Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora
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Omelia XIII, 4 231 scoperto, vedresti che l’anima di chi trascorre la vita nei piaceri è abbattuta, mesta, triste e destituita di ogni forza. Infatti, quanto più il corpo s’ingrassa e si dilata, tanto più l’anima perde vigore e sempre più s’indebolisce; quanto più il corpo viene fatto oggetto di eccessive cure, tanto più l’anima si scava la sua fossa. E come nella pupilla degli occhi spesso viene a formarsi una vera e propria cortina di oscurità, quando dall’esterno s’indossano delle tunichette dai colori così densi da impedire alla forza visiva di guardare e di penetrare fino in fondo l’oggetto, dal momento che il raggio è respinto dalla densità [dello splendore emesso]; così, quando il corpo viene frequentemente rimpinguato, finisce per essere abbondantemente circondato dalla sua stessa massa corporea. Ora tu osserverai: Ma i morti si decompongono e imputridiscono, e da essi scorre sangue putrefatto. Ebbene, tu potrai vedere lo stesso fenomeno anche in colui che si dà ai piaceri: egli emette flussi d’umori, di catarro, di liquido vischioso, di muffa, singhiozzi, vomito, eruttazioni…, e tralascio tante altre cose ancor più disgustose. Insomma, la tirannia dei piaceri smodati è certamente così potente, da costringere a sopportare ciò che non osiamo dire. 4. E tu mi chiederai ancora: In che modo il corpo si dissolve completamente, se mangia e beve? Ma queste azioni non costituiscono affatto la nota distintiva 13 Mt. 25, 34-35. 14 Mt. 22, 32. 15 Cf. Fil. 3, 19. 16 Crisostomo testualmente dice: kai pásan ten nùkta en ùpno bathèi, kai tou órtrou to pléon, che letteralmente significa: e trascorre l’intera notte in un sonno profondo e la maggior parte della mattinata. Questa versione, però, esprimerebbe una palese contraddizione con quanto lo stesso omileta ha appena
232 Giovanni Crisostomo dell’anima umana, dal momento che anche gli animali bruti mangiano e bevono. Del resto, quando l’anima si trova in uno stato mortale, quale reale utilità si può trarre da un cibo e da una bevanda? Pertanto, come per ricoprire un corpo che ormai giace cadavere, a nulla serve una splendida veste; così, quando un’anima è morta, a nulla le giova essere rivestita di un florido corpo. Questa, infatti, come non può considerarsi morta, se parla sempre di cuochi, di imbanditori, di mense, di pasticcieri e non pronuncia mai una parola concernente la pietà? Che cosa è l’uomo? Filosofia pagana e dottrina cristiana a confronto Esaminiamo allora che cosa è l’uomo. I filosofi pagani lo definiscono un animale razionale, mortale, dotato di ragione e d’intelligenza; noi invece non mutuiamo da essi la nostra definizione. Ma da dove? Dalla divina Scrittura. E dove la divina Scrittura ha definito l’uomo? Ascolta ciò che essa dice: [Giobbe] era un uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male 17. Questo è l’uomo! E ancora dice: Cosa grande è l’uomo, è prezioso l’uomo misericordioso 18. Perciò, coloro che non sono tali, anche se dotati di ragione e di cultura, la Scrittura non suole chiamarli uomini, ma cani, cavalli, vipere, serpenti, volpi, lupi e qualsiasi altra cosa che vi è di più vile nelle bestie. Dunque, se l’uomo è questo, colui che trascorre nei piaceri la sua vita non è degno di tale nome. Infatti, come potrà essere uomo colui che non si preoccupa di avere tutte le qualità che costituiscono l’essenza dell’uomo, dal momento che la ricerca sfrenata del affermato: quest’uomo, ha detto, sta sempre seduto a tavola dalle prime ore del mattino fino a mezzogiorno. Pertanto costui, più che essere uno che si trova nella condizione di chi è in
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scoperto, vedresti che l’anima di chi trascorre la vita<br />
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tanto più l’anima perde vigore e sempre più<br />
s’indebolisce; quanto più il corpo viene fatto oggetto di<br />
eccessive cure, tanto più l’anima si scava la sua fossa.<br />
E come nella pupilla degli occhi spesso viene a<br />
formarsi una vera e propria cortina di oscurità, quando<br />
dall’esterno s’indossano delle tunichette dai colori così<br />
densi da impedire <strong>alla</strong> forza visiva di guardare e di<br />
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raggio è respinto d<strong>alla</strong> densità [dello splendore<br />
emesso]; così, quando il corpo viene frequentemente<br />
rimpinguato, finisce per essere abbondantemente<br />
circondato d<strong>alla</strong> sua stessa massa corporea.<br />
<strong>Ora</strong> tu osserverai: Ma i morti si decompongono e<br />
imputridiscono, e da essi scorre sangue putrefatto.<br />
Ebbene, tu potrai vedere lo stesso fenomeno anche in<br />
colui che si dà ai piaceri: egli emette flussi d’umori, di<br />
catarro, di liquido vischioso, di muffa, singhiozzi,<br />
vomito, eruttazioni…, e tralascio tante altre cose ancor<br />
più disgustose. Insomma, la tirannia dei piaceri<br />
smodati è certamente così potente, da costringere a<br />
sopportare ciò che non osiamo dire.<br />
4. E tu mi chiederai ancora: In che modo il corpo si<br />
dissolve completamente, se mangia e beve? Ma<br />
queste azioni non costituiscono affatto la nota distintiva<br />
13 Mt. 25, 34-35.<br />
14 Mt. 22, 32.<br />
15 Cf. Fil. 3, 19.<br />
16 <strong>Crisostomo</strong> testualmente dice: kai pásan ten nùkta en<br />
ùpno bathèi, kai tou órtrou to pléon, che <strong>lettera</strong>lmente significa:<br />
e trascorre l’intera notte in un sonno profondo e la maggior<br />
parte della mattinata. Questa versione, però, esprimerebbe una<br />
palese contraddizione con quanto lo stesso omileta ha appena