venditori, o meglio imbonitori delle merci più strane e per prima cosa noi ragazzi facevamo un giro per vedere tutto ciò che era in vendita o faceva spettacolo..C’erano banchetti con bottiglie pieni di sciroppi coloratissimi e sbarre di ghiaccio che venivano grattate con una specie di pialletto metallico che accumulava al suo interno dei granuli come di sale grosso. L’ordigno veniva poi aperto e vuotato in un bicchiere, il ghiaccio tritato veniva compresso e dopo l’aggiunta di sciroppo di menta o di granatina, veniva consegnato con un cucchiaino al cliente. Che delizia col caldo d’agosto! Che squisitezza! Allora nelle case non c’era il frigorifero e sentirsi in bocca qualcosa di dolce e ghiacciato era una goduria indescrivibile. Piazza Nuova (IV novembre), l’auto- pista, uno dei giochi più apprezzati, più un tiro a segno occupavano quasi completamente la piazza, mentre di fronte, vicino alla fontana c’erano vari venditori di animali. Erano quasi tutte bestiole da cortile e molti contadini facevano corona a quello spazio intorno a maialini, conigli e gallinacei. Galline bianche livornesi si alternavano con le padovane rossicce e con le mugellesi col gallettino fiero e coloratissimo; c’era perfino una razza di polli col collo nudo e spelacchiato, buffissimi, ma se vantavano le carni squisite. Altri offrivano paperi, anatre bianche o nere e faraone, c’erano perfino due cucciolate, una di setter e l’altra di pointer. Davanti al bar di Ilio, “La Toscana”, dove oggi c’è il ristorante Masetto, due cantastorie si erano sfidati richiamando un folto pubblico che faceva tifo ora per l’uno, ora per l’altro a seconda delle battute. I cantastorie erano poeti estemporanei che cantavano di poesia in ottava rima e talvolta, appunto, si sfidavano allegramente a colpi di stornelli a dispetto e quando c’era qualche doppio senso piccante la gente scoppiava in fragorose risate ed applausi. I versi che allora erano giudicati sfacciati, ora non turberebbero nemmeno i bambini di un asilo di suore. Un poco più i là, davanti all’Albergo Ristorante Bar “L’ Appennino” di Guido del Moro dove oggi c’è la farmacia, un altro cantastorie, di fronte a un cartellone con parecchi quadri orripilanti, cantava fonte Bernabei Giada - giovani alla fiera di Lamporecchio - 1950 - pag. 3 Associazione Culturale Orizzonti - Registrazione Tribunale di Pistoia n. 7/2008 del 11/11/2008 # Direttore Responsabile: Massimo Mancini - Redazione : Massimo Mancini - Pubblicità: Stefano Ferrali - Sede Via G. Di Vittorio, 25 - Lamporecchio (PT) - Tel/Fax 0573/803029 - e.mail : mensileorizzonti@alice.it - Stampa e Grafica: Nuova Tipografia Romani - Monsummano Terme (PT) - Fotografie: M. Mancini, S. Ferrali, Monia Leone e “Foto Nucci” - Anno 2 n. 7 Luglio/Agosto 2009 la fosca storia dell’infame “saponificatrice”, un’assassina allora celeberrima che aveva ucciso diverse donne e per farne sparire i cadaveri ne aveva fatto sapone. Spesso i cantastorie traevano ispirazione dalla cronaca nera più raccapricciante che aveva turbato profondamente l’opinione pubblica. Proseguendo il giro, fermandoci a guardare i posti che i genitori definivano “delle fregature”, come la Rosina, una specie di roulette e le pesche, dove prendevamo un biglietto che avrebbe dovuto farci vincere premi meravigliosi esposti al nostro desiderio. In effetti non ho mai visto vincere qualcuno di quei premi, se non da qualche compare. Più interessante ancora era il gioco delle tre carte o dei tre campanelli che certi mariuoli proponevano con abilità e succedeva che qualche ingenuo ci rimettesse anche somme rilevanti nella smania di volersi rifare delle perdite. Davanti al bar Marino e nella curva di via Vitoni, tre imbonitori da tre punti diversi proponevano l’acquisto di meravigliosi ritrovati. Il primo vantava le straordinarie qualità dello “specifico del professor Clark”, un geniale ricercatore dell’Università del Kansas in odore di premio Nobel. Il ciarlatano spiegava la geniale scoperta del professore: “come il vaccino allena il nostro corpo alla lotta contro il vaiolo, lo specifico addestra l’organismo a resistere ai più svariati malanni, dal mal di testa alla nausea da gravidanza, dalla tosse alla gastrite...” e non ricordo più da quanti e quali acciacchi ci avrebbe potuto salvare. Un altro banchetto offriva dei vasetti di vetro col tappo a vite contenenti una pomata che odorava fortemente di canfora e, a detta “dell’ informatore scientifico”, era una vera risorsa contro le contusioni, le scottature, le distorsioni, le punture d’insetti e perfino come emolliente prebarba, ma quello che face va più affari era un altro ciarlatano che offriva vasetti di coccio contenenti uno scuro unguento nauseabondo dall’odore rancido, composto, a suo dire, di grasso di tasso e d’orso, insuperabile per il mal di schiena e le contusioni. Nello spiegare tutto questo mostrava un tasso impagliato ed una zampa d’orso e molta gente comprava quei vasetti, perché “lo sapevano tutti che quei grassi facevano davvero tanto bene alle ossa”. La piazza del Comune era piena di giostre coi cavalli, con le automobiline e più avanti quella volante, detta popolarmente “giostra a calci in culo”, inoltre il Castello degli orrori, con fantasmi scheletri e divertenti specchi deformanti, il baraccone della “donna-ragno” dove una disinvolta ragazzotta spuntava da una palla di cartapesta nera con lunghe zampe metalliche piegate a somiglianza di un ragno. Quelli che uscivano dopo aver visto il fenomeno ridevano e dicevano che un trucco stupido come quello non avrebbero potuto immaginarlo, ma non se

