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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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Introduzione 35<br />

vescovo nei confronti dei presbiteri. Essi devono<br />

essere trattati con doppio onore. <strong>Crisostomo</strong> preferisce<br />

soffermarsi sull’espressione paolina nella quale viene<br />

affermato il principio che i presbiteri devono esercitare<br />

bene la presidenza.<br />

<strong>Crisostomo</strong> interpreta Paolo dicendo che questo loro<br />

governo consiste nel non risparmiarsi in nulla a<br />

vantaggio esclusivo dei fedeli ad essi affidati. Essi<br />

devono riservare una cura particolare al ministero<br />

dell’educazione e a quello dell’insegnamento,<br />

impegnandosi ad assolvere bene entrambi gli uffici. I<br />

presbiteri, proprio perché si sottopongono a una così<br />

grande fatica, devono essere onorati in modo<br />

particolare. Il loro compito è grande per l’edificazione<br />

della Chiesa, per cui è molto importante che quanti<br />

esercitano la presidenza siano istruiti.<br />

La terza parte di questa omelia è costituita da<br />

un’ampia riflessione su temi squisitamente spirituali.<br />

L’attenzione dell’omileta è rivolta in modo particolare a<br />

inculcare il concetto della caducità della realtà umana<br />

e dell’eternità e dell’immortalità dell’anima. Donde la<br />

viva esortazione ad amare Dio con cuore sincero,<br />

senza temere la geenna, ma desiderando<br />

ardentemente la realizzazione del suo regno. La<br />

conclusione, breve ma altamente significativa, propone<br />

la meditazione sull’ineffabile «accondiscendenza<br />

divina»: Cristo è disceso sulla terra non per mescolarsi<br />

tra gli uomini, ma per abbracciare ogni singolo uomo,<br />

per lasciarsi sminuzzare in piccole parti e farsi<br />

mangiare da lui. E noi, conclude l’omileta, consapevoli<br />

della provvidenza e della premurosa sollecitudine che<br />

22 S. Cipriani, Le Lettere di Paolo, cit., p. 637.<br />

23 Le esortazioni rivolte finora al comportamento delle

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