Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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31.05.2013 Views

INTRODUZIONE 1. G. CRISOSTOMO, DISCEPOLO E INTERPRETE FEDELE DI PAOLO Il Commento alla Prima Lettera a Timoteo del «Bocca d’Oro», che viene qui presentato per la prima volta in versione italiana, risponde a una duplice motivazione. La prima, propriamente pastorale, si propone di focalizzare l’ardore apostolico e missionario che ha contraddistinto la figura di quest’«instancabile predicatore ed esegeta della parola divina, l’educatore e il fedele ammonitore della sua comunità, l’amico e il protettore dei poveri, degli oppressi, dei bisognosi» 1. La seconda è quella di concretamente inverare e dimostrare ciò su cui tutti gli studiosi del Crisostomo (344 ca.-407) convengono e che Isidoro di Pelusio finemente espresse in questi termini: «Se il divino Paolo avesse voluto interpretare se stesso, non lo avrebbe 1 Hans von Campenhausen, I Padri greci, Brescia 1967, pp. 173-174. 2 Isidoro di Pelusio, Ep. 5, 32. Per quanto riguarda la particolare predilezione del Crisostomo per la figura e la dottrina dell’apostolo Paolo, di estremo interesse è lo studio dei sette Discorsi in lode di s. Paolo, di recente pubblicati in lingua italiana: cf. G. Crisostomo, Panegirici su san Paolo , trad., introd. 7

8 Introduzione fatto diversamente da come lo fece questo celebre maestro dello stile attico» 2. La coscienza di adempiere la missione dell’annuncio della salvezza portata da Cristo all’umanità intera, nonché la tenace volontà di incarnarlo nelle Chiese affidate ad essi da Dio come pastori, maestri e ministri, accomunano sia l’Apostolo delle Genti che l’instancabile presbitero antiocheno e vescovo di Costantinopoli (398). Entrambi, infatti, intensamente vivono e con assoluta fedeltà adempiono il loro ministero di «inviati» mediante un intenso «contatto con la comunità cristiana tutta intera nella sua diversità» 3 . In conformità ai principi esegetici della Scuola di Antiochia, attiva negli ultimi decenni del IV secolo e nei primi del V, il Crisostomo, letteralista in ambito esegetico, «in opposizione all’allegorismo alessandrino, considerato eccessivo e arbitrario» 4, interpreta i testi biblici ponendo in grande attenzione il loro senso storico. Di qui la costante applicazione che egli ne fa ai problemi pratici e morali della vita quotidiana delle anime di cui si sente responsabile pastore e guida. Pertanto, ben a ragione la Malingrey ritiene che la frenetica attività del suo apostolato a servizio di Dio e della Chiesa denoti una spiritualità che «risponde a tutti gli stati di vita. Essa non è stata fissata in un trattato e note a cura di S. Zincone (Collana Testi Patristici 69), Città Nuova Editrice, Roma 1988. 3 A.-M. Malingrey, Giovanni Crisostomo, in Dizionario patristico e di antichità cristiane, Marietti, Torino 1984, p. 1556. 4 M. Simonetti, Antiochia di Siria, V. Scuola, in Dizionario patristico…, cit., p. 241. Per quanto riguarda il problema della differente dottrina esegetica proposta dalla Scuola alessandrina e da quella antiochena, cf. A. Vaccari, La teoria esegetica antiochena, in «Biblica», 15 (1934), pp. 93-101; P. Ternant, La théorie d’Antioche dans le cadre des sens de l’Écriture, in «Biblica», 34 (1953), pp. 135-158.354-383.456-486; P. Brezzi, La gnosi cristiana di Alessandria e le antiche scuole cristiane,

INTRODUZIONE<br />

1. G. CRISOSTOMO, DISCEPOLO E INTERPRETE FEDELE<br />

DI PAOLO<br />

Il <strong>Commento</strong> <strong>alla</strong> <strong>Prima</strong> Lettera a Timoteo del<br />

«Bocca d’Oro», che viene qui presentato per la prima<br />

volta in versione italiana, risponde a una duplice<br />

motivazione. La prima, propriamente pastorale, si<br />

propone di focalizzare l’ardore apostolico e missionario<br />

che ha contraddistinto la figura di quest’«instancabile<br />

predicatore ed esegeta della parola divina, l’educatore<br />

e il fedele ammonitore della sua comunità, l’amico e il<br />

protettore dei poveri, degli oppressi, dei bisognosi» 1.<br />

La seconda è quella di concretamente inverare e<br />

dimostrare ciò su cui tutti gli studiosi del <strong>Crisostomo</strong><br />

(344 ca.-407) convengono e che Isidoro di Pelusio<br />

finemente espresse in questi termini: «Se il divino Paolo<br />

avesse voluto interpretare se stesso, non lo avrebbe<br />

1 Hans von Campenhausen, I Padri greci, Brescia 1967,<br />

pp. 173-174.<br />

2 Isidoro di Pelusio, Ep. 5, 32. Per quanto riguarda la<br />

particolare predilezione del <strong>Crisostomo</strong> per la figura e la<br />

dottrina dell’apostolo Paolo, di estremo interesse è lo studio dei<br />

sette Discorsi in lode di s. Paolo, di recente pubblicati in lingua<br />

italiana: cf. G. <strong>Crisostomo</strong>, Panegirici su san Paolo , trad., introd.<br />

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