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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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Omelia I, 1 45<br />

riusciranno mai a sopraffarci, né la nostra speranza<br />

resterà confusa, poiché essa è Cristo stesso.<br />

Abbiamo dunque due possibilità per fronteggiare i<br />

pericoli: o riusciamo subito a liberarcene, oppure<br />

possiamo nutrire buone speranze per superarli. Ma<br />

perché Paolo non si definisce mai apostolo del Padre,<br />

bensì di Cristo? Perché egli mette tutto in comune,<br />

tanto che il vangelo egli lo dice vangelo di Dio. Le cose<br />

della terra, afferma, sono un niente, qualsiasi cosa noi<br />

abbiamo a soffrire.<br />

Timoteo, figlio verace nella fede<br />

A Timoteo, figlio verace nella fede. Anche questo è<br />

un segno di incoraggiamento. Infatti, se il discepolo ha<br />

dato prova di una fede tale da diventare figlio di Paolo,<br />

e non solo figlio, ma anche figlio verace, allora egli si<br />

mostrerà coraggioso anche di fronte al futuro. Lo<br />

specifico della fede consiste, infatti, nel non lasciarsi<br />

mai né abbattere né sconcertare, neppure quando i<br />

fatti sembrano contrari alle promesse. Ecco perché<br />

l’Apostolo parla di figlio, anzi figlio verace, quantunque<br />

non sia affatto della stessa sostanza. Cosa? È un<br />

essere di un’altra specie? 12<br />

Certamente no; perché Paolo esclude una filiazione<br />

materiale, volendo semplicemente affermare che<br />

Timoteo non è nato da lui. Qual è dunque il senso<br />

dell’espressione? Forse che Timoteo proviene da<br />

un’altra sostanza? Neppure questo. Infatti, non appena<br />

l’ha chiamato figlio, ha subito aggiunto: nella fede, per<br />

indicare che egli è un figlio verace, proveniente da lui e<br />

11 Mt. 26, 31; Zac. 13, 17.<br />

12 Il testo greco recita àlogon en, che <strong>lettera</strong>lmente<br />

significa sine ratione, senza ragione, irrazionale; abbiamo<br />

pertanto preferito l’altra lezione proposta, quella cioè di Timoteo

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