Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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31.05.2013 Views

Introduzione 21 fatica a crederli». È l’incredulità che generalmente si prova, sottolinea l’omileta, quando inaspettatamente riceviamo dei grandi doni: stentando a credere ai nostri occhi, siamo soliti esclamare: È un sogno? No, questo è un preconcetto proprio dei Giudei. Cristo è la nuova legge dei cristiani e la fede in lui elargisce benefici in sovrabbondanza. All’omileta non sfugge a questo punto il mettere a fuoco un altro importante caposaldo della dottrina cristiana: lo stretto rapporto che intercorre tra fede e misericordia, tra antica e nuova giustizia. Paolo ha ricevuto misericordia per mezzo della sua umiltà e della sua fede; per primo è stato perdonato perché tutti potessero salvarsi. Ma cosa deve fare il fedele per meritare un così grande beneficio? Deve tributare a Dio l’onore che gli spetta come «unico Dio», «solo incorruttibile» e «solo sapiente». A ben riflettere, osserva il Crisostomo, l’onore tributato a Dio torna a onore di noi stessi. Ma come possiamo rispondere alla magnanima generosità di tanti benefici? Esaltando Dio sia nel nostro corpo che nel nostro spirito. Ebbene, «onora nel suo corpo Dio, colei che non si cosparge tutta di profumi, colei che non si trucca il volto con cosmetici colorati, colei che è contenta dell’opera divina senza desiderare di aggiungere nulla… Dio ti ha fatto bella? Perché allora vuoi renderti brutta? Le donne che si imbellettano rassomigliano a uno che getta del fango su di una statua d’oro, perché in fondo non fanno altro che porre sul viso del terreno, ora rosso ora bianco». Il cristiano, poi, onora Dio nel suo spirito praticando la virtù, e questo è il solo abbellimento che ci è permesso. Con l’Omelia V Crisostomo apre l’ampia riflessione sulla dignità del ministero sacerdotale, proponendo una tematica teologica di grande attualità: «La Chiesa non è solo una realtà trascendente e interiore, ma è anche una realtà “sociale” che prende gli uomini così

22 Introduzione come sono: in quanto tale, essa ha bisogno anche di una solida organizzazione e di una intelaiatura gerarchica» 22. La dignità dell’insegnamento e del sacerdozio, afferma l’omileta, è grande e ammirabile: essa, infatti, in quanto produce pubblicamente qualcosa di degno, ha veramente bisogno del sapiente intervento di Dio, che profeticamente elegge e affida il ministero. L’incarico che Dio affida è grave e oneroso, e questo è il motivo per cui Paolo si rivolge a Timoteo non in maniera autoritaria e dispotica, come uno che ha potere, ma con un atteggiamento paterno, dicendo: Questo è l’incarico che ti affido, Timoteo, figlio mio. Crisostomo lo ritiene una calda esortazione alla fedeltà, perché esso è un generoso dono di Dio. Bisogna custodirlo con fede e con buona coscienza. In che modo? Munendosi di armi veramente valide, quali la sobrietà, la vigilanza, un’attenzione ininterrotta, consci del fatto che si è costretti ad affrontare delle lotte fino al sangue, sempre pronti a essere disposti in ordine di battaglia, senza mai concedersi alcun allentamento. Nell’ambito della comunità ecclesiale il maestro deve conservare integra la fede e buona la coscienza, in quanto, mentre la ragione talora fa completo naufragio, la fede invece è simile a una nave salda e sicura di fronte ai pericoli. Ecco dunque le due armi inseparabili e irrinunciabili del vero seguace di Cristo: una fede robusta e una sana condotta di vita. Crisostomo introduce l’Omelia VI presentando il sacerdote come «padre di tutti», come colui che, sull’esempio di Dio, si prende cura di tutti riconoscendosi a completo servizio di Dio. L’omileta coglie l’occasione per offrire agli ascoltatori una stupenda pagina di riflessione e di meditazione sull’importanza dell’universalità della preghiera cristiana. Questa deve essere sempre un

Introduzione 21<br />

fatica a crederli».<br />

È l’incredulità che generalmente si prova, sottolinea<br />

l’omileta, quando inaspettatamente riceviamo dei grandi<br />

doni: stentando a credere ai nostri occhi, siamo soliti<br />

esclamare: È un sogno? No, questo è un preconcetto<br />

proprio dei Giudei. Cristo è la nuova legge dei cristiani e<br />

la fede in lui elargisce benefici in sovrabbondanza.<br />

All’omileta non sfugge a questo punto il mettere a fuoco<br />

un altro importante caposaldo della dottrina cristiana: lo<br />

stretto rapporto che intercorre tra fede e misericordia,<br />

tra antica e nuova giustizia. Paolo ha ricevuto<br />

misericordia per mezzo della sua umiltà e della sua<br />

fede; per primo è stato perdonato perché tutti potessero<br />

salvarsi. Ma cosa deve fare il fedele per meritare un<br />

così grande beneficio? Deve tributare a Dio l’onore che<br />

gli spetta come «unico Dio», «solo incorruttibile» e «solo<br />

sapiente». A ben riflettere, osserva il <strong>Crisostomo</strong>,<br />

l’onore tributato a Dio torna a onore di noi stessi. Ma<br />

come possiamo rispondere <strong>alla</strong> magnanima generosità<br />

di tanti benefici? Esaltando Dio sia nel nostro corpo che<br />

nel nostro spirito. Ebbene, «onora nel suo corpo Dio,<br />

colei che non si cosparge tutta di profumi, colei che non<br />

si trucca il volto con cosmetici colorati, colei che è<br />

contenta dell’opera divina senza desiderare di<br />

aggiungere nulla… Dio ti ha fatto bella? Perché allora<br />

vuoi renderti brutta? Le donne che si imbellettano<br />

rassomigliano a uno che getta del fango su di una<br />

statua d’oro, perché in fondo non fanno altro che porre<br />

sul viso del terreno, ora rosso ora bianco». Il cristiano,<br />

poi, onora Dio nel suo spirito praticando la virtù, e<br />

questo è il solo abbellimento che ci è permesso.<br />

Con l’Omelia V <strong>Crisostomo</strong> apre l’ampia riflessione<br />

sulla dignità del ministero sacerdotale, proponendo<br />

una tematica teologica di grande attualità: «La Chiesa<br />

non è solo una realtà trascendente e interiore, ma è<br />

anche una realtà “sociale” che prende gli uomini così

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