Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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31.05.2013 Views

Omelia IV, 3 97 altrettanto potente. Ciò significa che l’espressione: Al re dei secoli è detta anche del Figlio per mezzo del quale [il Padre] ha fatto anche i secoli 10; e il senso qui è lo stesso. Per noi uomini, invece, la formazione e la creazione sono due cose diverse, in quanto da una parte c’è chi prepara i materiali, li pone in opera e porta a compimento il lavoro; dall’altra chi dà disposizioni per l’esecuzione dei lavori. Perché? Perché colui che compie il lavoro è inferiore [a chi detta ordini]. Invece là 11 non vi è nessuna distinzione tra chi comanda e chi lavora. Del resto, quando sento: per mezzo del quale [il Padre] ha fatto anche i secoli, io non tolgo al Padre l’opera di formazione delle creature; allo stesso modo, quando odo che il Padre è il re dei secoli, non privo il Figlio della sua sovranità: essi, insomma, hanno in comune queste due prerogative, entrambe cioè si trovano in loro. Concludendo: il Padre, creatore, ha generato un Figlio creatore. Il Figlio, a sua volta, possiede la sovranità, perché è Signore delle creature. Ed egli non opera come noi, cioè in vista di una ricompensa, né come noi obbedisce ad altri, ma agisce liberamente, obbedendo alla propria bontà e al suo amore per gli uomini. Cosa? Il Figlio non è stato mai visto? Nessuno potrebbe fare questa affermazione. E allora che significa quell’altra espressione: all’incorruttibile, all’invisibile, al solo sapiente Dio? L’evangelista cosa vuole intendere, quando dice: non vi è altro nome [dato agli uomini sotto il cielo] nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati? E ancora: in nessun altro c’è salvezza 12 . L’Apostolo dice: gloria e onore per i secoli dei secoli! Amen. [Poiché noi tutti 12 Atti 4, 12. 13 Cioè azioni che manifestino un’esemplare condotta di vita, seguendo gl’insegnamenti della sua dottrina.

98 Giovanni Crisostomo conveniamo nell’affermare che] l’onore e la gloria non si rendono mediante semplici parole; se Dio ci ha onorato non a parole, ma con fatti concreti e reali, allora anche noi dovremo onorarlo con azioni e opere 13. D’altronde, l’onore che gli tributiamo tocca noi e non lui: Dio, infatti, non ha bisogno del nostro onore, bensì noi del suo. L’onore che tributiamo a Dio torna a onore di noi stessi 3. Dunque, se onoriamo Dio, onoriamo noi stessi. Infatti, come colui che apre gli occhi per vedere la luce del sole procura a se stesso la gioia di ammirare la bellezza e lo splendore di quest’astro, senza peraltro dargli un qualche beneficio, rendendolo ad esempio più luminoso [il sole infatti rimane sempre lo stesso]; la medesima cosa, anzi in proporzione maggiore, si verifica con Dio: colui cioè che lo ammira e lo onora, procura a se stesso un incommensurabile bene e giovamento. Perché? Perché l’uomo è onorato da Dio quando intraprende la strada della virtù: chi mi onorerà – dice il Signore – anch’io lo onorerò 14. Tu dirai: Ma Dio come può essere onorato, se non ha bisogno della gloria che gli rendiamo? Ebbene, egli la riceve allo stesso modo di quando diciamo ho fame e sete; Dio, in altre parole, fa suoi tutti i nostri sentimenti per attrarci a sé anche in questa maniera; egli, pur d’imprimerci il suo timore, accetta di ricevere onori e insulti, ma neppure così riesce ad attrarci a lui. Bisogna onorare Dio nel corpo e nell’anima. Come? Onoriamo dunque Dio; esaltiamolo sia nel nostro 14 1 Sam. 2, 30.

98 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

conveniamo nell’affermare che] l’onore e la gloria non<br />

si rendono mediante semplici parole; se Dio ci ha<br />

onorato non a parole, ma con fatti concreti e reali,<br />

allora anche noi dovremo onorarlo con azioni e<br />

opere 13. D’altronde, l’onore che gli tributiamo tocca noi<br />

e non lui: Dio, infatti, non ha bisogno del nostro onore,<br />

bensì noi del suo.<br />

L’onore che tributiamo a Dio torna a onore di noi stessi<br />

3. Dunque, se onoriamo Dio, onoriamo noi stessi.<br />

Infatti, come colui che apre gli occhi per vedere la luce<br />

del sole procura a se stesso la gioia di ammirare la<br />

bellezza e lo splendore di quest’astro, senza peraltro<br />

dargli un qualche beneficio, rendendolo ad esempio<br />

più luminoso [il sole infatti rimane sempre lo stesso]; la<br />

medesima cosa, anzi in proporzione maggiore, si<br />

verifica con Dio: colui cioè che lo ammira e lo onora,<br />

procura a se stesso un incommensurabile bene e<br />

giovamento. Perché? Perché l’uomo è onorato da Dio<br />

quando intraprende la strada della virtù: chi mi onorerà<br />

– dice il Signore – anch’io lo onorerò 14.<br />

Tu dirai: Ma Dio come può essere onorato, se non<br />

ha bisogno della gloria che gli rendiamo? Ebbene, egli<br />

la riceve allo stesso modo di quando diciamo ho fame<br />

e sete; Dio, in altre parole, fa suoi tutti i nostri<br />

sentimenti per attrarci a sé anche in questa maniera;<br />

egli, pur d’imprimerci il suo timore, accetta di ricevere<br />

onori e insulti, ma neppure così riesce ad attrarci a lui.<br />

Bisogna onorare Dio nel corpo e nell’anima. Come?<br />

Onoriamo dunque Dio; esaltiamolo sia nel nostro<br />

14 1 Sam. 2, 30.

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