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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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212 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

ammesso che siano accumulate senza spirito di<br />

avidità, forse che quanto più esse aumenteranno, tanto<br />

più consentiranno al possessore di essere stimato<br />

persona dabbene? L’avaro, dunque, sarà un uomo<br />

buono? Viceversa: se le ricchezze sono un bene, ma<br />

intanto vengono accresciute per pura brama di avidità,<br />

[forse dovremmo dire che] un uomo sarà tanto più<br />

«buono» quanto più ricchezze avrà saputo accumulare<br />

con questo spirito? Non ti accorgi della stridente<br />

contraddizione insita in tale ragionamento?<br />

Tu allora chiederai: Che dire se costui le ottiene<br />

senza compiere nessuna soverchieria? Ma come è<br />

possibile che ciò accada? L’avidità, infatti, è un vizio<br />

fatale: è impossibile, sì, è veramente impossibile che<br />

uno possa arricchirsi senza commettere ingiustizia!<br />

Anche Cristo ha indicato la pericolosità di questa<br />

passione, quando ha detto: [Ebbene, io vi dico]:<br />

Procuratevi amici con la disonesta ricchezza 27.<br />

E tu ancora: Che dire se egli questi beni li ha avuti<br />

in eredità dal padre? Ebbene, egli li ha ricevuti<br />

accumulati ingiustamente. [Una cosa è certa]: queste<br />

ricchezze i suoi antenati non le hanno ereditate da<br />

Adamo, ma è chiaro che molti altri prima di essi le<br />

hanno possedute, e che poi tra questi molti c’è stato<br />

uno che le ha sottratte agli altri, ricorrendo <strong>alla</strong> forza e<br />

<strong>alla</strong> violenza.<br />

Cosa? Vuoi forse dire che Abramo possedeva una<br />

ricchezza disonesta? E forse anche lo stesso Giobbe,<br />

quell’uomo irreprensibile, giusto, veritiero, timorato di<br />

Dio e incapace di compiere alcunché di male? [Ti<br />

rispondo]: La ricchezza di costoro non consisteva né in<br />

oro, né in argento e neppure in superbi edifici, bensì in<br />

ha per gli uomini e che questi devono avere per lui.<br />

22 Cf. 1 Sam. 14, 32ss.<br />

23 Cf. Ger. 46, 15. Api, dio della fertilità, era venerato da<br />

tempi storici antichi, nella città di Menfi in Egitto, sotto<br />

l’immagine del toro, di cui simboleggiava la forza protettrice.

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