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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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44 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

Infatti, dopo aver detto, per comando di Dio nostro<br />

salvatore, ha aggiunto: e del Signore nostro Gesù<br />

Cristo, nostra speranza.<br />

Inoltre, fa’ attenzione <strong>alla</strong> precisione con cui ha<br />

adoperato i termini. Anche il salmista, riferendosi al<br />

Padre, lo aveva detto: Speranza dei confini della terra 9,<br />

mentre il beato Paolo in un altro passo scriverà: Per<br />

questo noi ci affatichiamo e combattiamo, perché<br />

abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivo e<br />

vero 10. È necessario, infatti, che il maestro non solo<br />

affronti dei pericoli, ma che questi siano di molto più<br />

gravi di quelli del discepolo. Nelle tribolazioni abbiamo<br />

Dio come salvatore e Cristo come speranza. È stato<br />

scritto: Percuoterò il pastore e saranno disperse le<br />

pecore del gregge 11. Ebbene, poiché le cose stanno<br />

così, il diavolo infierisce contro di lui con più veemenza<br />

perché, morto il pastore, anche il gregge sarà disperso.<br />

Infatti, se uccidendo le pecore il gregge diminuisce,<br />

eliminando invece il pastore, egli distruggerà l’intero<br />

gregge.<br />

Dunque, poiché si rende conto che con una fatica<br />

minore ottiene di più e che in una sola anima riesce a<br />

mandare tutto in rovina, si avventa in modo particolare<br />

contro i maestri. Ecco allora perché l’Apostolo subito,<br />

all’inizio, infonde coraggio nell’animo del suo discepolo<br />

dicendogli che noi abbiamo Dio come salvatore e<br />

Cristo come speranza. Le nostre tribolazioni, è vero,<br />

sono numerose, ma nutriamo grandi speranze;<br />

corriamo dei pericoli e siamo soggetti a insidie, è vero,<br />

ma abbiamo colui che ci salva: non un uomo, ma Dio,<br />

e colui che ci salva non è debole, perché è Dio. Perciò,<br />

per quanto grandi possano essere i pericoli, essi non<br />

9 Sal. 64, 6.<br />

10 1 Tim. 4, 10.

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