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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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Omelia III, 2 79<br />

Allora ci si chiederà: Perché si recava a Damasco?<br />

Lo faceva proprio perché egli, allora, riteneva questa<br />

nuova dottrina un pubblico flagello e temeva che la sua<br />

predicazione si estendesse dovunque. I Giudei, invece,<br />

l’avversavano per motivi diversi: essi infatti facevano<br />

tutto non con lo scopo di venire incontro a molti, ma<br />

solamente per ambizione di potere. Fa’ dunque<br />

attenzione a ciò che dicevano: [Se lo lasciamo fare così,<br />

tutti crederanno in lui e verranno i Romani] e<br />

distruggeranno [il nostro luogo santo] e la nostra città 17.<br />

Quale timore li assaliva? Un timore esclusivamente<br />

umano!<br />

Opportunamente, quindi, verrebbe da chiedersi: Ma<br />

com’è possibile che Paolo, così profondo conoscitore<br />

della legge, ignorasse questa nuova dottrina, proprio lui<br />

che più tardi avrebbe detto: [Paolo, servo di Cristo<br />

Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare<br />

il vangelo di Dio] che egli aveva promesso per mezzo<br />

dei suoi profeti 18? Come puoi ignorare, [o Paolo], questa<br />

17 Gv. 11, 48.<br />

18 Rom. 1, 1-2.<br />

19 1 Cor. 15, 9. Paolo infatti dice: Non sono degno di<br />

essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di<br />

Dio. Anche in altre circostanze egli ricorda con grande<br />

rammarico d’essere stato persecutore della Chiesa di Dio (cf.<br />

Gal. 1, 13; Fil. 3, 6), anche se dichiara d’aver agito in buona<br />

fede. Davanti al re Agrippa dichiarerà: Consideravo mio dovere<br />

oppormi con tutte le mie forze al nome di Gesù, il Nazareno…<br />

(Atti 26, 9); tuttavia, di fronte <strong>alla</strong> visione celeste dice: Non ho<br />

voluto essere disobbediente (Atti 26, 19).<br />

20 Atti 14, 14. Il <strong>Crisostomo</strong>, qui come altrove, accomoda il<br />

testo sacro a seconda dell’idea che vuole esprimere. In questo<br />

caso, volendo mettere in risalto l’umiltà di Barnaba e di Paolo,<br />

ma soprattutto di quest’ultimo che la gente di Listra ritiene un<br />

dio sceso in figura umana per aver prodigiosamente guarito uno

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