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Carmen - Teatro A. Ponchielli

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<strong>Teatro</strong> Amilcare <strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

fondazione<br />

Stagione<br />

Lirica<br />

2009<br />

<strong>Teatro</strong> A. <strong>Ponchielli</strong>, lunedi 7 dicembre 2009, ore 18.00<br />

TEATRO ALLA SCALA<br />

Serata d’inaugurazione della stagione d’opera e balletto 2009/2010<br />

<strong>Carmen</strong><br />

Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac<br />

e Ludovic Halévy<br />

Musica di Georges Bizet


con il contributo di<br />

RegioneLombardia<br />

Culture, Identità e Autonomie<br />

della Lombardia


<strong>Carmen</strong><br />

Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy<br />

Musica di Georges Bizet<br />

(Edizione critica di Robert Didion – copyright e edizione Schott Music, Mainz;<br />

sub-editore per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)<br />

Personaggi ed Interpreti<br />

Don José<br />

Escamillo<br />

Le Dancaïre<br />

Le Remendado<br />

Moralès<br />

Zuniga<br />

<strong>Carmen</strong><br />

Micaëla<br />

Mercédès<br />

Frasquita<br />

Lillas Pastia<br />

Guide<br />

Jonas Kaufmann<br />

Erwin Schrott<br />

Francis Dudziac<br />

Rodolphe Briand<br />

Mathias Hausmann<br />

Gabor Bretz<br />

Anita Rachvelishvili<br />

Adriana Damato<br />

Adriana Kučerová<br />

Michèle Losier<br />

Gabriel Da Costa<br />

Carmine Maringola<br />

direttore<br />

Daniel Barenboim<br />

regia e costumi<br />

Emma Dante<br />

scene Richard Peduzzi<br />

luci Dominique Bruguière<br />

Allestimento del <strong>Teatro</strong> alla Scala<br />

CORO DEL TEATRO ALLA SCALA<br />

maestro del coro Bruno Casoni<br />

ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA


Il Soggetto<br />

Atto Primo<br />

Una piazza di Siviglia.<br />

Davanti alla manifattura dei tabacchi, i soldati del corpo di guardia osservano la gente che<br />

passa (Scena e Coro: «Sur la place, chacun passe»). Si ode da lontano una marcia militare<br />

seguita da una banda di monelli: è il cambio della guardia (Coro: «Avec la garde montante»).<br />

Suona poi la campana della manifattura: tutti si accalcano per vedere l’uscita delle sigaraie<br />

e soprattutto per corteggiare la più seducente di tutte: la gitana <strong>Carmen</strong> (Coro: «La cloche<br />

a sonné»). Sfrontata e indifferente, quest’ultima canta una canzone (Habanera: «L’amour<br />

est un oiseau rebelle») e getta un fiore a Don José, un brigadiere dei Dragoni che resta<br />

turbato da quel gesto. L’arrivo della fidanzata Micaëla, che viene a portargli il saluto della<br />

madre lontana, sembra distogliere Don José dal pensiero di <strong>Carmen</strong> (Duetto: «Parle-moi de<br />

ma mère»).<br />

Ma ecco che nella manifattura scoppia una lite furibonda provocata dall’avvenente sigaraia<br />

(Coro: «Au secours! N’entendez-vous pas?») che viene prontamente arrestata e consegnata<br />

a Don José. Durante il breve interrogatorio, condotto dal tenente Zuniga, <strong>Carmen</strong> si rifiuta<br />

di rispondere e anzi canticchia tra sé con ironica impudenza (Canzone: «Tra la la la la la<br />

la la»).<br />

Poi, rimasta sola con Don José, intona un’altra canzone per convincere il brigadiere a<br />

lasciarla scappare: in cambio gli promette un appuntamento nella taverna di Lillas Pastia<br />

