Poteri e prassi del Presidente della Repubblica nel sistema politico ...
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Mauro Tebaldi del nostro parlamentarismo, allargando in massimo grado il proprio bagaglio potestativo; in altre occasioni si è invece mantenuto ai margini delle arene decisionali, limitandosi ad una partecipazione in chiave notarile. Per segnalarne ed enfatizzarne l’estensione variabile, i poteri del capo dello Stato, sono stati paragonati al movimento di una fisarmonica. Si tratta, evidentemente, di un artifizio simbolico: esso, tuttavia, ci offre un’immagine concettualmente “densa” e dotata, perciò, di dignità teorica. Proprio l’ipotesi della “fisarmonica presidenziale” sarà il principale ancoraggio teorico del nostro lavoro e, pertanto, conviene qui esplicitare i fattori e le dinamiche che essa sottende. Grazie a questa metafora, si rende immediatamente percettibile lo scostamento fra la base normativa scritta, scarna e poco definita, e la prassi effettiva su cui si fonda, in buona misura, il potere del capo dello Stato. Potere che, in alcune circostanze e a precise condizioni, può accrescersi oltre misura, fino ad imporre la propria volontà sugli altri organi del circuito istituzionale – parlamento e governo – o su soggetti istituzionalmente rilevanti all’interno di quello stesso circuito, come la maggioranza o l’opposizione parlamentare. Sugli effetti di questa variabilità molto si è detto, con interpretazioni non univoche. I critici sostengono che la “fisarmonica presidenziale” costituisca un pericolo congenito del sistema parlamentare disegnato dai costituenti. Una sorta di patologia in forza della quale una figura sottratta al controllo democratico e politicamente irresponsabile 3 può assumere in sé, con scarsi limiti formali, i cruciali poteri politici di nomina del premier e di dissoluzione del parlamento, oltreché uno sconfinato potere di messaggio. 3 Sulla responsabilità del Presidente della Repubblica si veda, da ultimo, SPERTI [2010] e la letteratura ivi citata. 419
420 D&Q, n. 11/2011 Coloro, invece, che difendono l’assetto istituzionale del capo dello Stato a “geometria variabile”, ne apprezzano il ruolo e le funzioni equilibratrici, fisiologicamente vocate allo sblocco, da una posizione di garanzia super partes, degli stati di crisi del nostro sistema parlamentare. Se, tuttavia, la metafora della fisarmonica richiama gli scostamenti fra regole e prassi dei poteri presidenziali, prima di valutarne le conseguenze sistemiche, è bene comprendere le ragioni e l’ampiezza del fenomeno. Quanto alle ragioni, si tratta di scandagliare il problema alle sue radici, ovvero di individuarne il perché alla luce della forma di governo disegnata dalla nostra Costituzione: da quella, infatti, si deve necessariamente partire per conoscere, alla loro scaturigine, i vincoli e le opportunità del ruolo presidenziale [CHESSA 2011]. Non ci occuperemo, qui, se non indirettamente, di questo specifico tema di analisi, pur consapevoli delle sue implicazioni per la questione che invece andremo direttamente ad affrontare: quella relativa alla scala delle oscillazioni della condotta presidenziale e delle condizioni che tendono a determinare tale varianza. Per fare ciò, il nostro ragionamento prenderà le mosse da un esercizio tassonomico. Esso cercherà di definire il quadro realistico dei poteri presidenziali in ambito politico, a partire dalle sue attribuzioni, formali e informali, dei processi e delle sfere d’azione in cui egli è coinvolto con proprie autonome capacità di scelta. Nell’ambito di ciascun tipo di potere, si cercherà quindi di esaminare le prassi con cui effettivamente il Presidente della Repubblica tende al suo esercizio, con particolare riferimento agli eventuali elementi di discontinuità introdotti nel quindicennio del bipolarismo maggioritario (1996-2010). In base ai fatti osservati, si avanzeranno infine alcune ipotesi interpretative circa l’evoluzione della condotta presidenziale nel sistema politico italiano.
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Coloro, invece, che difendono l’assetto istituzionale <strong>del</strong><br />
capo <strong>del</strong>lo Stato a “geometria variabile”, ne apprezzano il<br />
ruolo e le funzioni equilibratrici, fisiologicamente vocate<br />
allo sblocco, da una posizione di garanzia super partes,<br />
degli stati di crisi <strong>del</strong> nostro <strong>sistema</strong> parlamentare.<br />
Se, tuttavia, la metafora <strong>del</strong>la fisarmonica richiama gli<br />
scostamenti fra regole e <strong>prassi</strong> dei poteri presidenziali,<br />
prima di valutarne le conseguenze sistemiche, è bene comprendere<br />
le ragioni e l’ampiezza <strong>del</strong> fenomeno.<br />
Quanto alle ragioni, si tratta di scandagliare il problema<br />
alle sue radici, ovvero di individuarne il perché alla luce<br />
<strong>del</strong>la forma di governo disegnata dalla nostra Costituzione:<br />
da quella, infatti, si deve necessariamente partire per conoscere,<br />
alla loro scaturigine, i vincoli e le opportunità <strong>del</strong><br />
ruolo presidenziale [CHESSA 2011]. Non ci occuperemo,<br />
qui, se non indirettamente, di questo specifico tema di<br />
analisi, pur consapevoli <strong>del</strong>le sue implicazioni per la<br />
questione che invece andremo direttamente ad affrontare:<br />
quella relativa alla scala <strong>del</strong>le oscillazioni <strong>del</strong>la condotta<br />
presidenziale e <strong>del</strong>le condizioni che tendono a determinare<br />
tale varianza.<br />
Per fare ciò, il nostro ragionamento prenderà le mosse<br />
da un esercizio tassonomico. Esso cercherà di definire il<br />
quadro realistico dei poteri presidenziali in ambito <strong>politico</strong>,<br />
a partire dalle sue attribuzioni, formali e informali,<br />
dei processi e <strong>del</strong>le sfere d’azione in cui egli è coinvolto<br />
con proprie autonome capacità di scelta. Nell’ambito di<br />
ciascun tipo di potere, si cercherà quindi di esaminare le<br />
<strong>prassi</strong> con cui effettivamente il <strong>Presidente</strong> <strong>del</strong>la <strong>Repubblica</strong><br />
tende al suo esercizio, con particolare riferimento<br />
agli eventuali elementi di discontinuità introdotti <strong>nel</strong> quindicennio<br />
<strong>del</strong> bipolarismo maggioritario (1996-2010). In<br />
base ai fatti osservati, si avanzeranno infine alcune ipotesi<br />
interpretative circa l’evoluzione <strong>del</strong>la condotta presidenziale<br />
<strong>nel</strong> <strong>sistema</strong> <strong>politico</strong> italiano.