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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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Introduzione 23<br />

«ringraziamento». Il vero cristiano, mansueto e pieno di<br />

bontà, prega non solo per i propri amici ma anche per i<br />

propri nemici. La sua bocca, esclama l’omileta, resa<br />

degna di ricevere il grande mistero dell’Eucaristia,<br />

giammai proferisca alcunché di male e di amaro contro<br />

il prossimo; giammai una lingua che ha toccato il corpo<br />

di Dio pronunci qualcosa di spiacevole. Al contrario,<br />

preserviamola pura, non rendiamola strumento di<br />

maledizione. Dio va invocato per sé e per gli altri:<br />

l’ingiuria e la preghiera si escludono a vicenda. La<br />

preghiera, per il <strong>Crisostomo</strong>, è disponibilità al perdono<br />

del male ricevuto, ponendoci nella condizione di essere<br />

a nostra volta perdonati da Dio.<br />

Quali devono essere in concreto i contenuti della<br />

nostra preghiera? La risposta del <strong>Crisostomo</strong> è di una<br />

cristallina semplicità evangelica: non bisogna chiedere<br />

nulla di temporale e di umano. L’aiuto della preghiera ci<br />

è prezioso per raggiungere più efficaci risultati<br />

nell’esercizio della virtù personale. <strong>Crisostomo</strong>, a<br />

conclusione della meditazione proposta, pur conscio di<br />

essere come il trombettiere che suona la tromba e<br />

svolge questo suo compito anche quando nessuno è<br />

chiamato <strong>alla</strong> guerra, dichiara espressamente all’uditorio<br />

di voler portare a compimento quello che egli ritiene<br />

l’incarico principale di un ministro di Dio: la<br />

proclamazione dell’autentica dottrina della salvezza, che<br />

è l’unica a impedire che accada qualcosa di male. E in<br />

virtù di questo convincimento, riafferma sinteticamente i<br />

punti salienti della sua omelia: custodire pura la nostra<br />

bocca, ponendovi una porta e un chiavistello, affinché<br />

non proferiamo nessuna parola che possa dispiacere a<br />

Dio. Noi facciamo ciò non per noi stessi, ma per coloro<br />

per i quali preghiamo. Il nostro pensiero sia sempre<br />

questo: chi benedice il proprio nemico, benedice se<br />

stesso; chi lo maledice, maledice se stesso; chi invece<br />

prega per il nemico, prega per sé e non per lui. Ecco<br />

dunque riaffermata la necessità dell’universalità della

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