(Seguidilla e Duetto: «Près des remparts de Séville»). Stregato dalla gitana, Don José si fa<br />

gettare a terra consentendo a <strong>Carmen</strong> di fuggire a gambe levate tra le risate delle sigaraie<br />

(Finale: «Voici l’ordre, partez»).<br />

Atto Secondo<br />

Nella taverna di Lillas Pastia.<br />

<strong>Carmen</strong> canta e balla con alcune compagne (Frasquita e Mercédès) nella malfamata taverna<br />

di Lillas Pastia (Canzone: «Les triangles des sistres tintaient»). Tra il pubblico piuttosto<br />

equivoco del locale c’è anche il tenente Zuniga che corteggia la gitana.<br />

Passa poi col suo seguito di ammiratori (Coro: «Vivat! Vivat le toréro») il toréador Escamillo<br />

che canta i suoi celebri couplets («Votre toast, je peux vous le rendre»). <strong>Carmen</strong> resiste anche<br />

alle sue avances: è innamorata di Don José e aspetta che egli esca dalla prigione dove è<br />

stato rinchiuso per averla fatta fuggire.<br />

È l’ora della chiusura: tutti escono tranne Lillas Pastia e gli altri della banda di contrabbandieri<br />

cui appartiene anche <strong>Carmen</strong>. Stanno preparando un colpo per quella notte e cercano<br />

di convincere <strong>Carmen</strong> a parteciparvi (Quintetto: «Nous avons en tête une affaire»).<br />

Intanto si sente una canzone da fuori scena: è la voce di Don José che si avvicina man mano<br />

(«Halte-là! Qui va là?»). Il militare e la gitana rimangono soli e quest’ultima danza per lui<br />

accompagnandosi con le nacchere (Duetto: «Je vais danser en votre honneur»). S’ode suonare<br />

la ritirata e Don José, che è stato degradato a soldato semplice, dice di dover rientrare<br />

in caserma: <strong>Carmen</strong> inveisce contro di lui e lo prende in giro.<br />

Nel frattempo torna il tenente Zuniga a tentar di sedurre la bella gitana: accecato dalla gelosia,<br />

Don José si scaglia su di lui, ma entrano i contrabbandieri che li separano e conducono<br />

via Zuniga (Finale: «Holà! <strong>Carmen</strong>, holà!»).


Atto Terzo<br />

Luogo selvaggio e remoto.<br />

La scena si apre nel quartier generale dei contrabbandieri: è notte (Sestetto e Coro: «Écoute,<br />

écoute, compagnon»).<br />

Don José, che ha seguito <strong>Carmen</strong> sulle montagne, si aggira inquieto pensando con rimorso<br />

alla vecchia madre. <strong>Carmen</strong> si è già stancata di lui e, voltandogli le spalle, interroga le carte<br />

con Frasquita e Mercédès (Terzetto: «Mêlons! Coupons!»), ma il suo destino è segnato: le<br />

carte indicano la morte per lei e per Don José.<br />

I contrabbandieri escono di scena con le donne per andare a compiere il colpo (Pezzo<br />

d’assieme: «Quant au douanier, c’est notre affaire»). Entra Micaëla accompagnata da una<br />

guida: sta cercando Don José (Aria: «Je dis que rien ne m’épouvante»).<br />

Quest’ultimo, che ama ancora disperatamente la donna per la quale si è rovinato, si scontra<br />

con Escamillo (Duetto: «Je suis Escamillo») che è salito sulle montagne per vedere <strong>Carmen</strong>: i<br />

due stanno battendosi con i coltelli quando <strong>Carmen</strong> giunge in tempo per dividerli. Escamillo<br />

invita la gitana alla corrida ed esce di scena.<br />

Sopraggiunge Micaëla che dice a Don José che sua madre sta morendo e lo supplica di seguirla.<br />

Don José, minacciando <strong>Carmen</strong> che lo sfida con modi provocatori e beffardi, segue<br />