N. 9 LUGLIO/AGOSTO 2009<br />

LA FIERA DI LAMPORECCHIO NEGLI ANNI 50<br />

di Ferruccio Ubaldi<br />

Questo è un personale “amarcord” del<strong>la</strong> mia adolescenza, ma<br />

è anche <strong>la</strong> testimonianza di un mondo semplice, frugale e<br />

forse un po’ <strong>in</strong>genuo che è passato per sempre.<br />

I giorni precedenti al<strong>la</strong> festa attendevamo con grande <strong>in</strong>teresse<br />

l’arrivo dei carrozzoni dei giostr<strong>ai</strong>, i quali avrebbero eretto i baracconi<br />

che avrebbero costituito il “Luna Park” e pregustavamo<br />

quel<strong>la</strong> specie di “paese dei balocchi” che sarebbero diventate le<br />

due piazze pr<strong>in</strong>cipali e fremevamo d’ impazienza.<br />

Il matt<strong>in</strong>o del primo martedì d’<strong>agosto</strong> c’era praticamente un<br />

mercato più importante del solito, ma oltre alle normali merci,<br />

c’erano parecchi banchi di giocattoli, di dolci e di bibite. Oltre<br />

a questi, <strong>in</strong> quell’occasione, c’erano anche diversi venditori, o<br />

meglio imbonitori delle merci più strane e per prima cosa noi ragazzi<br />

facevamo un giro per vedere tutto ciò che era <strong>in</strong> vendita o<br />

