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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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90 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

Che senso ha parlare di remissione e di perdono di<br />

colpe commesse?<br />

Perciò obiettano: Ma come è possibile che queste<br />

cose siano degne di Dio? Infatti, se l’uomo, anche<br />

dopo aver colto mille volte in flagrante il suo servo, lo<br />

lascia andare e lo degna perfino del perdono, Dio<br />

invece castigherà con una pena eterna? Inoltre,<br />

quando parliamo loro del battesimo e della remissione<br />

dei peccati per mezzo di questo [sacramento del<br />

perdono], essi replicano: Ma come è possibile ritenere<br />

cosa degna di Dio rimettere le innumerevoli colpe di<br />

cui un uomo si è macchiato?<br />

A questo punto, puoi ben notare la loro distorsione<br />

mentale e come ad ogni occasione emerga il loro spirito<br />

di contesa! Infine affermano che se la remissione è un<br />

male, la punizione è un bene; viceversa, se la punizione<br />

non è un male, la remissione è un bene. Questo che sto<br />

dicendo è il loro modo di pensare. Noi, al contrario,<br />

affermiamo che sia l’una che l’altra sono un bene, anche<br />

se la motivazione la daremo esaurientemente in un’altra<br />

circostanza, dal momento che ora non lo possiamo. Si<br />

tratta, infatti, di una questione profonda che, esigendo<br />

un’ampia discussione, a suo tempo sarà sottoposta al<br />

vaglio del vostro benevolo ascolto. Perciò, continuiamo il<br />

discorso che ci eravamo proposti di fare.<br />

Paolo dice: Questa è una parola degna di fede.<br />

Perché è degna di fede?<br />

riprende le espressioni e le immagini per indicare la condanna<br />

dei cattivi: è la geenna del fuoco. Paolo e <strong>Giovanni</strong> invece<br />

accantonano il termine, poiché non dice niente ai non Giudei.<br />

4 Fil. 3, 6. Paolo infatti poteva vantarsi dei suoi privilegi<br />

razziali: di essere circonciso secondo la prescrizione della<br />

legge all’ottavo giorno (cf. Gen. 17, 12; Lc. 12, 3); di essere non<br />

un convertito all’ebraismo, ma un israelita di razza,

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