Micaëla, straziato dal dolore e dalla gelosia (Finale: «Holà! Holà, José»).<br />

Atto Quarto<br />

Una piazza di Siviglia in prossimità dell’Arena.<br />

La piazza è popolata da una folla variopinta e rumorosa (Coro: «À deux cuartos») che<br />

aspetta l’arrivo del torero per acclamarlo e festeggiarlo.<br />

Giunge Escamillo che entra in scena con <strong>Carmen</strong> (Marcia e Coro: «Les voici! Les voici!»).<br />

Frasquita e Mercédès mettono in guardia l’amica contro Don José che hanno visto aggirarsi<br />

da quelle parti.<br />

Tutti entrano nell’Arena tranne i due ex amanti (Duetto e Coro finale: «C’est toi? / C’est<br />

moi!»). Invano Don José supplica <strong>Carmen</strong> di tornare con lui, di amarlo ancora. La gitana<br />

è irremovibile e getta via l’anello che egli le aveva donato, mentre dall’Arena si odono le<br />

acclamazioni per la vittoria del torero.<br />

Nel momento in cui Escamillo esce dall’Arena circondato dalla folla in festa, Don José pugnala<br />

<strong>Carmen</strong> e cade singhiozzando sul corpo della donna che ha ucciso chiamandola per<br />

nome disperatamente.


La vicenda di <strong>Carmen</strong><br />

(A cura di Franco Pulcini coordinatore scientifico e responsabile editoriale <strong>Teatro</strong> alla Scala)<br />

Immaginate un bravo ragazzo d’altri tempi, con una pudica fidanzata al paese e una mamma<br />

tutta casa e chiesa. Lui si chiama José ed è basco. La prima volta che esce dal suo<br />

guscio per fare il militare a Siviglia, l’anonimo campagnolo incontra una ragazza bella e<br />

irresponsabile. Si chiama <strong>Carmen</strong>, fa la sigaraia ed è anche lei una straniera in Spagna in<br />

quanto zingara. Tutta sesso e capricci, si diverte a sedurre la sua timidezza. Canta, danza,<br />

ancheggia su ritmi spagnoli, cubani e zigani. Sfrontata, selvatica e violenta, lo porta presto<br />

sulla strada della perdizione. José è lacerato fra la promessa Micaëla, che gli porta notizie<br />

dell’adorata mamma, e la sua demoniaca ragazzina. Non ha scelta: per averla diviene disertore<br />

e contrabbandiere. La coppia maledetta è formata e sta subito stretta a entrambi.<br />

<strong>Carmen</strong> è superstiziosa e sulla loro storia si affacciano presagi di morte. Mentre lei si consola<br />

in fretta con un fatuo torero, lui ne resta ossessionato. E, quando viene lasciato, non<br />

regge: geloso, orgoglioso, respinto per l’ultima volta, la pugnala tra le lacrime. La morte di<br />

<strong>Carmen</strong> è simile a quella del toro scatenato che stanno “matando” nell’arena presso la quale<br />

si chiude l’opera.<br />

Il capolavoro di Bizet<br />

Bizet morì a trentasei anni e mezzo nel 1875, qualche mese dopo la prima discussa rappresentazione<br />

di <strong>Carmen</strong>. Si è a volte messa in relazione questa morte con il dispiacere<br />

dell’insuccesso, ma senza ragione dato che l’opera si era subito ripresa. Riguardo il fiasco<br />

della prima, pare che l’interprete avesse una recitazione provocante al punto di disturbare<br />

la sensibilità del pubblico, che protestò anche perché annoiato dai lunghi intervalli per i<br />

cambi di scena. Essendo notevoli le potenzialità dell’opera, si decise subito di preparare una<br />