faceva spettacolo..C’erano banchetti con bottiglie pieni di sciroppi<br />

coloratissimi e sbarre di ghiaccio che venivano grattate con<br />

una specie di pialletto metallico che<br />

accumu<strong>la</strong>va al suo <strong>in</strong>terno dei granuli<br />

come di sale grosso. L’ordigno veniva<br />

poi aperto e vuotato <strong>in</strong> un bicchiere,<br />

il ghiaccio tritato veniva compresso e<br />

dopo l’aggiunta di sciroppo di menta<br />

o di granat<strong>in</strong>a, veniva consegnato con<br />

un cucchi<strong>ai</strong>no al cliente.<br />

Che delizia col caldo d’<strong>agosto</strong>! Che<br />

squisitezza! Allora nelle case non c’era<br />

il frigorifero e sentirsi <strong>in</strong> bocca qualcosa<br />

di dolce e ghiacciato era una goduria<br />

<strong>in</strong>descrivibile.<br />

Piazza Nuova (IV novembre), l’auto-<br />

pista, uno dei giochi più apprezzati,<br />

più un tiro a segno occupavano quasi<br />

completamente <strong>la</strong> piazza, mentre di<br />

fronte, vic<strong>in</strong>o al<strong>la</strong> fontana c’erano vari<br />

venditori di animali. Erano quasi tutte<br />

bestiole da cortile e molti contad<strong>in</strong>i facevano corona a quello<br />

spazio <strong>in</strong>torno a m<strong>ai</strong>al<strong>in</strong>i, conigli e gall<strong>in</strong>acei. Gall<strong>in</strong>e bianche<br />

livornesi si alternavano con le padovane rossicce e con le mugellesi<br />

col gallett<strong>in</strong>o fiero e coloratissimo; c’era perf<strong>in</strong>o una razza di<br />

polli col collo nudo e spe<strong>la</strong>cchiato, buffissimi, ma se vantavano<br />

le carni squisite. Altri offrivano paperi, anatre bianche o nere e<br />

faraone, c’erano perf<strong>in</strong>o due cuccio<strong>la</strong>te, una di setter e l’altra di<br />

po<strong>in</strong>ter. Davanti al bar di Ilio, “La Toscana”, dove oggi c’è il ristorante<br />

Masetto, due cantastorie si erano sfidati richiamando un<br />

folto pubblico che faceva tifo ora per l’uno, ora per l’altro a seconda<br />

delle battute. I cantastorie erano poeti estemporanei che<br />

cantavano di poesia <strong>in</strong> ottava rima e talvolta, appunto, si sfidavano<br />

allegramente a colpi di stornelli a dispetto e quando c’era<br />

qualche doppio senso piccante <strong>la</strong> gente scoppiava <strong>in</strong> fragorose<br />

risate ed app<strong>la</strong>usi. I versi che allora erano giudicati sfacciati, ora<br />

non turberebbero nemmeno i bamb<strong>in</strong>i di un asilo di suore. Un<br />

poco più i là, davanti all’Albergo Ristorante Bar “L’ Appenn<strong>in</strong>o” di<br />

Guido del Moro dove oggi c’è <strong>la</strong> farmacia, un altro cantastorie,<br />

di fronte a un cartellone con parecchi quadri orripi<strong>la</strong>nti, cantava<br />

fonte Bernabei Giada - giovani al<strong>la</strong> fiera di<br />

Lamporecchio - 1950 -<br />

pag. 3<br />

Associazione Culturale Orizzonti - Registrazione Tribunale di Pistoia n. 7/2008 del 11/11/2008 # Direttore Responsabile: Massimo Manc<strong>in</strong>i -<br />

Redazione : Massimo Manc<strong>in</strong>i - Pubblicità: Stefano Ferrali - Sede Via G. Di Vittorio, 25 - Lamporecchio (PT) - Tel/Fax 0573/803029 -<br />

e.m<strong>ai</strong>l : mensileorizzonti@alice.it - Stampa e Grafica: Nuova Tipografia Romani - Monsummano Terme (PT) - Fotografie: M. Manc<strong>in</strong>i, S. Ferrali,<br />

