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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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306 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

danno potrà mai ricevere un uomo che, pur non<br />

essendo un potente della terra, è tuttavia<br />

completamente libero d<strong>alla</strong> tirannide delle passioni?<br />

Ecco cosa sono la libertà, il regno, il dominio e la<br />

potenza! Comportarsi diversamente è schiavitù,<br />

quand’anche un uomo possa cingersi di mille diademi.<br />

Infatti, a cosa gli serve il diadema, quando all’interno di<br />

sé è dominato da una moltitudine di padroni, come<br />

l’avidità, i piaceri smodati, l’ira e altre passioni? La<br />

tirannia esercitata da questi sentimenti è più difficile da<br />

debellare, dal momento che neppure la corona regale<br />

è capace di liberarlo da tale schiavitù.<br />

Pensa, ad esempio, a uno che è stato elevato <strong>alla</strong><br />

dignità di re, ma che è caduto nelle mani dei barbari;<br />

costoro, per far maggiormente pesare su di lui il loro<br />

potere, gli lasciano la porpora e la corona, ma gli<br />

comandano di portare l’acqua, di fare il cuoco o di<br />

svolgere altri uffici ugualmente degradanti.<br />

Infamandolo in questo modo, i barbari credono di<br />

aumentare il proprio prestigio. Ebbene, nel nostro<br />

caso, la tirannia dei sentimenti interiori ci opprime più<br />

duramente di qualsiasi barbaro. Ma colui che la<br />

disprezzerà, finirà per deriderla come fanno i barbari;<br />

mentre colui che se ne rende schiavo è destinato a<br />

soffrire pene maggiori di quelle inflitte dagli stessi<br />

barbari.<br />

[C’è inoltre da considerare che mentre] il barbaro,<br />

quando prende il sopravvento, tortura il corpo; le<br />

passioni, invece, tormentano l’anima e la dilaniano in<br />

tutte le sue parti; mentre il barbaro, quando ha il<br />

sopravvento, uccide il suo prigioniero, le passioni<br />

invece condannano a una morte eterna. Dunque, è<br />

veramente libero colui che è libero interiormente; al<br />

voga nel II secolo» (P. De Ambroggi, op. cit., p. 174).<br />

8 Cf. Mt. 7, 24-29.<br />

9 Sal. 48, 18.

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