“versione internazionale” da mandare in giro per il mondo.<br />

<strong>Carmen</strong> era in origine costituita da parti ‘cantate’ parti ‘parlate’, secondo la forma operistica<br />

francese detta opéra-comique. Ma in genere nei teatri si preferivano opere cantate<br />

da cima a fondo. Così <strong>Carmen</strong> venne modificata in questo senso; le parti parlate vennero<br />

tagliate, riassunte e messe in musica di Guirand, amico di Bizet, che era d’accordo sulle<br />

modifiche. In questa forma, e spesso nella traduzione italiana, l’opera venne apprezzata da<br />

molti: Verdi, Brahms, Nietzsche. Rieseguire la <strong>Carmen</strong> secondo la stesura originale di Bizet,<br />

con le parti parlate - come avviene qui alla Scala - è un’usanza iniziata solo una trentina<br />

d’anni fa. L’opera con i parlati assomiglia di più alla realtà. E le esibizioni di <strong>Carmen</strong> per<br />

sedurre José sono anch’esse parte della realtà: citazioni arrangiate di canti esistenti. Bizet<br />

scrive una ‘sua musica’ soprattutto per i sentimenti e i dolori di Don José e di Micaëla,<br />

con i quali il pubblico tende a immedesimarsi maggiormente: pensate agli applausi dopo<br />

la “romanza del fiore”. Non lo stesso avviene con la protagonista: <strong>Carmen</strong> resta al di fuori<br />

del mondo spirituale del pubblico nella sua essenza di icona da palcoscenico che irrompe<br />

in una vita tranquilla. Più che una velina proletaria è un’irrazionale anarchica dei sensi,<br />

tutta istinto autodistruttivo e spregiatrice dei legami sociali. In questo senso rappresenta un<br />

archetipo. E descrive il prezzo che a volte si paga perdendosi dietro a una bellezza esotica<br />

e appartenente a un mondo senza regole. A volte non è facile resistere alle tentazioni…


Lo spettacolo<br />

[…]<br />

Una storia con pochi segreti dove tutto è esposto in maniera estrema e grottesca ma nello<br />

stesso tempo intima e delicata. Una purezza di fondo c’è nel gioco di seduzione che una<br />

zingara mette in atto, una purezza che è tipica degli animali e dei bambini, nei cui comportamenti<br />

s’intravede qualcosa di angelico. Perché non esiste vergogna in <strong>Carmen</strong>, non<br />

esiste volgarità. Essere <strong>Carmen</strong> significa trasgredire le regole; allontanarsi dal moralismo e<br />

dall’ipocrisia di certi ambienti per bene dove l’orrore c’è, ma è ben custodito lontano dalla<br />

vista. Essere <strong>Carmen</strong> significa provare l’ebbrezza della libertà, reggere il sacrificio della<br />

scelta, sentire il peso del libero arbitrio e di conseguenza mettere in discussione l’esistenza<br />

di Dio.<br />

[…]<br />

<strong>Carmen</strong> va spavalda incontro alla morte e se ne frega di finire tra le fiamme dell’inferno.<br />

Come le eroine greche, ribelle per natura, non resta nei ranghi più di mezza giornata. Diserta.<br />

Si oppone alle regole. Vive raminga per vocazione e anche se si da a chi dice di amare<br />

realmente non è mai di nessuno.<br />

[…]<br />

Gli scippi, i piccoli crimini, il pestaggio dei ladruncoli, lo sfruttamento delle donne operaie<br />

e dei ragazzini fanno parte di un mondo, come quello descritto da Mérimée, in cui la disperazione,<br />

il degrado nascono dalla necessità di elaborare il concetto del tragico.<br />

Negli ambienti più degradati, nei bassifondi, c’è una passione esplosiva e incontrollata, un<br />

amore inteso come fatalità: innocente, crudele e perciò naturale!<br />

<strong>Carmen</strong> fa paura. A tutti. Alla chiesa e alla società. E anziché eroina mitica le viene offerto<br />

il posto di martire contemporanea di un paese bigotto.<br />

(Emma Dante, <strong>Carmen</strong> senza vergogna, note di regia)