Monia Leone e “Foto Nucci” - Anno 2 n. 7 Luglio/Agosto 2009<br />

<strong>la</strong> fosca storia dell’<strong>in</strong>fame “saponificatrice”,<br />

un’assass<strong>in</strong>a allora celeberrima che aveva<br />

ucciso diverse donne e per farne sparire i<br />

cadaveri ne aveva fatto sapone. Spesso i<br />

cantastorie traevano ispirazione dal<strong>la</strong> cronaca<br />

nera più raccapricciante che aveva<br />

turbato profondamente l’op<strong>in</strong>ione pubblica.<br />

Proseguendo il giro, fermandoci a guardare<br />

i posti che i genitori def<strong>in</strong>ivano “delle fregature”,<br />

come <strong>la</strong> Ros<strong>in</strong>a, una specie di roulette e le pesche, dove<br />

prendevamo un biglietto che avrebbe dovuto farci v<strong>in</strong>cere premi<br />

meravigliosi esposti al nostro desiderio. In effetti non ho m<strong>ai</strong><br />

visto v<strong>in</strong>cere qualcuno di quei premi, se non da qualche compare.<br />

Più <strong>in</strong>teressante ancora era il gioco delle tre carte o dei tre<br />

campanelli che certi mariuoli proponevano con abilità e succedeva<br />

che qualche <strong>in</strong>genuo ci rimettesse anche somme rilevanti<br />

nel<strong>la</strong> smania di volersi rifare delle perdite.<br />

Davanti al bar Mar<strong>in</strong>o e nel<strong>la</strong> curva di via<br />

Vitoni, tre imbonitori da tre punti diversi<br />

proponevano l’acquisto di meravigliosi<br />

ritrovati. Il primo vantava le straord<strong>in</strong>arie<br />

qualità dello “specifico del professor<br />

C<strong>la</strong>rk”, un geniale ricercatore dell’Università<br />

del Kansas <strong>in</strong> odore di premio Nobel.<br />

Il ciar<strong>la</strong>tano spiegava <strong>la</strong> geniale scoperta<br />

del professore: “come il vacc<strong>in</strong>o allena il<br />

nostro corpo al<strong>la</strong> lotta contro il v<strong>ai</strong>olo, lo<br />

specifico addestra l’organismo a resistere<br />

<strong>ai</strong> più svariati ma<strong>la</strong>nni, dal mal di testa<br />

al<strong>la</strong> nausea da gravidanza, dal<strong>la</strong> tosse al<strong>la</strong><br />

gastrite...” e non ricordo più da quanti e<br />

quali acciacchi ci avrebbe potuto salvare.<br />

Un altro banchetto offriva dei vasetti di<br />

vetro col tappo a vite contenenti una pomata<br />

che odorava fortemente di canfora<br />

e, a detta “dell’ <strong>in</strong>formatore scientifico”, era una vera risorsa<br />

contro le contusioni, le scottature, le distorsioni, le punture d’<strong>in</strong>setti<br />

e perf<strong>in</strong>o come emolliente prebarba, ma quello che face va<br />

più affari era un altro ciar<strong>la</strong>tano che offriva vasetti di coccio contenenti<br />

uno scuro unguento nauseabondo dall’odore rancido,<br />

composto, a suo dire, di grasso di tasso e d’orso, <strong>in</strong>superabile<br />

per il mal di schiena e le contusioni. Nello spiegare tutto questo<br />

mostrava un tasso impagliato ed una zampa d’orso e molta<br />

gente comprava quei vasetti, perché “lo sapevano tutti che quei<br />

grassi facevano davvero tanto bene alle ossa”.<br />

La piazza del Comune era piena di giostre coi cavalli, con le<br />

automobil<strong>in</strong>e e più avanti quel<strong>la</strong> vo<strong>la</strong>nte, detta popo<strong>la</strong>rmente<br />

“giostra a calci <strong>in</strong> culo”, <strong>in</strong>oltre il Castello degli orrori, con fantasmi<br />

scheletri e divertenti specchi deformanti, il baraccone<br />

del<strong>la</strong> “donna-ragno” dove una dis<strong>in</strong>volta ragazzotta spuntava<br />

da una pal<strong>la</strong> di cartapesta nera con lunghe zampe metalliche<br />

piegate a somiglianza di un ragno. Quelli che uscivano dopo<br />

aver visto il fenomeno ridevano e dicevano che un trucco stupido<br />

come quello non avrebbero potuto immag<strong>in</strong>arlo, ma non se

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