Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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31.05.2013 Views

Omelia XIV, 5 253 noi ci mettiamo al lavoro, i monaci si concedono un momento di riposo. Inoltre, non appena si è fatto giorno, mentre ciascuno di noi chiama un altro, si preoccupa della spesa da fare, si reca in piazza, va dal magistrato, trepida e teme di essere punito; c’è chi si reca nel teatro e chi inizia a svolgere la sua attività; invece i monaci, concluse le preghiere mattutine e cantati gli inni, si danno alla lettura delle Scritture: vi sono infatti anche di quelli che hanno appreso l’arte di scrivere libri. Possedendo ciascuno di essi una cella personale, vive sempre tranquillamente, senza che nessuno lo disturbi per sciocchezze o gli parli. Poi recitano le preghiere dell’ora Terza, della Sesta, della Nona e del Vespro, dividendo così l’intera giornata in quattro parti, in ciascuna delle quali essi onorano Dio, salmodiando e inneggiando. Mentre tutti gli altri uomini pranzano, ridono, scherzano e mangiano a crepapelle; i monaci invece sono impegnati a elevare inni di lode a Dio. Pochissimo è il tempo che riservano al cibo e al 31 Sal. 118, 62. 32 Sal. 48, 16. 33 Sal. 22, 4. 34 Sal. 90, 5-6. 35 Sal. 43, 22. 36 Sal. 148, 2. 37 Fil. 1, 21. 38 Sal. 117, 15. 39 Di quale gioia, di quale letizia parla il Crisostomo? Della gioia e della letizia che possono provare solamente quelle anime sante che guardano incessantemente alla vera vita: quella beata del cielo. Cos’è allora la morte? È la via, è la chiave che apre ai credenti in Cristo la porta del regno eterno. Del resto, perché non rallegrarsi se il fratello morto ci ha

254 Giovanni Crisostomo disbrigo delle faccende personali relative al corpo. Dopo pranzo, concessosi un po’ di sonno, riprendono le medesime attività. Mentre gli uomini del mondo dormono anche durante il giorno, essi invece vegliano anche di notte. I monaci sono veramente figli della luce! Inoltre, mentre quelli dopo aver consumato dormendo la gran parte del giorno, escono storditi; essi invece sono ancora digiuni, resistendo a non prendere cibo fino a sera, impegnati, come ho detto, a elevare inni di lode. Quando poi giunge la sera, mentre tutti gli altri, dopo essersi lavati, vanno a letto; i monaci invece, riposandosi dalle fatiche, si siedono a mensa, senza impegnare una folla di domestici, senza mettersi a camminare su e giù per la casa, senza creare scompiglio, senza porre sulla mensa molti cibi prelibati e dal fragrante odore: alcuni si accontentano solo di un po’ di pane con del sale; altri vi aggiungono anche un po’ di olio; quelli che invece sono infermi ricevono delle erbe e dei legumi. Poi, dopo essere stati seduti per poco tempo, essi chiudono l’intera giornata cantando inni; ciascuno va a porsi su di un letto preparato solo per il riposo e non per i piaceri della carne. Nel monastero non vi sono né capi da temere, né padroni arroganti, né paura da parte dei servi; manca l’agitazione delle donne, lo scompiglio creato dai bambini e il gran numero dei portagioielli [da custodire]; non vi sono abiti superflui da deporre, non c’è né oro e né argento. Non vi sono né guardie, né vedette; né dispense, né alcunché di simile, ma tutto è pieno di preghiere, di inni e di fragranza spirituale: non vi è posto per le cose della carne! I monaci non temono irruzioni di ladri, dal momento che non posseggono nulla che possa correre il pericolo semplicemente preceduti nel segno della fede? La morte, afferma dunque il Crisostomo, non è morte, ma eterna felice gioiosa vita dello spirito: l’uomo perciò non muore, ma

254 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

disbrigo delle faccende personali relative al corpo.<br />

Dopo pranzo, concessosi un po’ di sonno, riprendono<br />

le medesime attività. Mentre gli uomini del mondo<br />

dormono anche durante il giorno, essi invece vegliano<br />

anche di notte. I monaci sono veramente figli della<br />

luce! Inoltre, mentre quelli dopo aver consumato<br />

dormendo la gran parte del giorno, escono storditi; essi<br />

invece sono ancora digiuni, resistendo a non prendere<br />

cibo fino a sera, impegnati, come ho detto, a elevare<br />

inni di lode.<br />

Quando poi giunge la sera, mentre tutti gli altri,<br />

dopo essersi lavati, vanno a letto; i monaci invece,<br />

riposandosi dalle fatiche, si siedono a mensa, senza<br />

impegnare una folla di domestici, senza mettersi a<br />

camminare su e giù per la casa, senza creare<br />

scompiglio, senza porre sulla mensa molti cibi prelibati<br />

e dal fragrante odore: alcuni si accontentano solo di un<br />

po’ di pane con del sale; altri vi aggiungono anche un<br />

po’ di olio; quelli che invece sono infermi ricevono delle<br />

erbe e dei legumi. Poi, dopo essere stati seduti per<br />

poco tempo, essi chiudono l’intera giornata cantando<br />

inni; ciascuno va a porsi su di un letto preparato solo<br />

per il riposo e non per i piaceri della carne.<br />

Nel monastero non vi sono né capi da temere, né<br />

padroni arroganti, né paura da parte dei servi; manca<br />

l’agitazione delle donne, lo scompiglio creato dai<br />

bambini e il gran numero dei portagioielli [da<br />

custodire]; non vi sono abiti superflui da deporre, non<br />

c’è né oro e né argento. Non vi sono né guardie, né<br />

vedette; né dispense, né alcunché di simile, ma tutto è<br />

pieno di preghiere, di inni e di fragranza spirituale: non<br />

vi è posto per le cose della carne!<br />

I monaci non temono irruzioni di ladri, dal momento<br />

che non posseggono nulla che possa correre il pericolo<br />

semplicemente preceduti nel segno della fede? La morte,<br />

afferma dunque il <strong>Crisostomo</strong>, non è morte, ma eterna felice<br />

gioiosa vita dello spirito: l’uomo perciò non muore, ma

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