Il tema del Destino e l’esotismo musicale<br />

<strong>Carmen</strong> inizia, finisce e si sviluppa con la persistente apparizione di un tema musicale che<br />

rappresenta l’attrazione fatale dei due amanti (un cosiddetto “motivo conduttore”, tipico<br />

dell’opera tedesca di Weber e di Wagner). Si tratta di un tema doloroso, accompagnato da<br />

accenti preoccupanti. All’ascolto non promette niente di buono, anche perché appare spesso<br />

un po’ a tradimento. Come se narrasse di un amore subìto, più che scelto, di un amore<br />

inteso come condanna. Nietzsche lo chiamava “epigramma della passione”. Il tema irrompe,<br />

appare o fa capolino ogni volta che la vicenda di <strong>Carmen</strong> e Don José è a una svolta. Non<br />

viene mai cantato, ma solo suonato dall’orchestra, come un commento esterno o un’incombenza<br />

minacciosa. La sua presentazione avviene quando interrompe il “chiasso da circo”<br />

dell’inizio orchestrale, con tutti quei metallici colpi di piatti, quasi mettendolo a tacere la<br />

festa con da tono guastafeste.<br />

Se lo si ascolta con attenzione, si sente che questo tema non è scritto su una scala comune.<br />

Contiene invece un particolare intervallo melodico che la musica folcloristica spagnola aveva<br />

ereditato dalla musica araba. (Per chi sa la musica, un intervallo di ‘seconda eccedente’:<br />

do diesis - si bemolle). Anche questo motivo ha la tinta spagnola di cui sono inondati parecchi<br />

dei ventisei pezzi musicali che compongono <strong>Carmen</strong>. La cultura francese, come quella<br />

russa, aveva sviluppato prima di quella italiana un interesse per l’esotismo, anche musicale.<br />

Bizet da un lato cita pagine conosciute e dall’altra scrive musica propria, ma a volte in stile<br />

spagnolo, o cubano o zingaresco.<br />

Una delle tre citazioni presenti nell’opera, la Habanera - da L’Avana, capitale di Cuba – è<br />

una trascrizione di El Areglito di Sebastián Yradier, arrangiamento salottiero di una ben<br />

ritmata melodia di origine creola (e quindi africana). Fra le altre canzoni di seduzione di<br />

<strong>Carmen</strong> c’è la Seguidilla, una specie di bolero, coi pizzicati dei violoncelli che imitano la<br />

chitarra, derivato da una danza andalusa. La Chanson bohème (ovvero ‘canzone gitana’)<br />

che apre il secondo atto è invece la Spagna reinventata da Bizet, che ci trascina in una<br />

danza dal crescendo spasmodico. Nessuno se lo aspetterebbe, ma anche il delizioso preludio<br />

orchestrale al terzo atto – l’Entr’acte – è una ‘rivisitazione’ di brano esistente: un polo<br />

andaluso di Manuel García, celebre tenore-compositore spagnolo naturalizzato parigino<br />

dell’età di Rossini.<br />

I paesaggi sonori che Bizet offre al pubblico, mischiando diversi linguaggi, hanno tutta<br />

una screziatura di tinte che vanno dall’esotico afro-zigano, allo spagnolo del mondo della<br />

corrida, al meno conturbante francese, nel quale ritroviamo un campionario di sentimenti<br />

gentili e affettuosi, che finiscono tuttavia travolti da un’onda di ritmi incalzanti fino allo<br />

stordimento. Alla fine, il dramma.<br />

(A cura di Franco Pulcini, coordinatore scientifico e responsabile editoriale <strong>Teatro</strong> alla Scala)


Daniel Barenboim<br />

Nato a Buenos Aires nel 1942, studia col padre e esordisce a sette anni. Si traferisce a dieci<br />

anni in Israele. Definito “un fenomeno” dal celebre direttore Wilhelm Furtwängler, studia<br />

armonia e composizione con Nadia Boulanger a Parigi. Dopo aver suonato a New York nel<br />

