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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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204 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

contengono e sia per la loro intempestività. Infatti, è<br />

utile solo ciò che si verifica nel momento opportuno;<br />

diversamente, non solo non è utile ma è perfino<br />

nocivo.<br />

Pensa insieme a me a un uomo che, all’età di<br />

vent’anni suonati, pretenda di succhiare ancora una<br />

volta il latte della sua nutrice: quale ridicolaggine nel<br />

desiderare di compiere un’azione così anacronistica!<br />

Comprendi allora per quale ragione l’Apostolo chiama<br />

profane e roba da vecchierelle le osservanze<br />

giudaiche? È perché esse sono sia vecchie che di<br />

ostacolo <strong>alla</strong> fede. Infatti, non si può tacciare se non di<br />

impurità una prescrizione che tenti di sottomettere al<br />

giogo della paura un’anima che è decisamente<br />

superiore a queste osservanze! Esèrcitati nella pietà –<br />

dice l’Apostolo – cioè a una fede pura e a una vita<br />

retta: questa è vera pietà. Noi, dunque, abbiamo<br />

bisogno di esercitarci.<br />

[Esèrcitati nella pietà], perché l’esercizio fisico è<br />

utile a poco (1 Tim. 4, 8). Alcuni ritengono che queste<br />

un’estensione del pensiero paolino qui espresso. Tutto è puro per<br />

chi ha la coscienza pura, specialmente se, per esercitare la<br />

carità, deve esporsi anche a qualche pericolo per lo spirito, ma<br />

per i contaminati dal peccato, che costituisce la vera impurità, e<br />

per gli increduli, che non aderiscono <strong>alla</strong> sana dottrina della fede,<br />

nulla è puro nel senso morale, anzi è contaminata e la loro<br />

intelligenza e la loro coscienza» (P. De Ambroggi, op. cit., p.<br />

234).<br />

17 Cioè la nostra dottrina in merito a tali questioni.<br />

18 Già nell’Omelia I il <strong>Crisostomo</strong> ha affrontato il problema<br />

sotto un’altra angolatura, a proposito del significato<br />

dell’espressione paolina: insegnare cose diverse… a non dar<br />

peso a favole e a genealogie interminabili (1 Tim. 1, 4). E così<br />

ha commentato: «Egli [Paolo] dice favole e non legge; lungi da<br />

lui questo pensiero! Intende così designare le false storie e gli<br />

insegnamenti alterati e contraffatti» (Omelia I, p. 48). <strong>Ora</strong><br />

riprende il termine favole per trarre da esso lo spunto per

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