Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora
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Omelia XV, 3 271 come sempre dico, la geenna manifesta apertamente la provvidenza di Dio non meno che la sua potenza. Del resto, la geenna opera insieme a tale potenza, spingendo gli uomini a una virtuosa condotta di vita con la paura. Comunque, non riteniamo questa un’espressione di ferocia e di crudeltà, bensì di misericordia, di grande bontà, di provvidenza e di amore di Dio verso di noi. Se al tempo di Giona non fossero state intimate delle minacce di totale distruzione, questa si sarebbe verificata. Infatti se il profeta non avesse detto: Ninive sarà distrutta 22 , questa città non sarebbe più esistita. Allo stesso modo, se non ci fossero le minacce della geenna, tutti precipiteremmo in essa; se non ci fosse la paura del fuoco, nessuno potrebbe sfuggirvi. In altri termini, Dio afferma che farà ciò che è contrario alla sua volontà per fare ciò che vuole. Egli non vuole la morte del peccatore, e intanto parla della sua morte proprio per non gettarlo in preda alla morte; anzi Dio, affinché noi possiamo sfuggirla, non solo ne parla ma ne mostra con i fatti la tremenda realtà. Infatti Dio, affinché nessuno pensasse che le sue fossero soltanto sterili minacce, ma eventi che si sarebbero presto verificati, intese dimostrare chiaramente ciò con i fatti che allora si svolsero. Forse che il diluvio non ti sembra simbolo della geenna? Oppure che la distruzione universale per mezzo delle acque non conferma il supplizio futuro mediante il fuoco? L’evangelista dice: Come fu ai giorni di Noè… prendevano moglie e marito… così sarà anche ora 23. Infatti, come all’epoca Dio predisse gli accadimenti molto tempo prima, così anche oggi li anticipa di quattrocento o più anni 24, ma nessuno gli presta attenzione; anzi, tutti pensano che la realtà futura rientri nel genere favolistico; tutti ridono, nessuno si lascia prendere dalla paura o dalle lacrime; nessuno si batte il petto. Il fiume di fuoco ribolle gorgogliando, la
272 Giovanni Crisostomo fiamma si alimenta sempre di più, e noi? Noi ridiamo e trascorriamo la vita nei piaceri, peccando senza avere alcun timore. La realtà umana è effimera, l’anima è eterna e immortale Nessuno richiama mai alla propria mente quel giorno fatale; nessuno pensa che la realtà presente passa, che le cose umane sono effimere, anche se ogni giorno esse gridano e fanno sentire la loro voce [sulla caducità dell’esistenza]. Infatti, le morti premature e i radicali rivolgimenti delle cose che si verificano durante la nostra vita, non c’insegnano proprio nulla; così come non vi riescono né le malattie né le altre numerose infermità. Eppure, è possibile constatare dei mutamenti non soltanto nei nostri corpi ma anche negli stessi elementi. Ciascuna età ogni giorno ci offre la possibilità di meditare sulla morte: in ogni cosa regna sovrana l’instabilità che, del resto, è significata dallo stesso svolgimento dei fatti. L’inverno, l’estate, la primavera e l’autunno non durano molto tempo, ma tutte queste stagioni svolgono rapidamente il proprio corso, volano e scorrono via. Che cosa dire allora dei fiori, delle cariche onorifiche, dei re che oggi vi sono e domani no, delle ricchezze, dei sontuosi edifici, della notte e del giorno, del sole o della luna? Forse che questa non decresce? Forse che lo stesso sole non si eclissa, non è oscurato o coperto dalle nubi? Forse che qualcosa di visibile rimane eternamente? No; ma resterà tale soltanto la nostra predicazione e l’insegnamento si fa portavoce dello stesso messaggio: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che non lascino precipitare le loro anime nell’inestinguibile fuoco della geenna. In una parola, il discorso crisostomiano verte sulla vigilanza e sulla perenne costanza del cristiano nel mantenersi
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fiamma si alimenta sempre di più, e noi? Noi ridiamo e<br />
trascorriamo la vita nei piaceri, peccando senza avere<br />
alcun timore.<br />
La realtà umana è effimera, l’anima è eterna e<br />
immortale<br />
Nessuno richiama mai <strong>alla</strong> propria mente quel giorno<br />
fatale; nessuno pensa che la realtà presente passa, che<br />
le cose umane sono effimere, anche se ogni giorno esse<br />
gridano e fanno sentire la loro voce [sulla caducità<br />
dell’esistenza]. Infatti, le morti premature e i radicali<br />
rivolgimenti delle cose che si verificano durante la nostra<br />
vita, non c’insegnano proprio nulla; così come non vi<br />
riescono né le malattie né le altre numerose infermità.<br />
Eppure, è possibile constatare dei mutamenti non<br />
soltanto nei nostri corpi ma anche negli stessi elementi.<br />
Ciascuna età ogni giorno ci offre la possibilità di<br />
meditare sulla morte: in ogni cosa regna sovrana<br />
l’instabilità che, del resto, è significata dallo stesso<br />
svolgimento dei fatti.<br />
L’inverno, l’estate, la primavera e l’autunno non<br />
durano molto tempo, ma tutte queste stagioni svolgono<br />
rapidamente il proprio corso, volano e scorrono via.<br />
Che cosa dire allora dei fiori, delle cariche onorifiche,<br />
dei re che oggi vi sono e domani no, delle ricchezze,<br />
dei sontuosi edifici, della notte e del giorno, del sole o<br />
della luna? Forse che questa non decresce? Forse che<br />
lo stesso sole non si eclissa, non è oscurato o coperto<br />
dalle nubi? Forse che qualcosa di visibile rimane<br />
eternamente? No; ma resterà tale soltanto la nostra<br />
predicazione e l’insegnamento si fa portavoce dello stesso<br />
messaggio: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che non<br />
lascino precipitare le loro anime nell’inestinguibile fuoco della<br />
geenna. In una parola, il discorso crisostomiano verte sulla<br />
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