1957 sotto la direzione di Leopold Stokowski, compie regolari tournées in tutto il mondo.<br />

Nel 1954 inizia a incidere i primi dischi come pianista. Negli anni Sessanta registra i Concerti<br />

per pianoforte di Beethoven con Otto Klemperer, quelli di Brahms con John Barbirolli,<br />

nonché tutti quelli di Mozart con la English Chamber Orchestra nel doppio ruolo di pianista<br />

e direttore. Fra il 1975 e il 1989 è Direttore Musicale dell’Orchestre de Paris. Debutta in<br />

campo operistico nel 1973 con Don Giovanni di Mozart al Festival di Edimburgo, e nel 1981<br />

a Bayreuth, dovesi esibisce regolarmente per diciotto anni fino al 1999, dirigendo Tristan<br />

und Isolde,Der Ring des Nibelungen, Parsifal e DieMeistersinger von Nürnberg. Dal 1991 al<br />

giugno 2006 è stato Direttore Principale della Chicago Symphony Orchestra. Nel 2006 i<br />

musicisti di quest’ultima l’hanno nominato Direttore Onorario a vita. Dal 1992 è Generalmusikdirektor<br />

della Staatsoper Unter den Linden di Berlino, di cui è stato anche Direttore<br />

Artistico dal 1992 all’agosto 2002. Nell’autunno 2000 la Staatskapelle di Berlino lo ha<br />

nominato Direttore Principale a vita. Musicisti della Staatskapelle hanno partecipato attivamente<br />

alla creazione di un asilo musicale da lui fondato a Berlino nel settembre 2005. Nel<br />

1999 assieme all’intellettuale palestinese Edward Said, fonda il workshop “West-Eastern<br />

Divan” che ogni estate invita giovani musicisti d’Israele e dei Paesi arabi a lavorare insieme<br />

in orchestra. Nell’estate 2005 la West-Eastern Divan Orchestra ha tenuto a Ramallah<br />

(Palestina) un concerto di grande significato storico. Ha ricevuto numerosi premi e alte<br />

onorificenze. Nel 2006 ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università di Oxford, nel<br />

2007 le insegne di “Commandeur de la Légion d’honneur”. Nel febbraio 2009 gli è stata<br />

assegnata la Medaglia Moses Mendelssohn per il suo contributo alla tolleranza e all’armonia<br />

tra i popoli. Insieme alla Staatskapelle e al Coro della Staatsoper, nel 2003 è stato premiato<br />

con un “Grammy” per la registrazione di Tannhäuser di Wagner. Dalla stagione 2007-08<br />

avvia una stretta collaborazione con il <strong>Teatro</strong> alla Scala in qualità di “Maestro scaligero”.<br />

Ha pubblicato quattro libri: A Life in Music e Paralleli e paradossi, scritto in collaborazione<br />

con Edward Said, La musica sveglia il tempo, sull’estetica e sulla democrazia della musica<br />

e nel dicembre 2008 Dialoghi su musica e <strong>Teatro</strong> - “Tristano e Isotta”, con il regista Patrice<br />

Chéreau.


Emma Dante<br />

Nata a Palermo nel 1967, esplora il tema della famiglia e dell’emarginazione attraverso una<br />

poetica di tensione e follia, ma non senza umorismo. Drammaturga e regista, si è diplomata<br />

a Roma nel 1990 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Socia del<br />

Gruppo della Rocca (1993-95), nel 1999 costituisce a Palermo la Compagnia Sud Costa<br />

Occidentale, con la quale vince il Premio Scenario 2001 per il progetto mPalermu e il PremioUbu<br />

2002 come novità italiana; nel 2001 il Premio Lo Straniero; nel 2003 il Premio<br />

Ubu per Carnezzeria come migliore novità italiana; nel 2004 il Premio Gassman come<br />

migliore regista italiana, il Premio della Critica per la drammaturgia e la regia, e il Premio<br />

Donnadiscena; nel 2005 il Premio Golden Graal come migliore regista per lo spettacolo Medea;<br />

nel 2009 il Premio Vittorini e il Premio Super Vittorini per il romanzo Via Castellana<br />

Bandiera, e il Premio Sinopoli per la cultura.<br />

Dal 2001 ha messo in scena: mPalermu, uno spettacolo che parla della sua città natale,<br />

con interni ed esterni divisi da una soglia che è impossibile varcare; Carnezzeria, storia di<br />

una famiglia di carne da macello, con i suoi legami morbosi; Medea da Euripide; La scimia,<br />

liberamente tratto da Le due zitelle di Tommaso Landolfi; Vita mia; Mischelle di Sant’Oliva,<br />

Cani di bancata, uno spettacolo sulla mafia, in cui la Madre-Mafia (Mammasantissima)<br />

invita nella Casa Santa i suoi figli per spogliarli di ogni potere e di ogni simbolo gerarchico<br />

e trasformarli in funzioni di un sistema che diventa invisibile; Il festino, il soliloquio di due<br />

gemelli che festeggiano il loro compleanno; Eva e la Bambola, performances per <strong>Carmen</strong><br />

Consoli in <strong>Teatro</strong> (tour 2007-08); Le pulle, operetta amorale della quale sono protagoniste<br />

cinque puttane (“pulle” in palermitano), quattro travestiti e un trans. Alterna la sua attività<br />

di regista a quella di attrice, spaziando dal teatro al cinema e alla televisione. Tra gli altri,<br />

ha recitato con Andrea Camilleri, Valeria Moriconi, Michele Placido, Vittorio Gassman,<br />

Nanny Loy, Marcello Mastroianni. Ha pubblicato: Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana<br />

con una prefazione di Andrea Camilleri (Fazi, 2007) e il romanzo Via Castellana<br />

Bandiera (Rizzoli, 2008). Sono attualmente in tournée in Italia e all’estero: mPalermu,<br />

Carnezzeria, Vita mia, Mischelle di Sant’Oliva e Le pulle.


Fo n d a t o r i<br />

So S t e n i t o r i<br />

Benemeriti<br />

Promotori<br />

Vito Zucchi<br />

<strong>Teatro</strong> Amilcare <strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

Fondazione<br />

Arvedi Buschini<br />

Ordinari ARCAR s.p.a. - Maglia Club s.r.l. - Giuliana Guindani<br />

Associazione Costruttori ANCE Cremona - Fantigrafica s.r.l.<br />

Guindani Viaggi - Comune di Castelvetro Piacentino<br />

Seri Art s.r.l. - AEM-COM s.r.l.<br />

Nuova Oleodinamica Bonvicini s.r.l. - HOL.IN.PART s.p.a.<br />

Società Editoriale Cremonese S.p.A.<br />

fondazione<br />

Centro di Musicologia<br />

Walter Stauffer


Info:<br />

Fondazione <strong>Teatro</strong> Amilcare <strong>Ponchielli</strong> Cremona<br />

Casella postale 172<br />

Corso Vittorio Emanuele II, 52 - 26100 Cremona<br />

Segreteria 0372.022.010/011<br />

Fax 0372.022.099<br />

Biglietteria 0372.022.001/002 (ore 10.30 - 13.30 e 16.30 - 19.30)<br />

Biglietteria on-line: www.vivaticket.it<br />

e-mail: info@teatroponchielli.it<br />

www.teatroponchielli.it<br />

Progetto grafico: Corrado Testa - Testa Consulenti & Creativi Pubblicitari<br />

Esecutivi digitali: Service Lito (Persico Dosimo - CR)<br />

Stampa: Fantigrafica (Cremona)

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